Renzi dà una mano a Salvini per salvarlo dal processo
La Lega affida a una consigliera di IV la presidenza della Commissione di indagine sulla Lombardia
Con 13 voti a favore della relazione del presidente della giunta Maurizio Gasparri, 7 no e 3 senatori di Italia viva che non hanno partecipato al voto, il 25 maggio la Giunta per le immunità del Senato ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere contro l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini sul caso Open Arms avanzata dai magistrati palermitani che lo accusano di sequestro di persona aggravato e omissione di atti d’ufficio.
L'astensione dei renziani, annunciata a sorpresa a poche ore dal voto, è stata determinante per indirizzare l'esito del voto finale.
Fino alla vigilia l'aspirante duce d'Italia Salvini poteva contare solo su undici voti sicuri su 23 (5 della Lega, 4 di Forza Italia, 1 di Fratelli d'Italia, 1 di Meinhard Durnwalder delle Autonomie) più il voto dell'ex M5s Mario Giarrusso, considerato fino a pochi minuti prima della votazione finale l'ago della bilancia. Ma dopo l’annuncio a “sorpresa” dell’astensione di Iv, i voti a favore del processo sono calati a otto (Anna Rossomando del Pd, Pietro Grasso di Leu, Gregorio de Falco del Misto e i cinque senatori M5s) e poi addirittura a sette, dal momento che all'ultimo minuto anche la pentastellata Alessandra Riccardi ha cambiato idea e, in dissenso col proprio gruppo, ha detto no al processo contro Salvini il quale, soddisfatto per aver vinto il primo round per 13 a 7 ha commentato: “La Giunta ha appena votato che ho fatto solo il mio dovere, nell’interesse del popolo italiano - ha scritto su Facebook - Tutto il governo era d’accordo, anche i Cinquestelle, da Conte a Di Maio, che dicono non sapevamo niente.. Ma come? Era nel programma comune erano blocchi concordati per svegliare l’Europa. Io non cambio idea e non mollo, non avevo paura prima e non ho paura ora”.
Adesso la palla passa all'Aula del Senato che dovrà prendere una decisione definitiva. La discussione non è stata ancora calendarizzata, ma dato il voto contrario della Giunta adesso per negare l’autorizzazione a procedere non basta più un voto in più della metà dei senatori presenti, ma serve la maggioranza assoluta: cioè 161 voti.
Vedremo come andrà a finire. In ogni caso tutto ciò rappresenta un “segnale preoccupante che non ci aspettavamo” commentano gli attivisti della Open Arms che sottolineano come esistano “diritti inalienabili che non possono essere messi in discussione, primo tra tutti quello alla vita”. La decisione della Giunta, aggiunge la Ong spagnola “segna una battuta di arresto verso l’accertamento della verità e verso l’affermazione di un principio inderogabile, alla base della nostra Costituzione e di qualunque Convenzione internazionale, che stabilisce l’inviolabiltà della vita e della dignità delle persone, a prescindere dalla loro provenienza, dal loro sesso, dalla loro appartenenza politica o religiosa”. La Ong catalana si augura che “il Senato voglia compiere una scelta diversa”.
Dunque a salvare Salvini dal processo sono stati l'opportunismo dei Cinquestelle e la giravolta dei renziani che hanno mutato posizione non solo rispetto alle precedenti votazioni per i casi Diciotti e Gregoretti, ma anche rispetto alle precedenti sedute della Giunta sulla Open Arms iniziate il 6 febbraio 2020 e proseguite nelle sedute del 18, 20 e 25 febbraio e questa finale del 25 maggio 2020.
Addirittura la senatrice dei Cinquestelle Ricciardi ha sfidato pubblicamente i vertici del Movimento affermando fra l'altro che “Se il Movimento 5 stelle mi espellerà perché ho votato secondo quella che ritengo la giusta applicazione della legge mi assumerò le mie responsabilità. Io rispondo del mio voto... Ho fatto un’analisi dei documenti ed è emerso, come per il caso della nave Diciotti” che nei confronti dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, esiste “l’esimente dell’articolo 96”. Egli ha agito “all’interno della politica del governo di contenimento dei flussi migratori”.
Mentre appare a dir poco ridicola la motivazione addotta da IV per giustificare la decisione di non partecipare al voto: “Ci rimettiamo all'aula. Non c'è stata a nostro parere un'istruttoria seria, così come avevamo richiesto sia in questo caso che nella precedente vicenda Gregoretti. La motivazione principale per cui Italia Viva decide di non partecipare al voto risiede però nel fatto che, dal complesso della documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l'esclusiva riferibilità all'ex Ministro dell'Interno dei fatti contestati” ha tuonato il capogruppo IV in Giunta per le autorizzazioni del Senato Francesco Bonifazi.
Un’astensione che rappresenta un preciso “segnale politico” lanciato da Renzi ai fascisti della Lega e di tutto il “centro-destra” per rientrare a pieno titolo nei giochi di potere e che ha già dato i suoi frutti dal momento che la Lega e tutta la maggioranza di “centro-destra” alla Regione Lombardia hanno ricambiato il favore affidando alla consigliera renziana Patrizia Baffi la presidenza della Commissione d'inchiesta del Consiglio regionale della Lombarda voluta dalle opposizioni di centrosinistra per indagare sulla gestione dell'emergenza Covid-19.
La Baffi, unica consigliera di IV al consiglio regionale della Lombardia, il 3 maggio aveva già lanciato un primo segnale di intesa fra Lega, Fi e Italia viva astenendosi in occasione del voto sulla mozione di sfiducia di sfiducia contro l’operato dell'assessore al Welfare Giulio Gallera durante l’emergenza Covid presentata dal Pd.
Segno evidente che le prove di intesa per un imminente inciucio fra Renzi e il “centro-destra” sono a buon punto.
Quella della Open Arms fu una delle vicende più lunghe e vergognose della caccia all'immigrato scatenata dal duce dei fascisti del XXI secolo.
La nave spagnola, con 161 migranti a bordo fra cui molte donne e bambini, fu bloccata in mare su ordine dall’allora ministro dell’Interno Salvini in attesa di un porto di sbarco per 19 giorni, tra l’1 e il 20 agosto del 2019, proprio nei giorni in cui si consumava la crisi di governo del Conte 1. Sia l’Italia sia Malta negavano il porto di approdo finché la nave si avvicinò a Lampedusa, entrando nelle acque territoriali italiane. A quel punto, per far sbarcare i profughi fu necessario un “blitz” a bordo del Pubblico ministero di Agrigento Luigi Patronaggio - lo stesso che ora chiede di processare Salvini - con due medici che constatarono la insostenibile situazione sanitaria. A quel punto il Pm sequestrò la nave, determinando di fatto la necessità di far scendere a terra i migranti. Subito dopo Patronaggio annunciò di voler indagare se c’erano state omissioni da parte di “pubblici ufficiali” (senza specificare quali) nel negare lo sbarco ai naufraghi.
Nei confronti di Salvini ricordiamo che il Senato, nel marzo 2019, ha già negato l’autorizzazione a procedere per il caso della nave “Diciotti”. Mentre il 12 febbraio scorso ha autorizzato la richiesta di via libera al processo per quello la nave “Gregoretti”.
3 giugno 2020