Mentre chiedono una mobilitazione popolare contro la decisione del governo italiano, “oltraggiosa nei confronti della memoria di Giulio Regeni”
Rete Disarmo e Rete Pace dicono No alle ingenti forniture militari all'Egitto
La Rete italiana per il disarmo e la Rete della Pace, in un comunicato congiunto diffuso all'inizio di giugno, hanno preso una chiara posizione in relazione alle sempre più insistenti notizie che danno per certa l'imminente autorizzazione, da parte del governo italiano, di ingenti forniture militari al regime egiziano retto dal generale al-Sisi.
Le armi da consegnare all'Egitto consisterebbero in due fregate Fremm attualmente in dotazione alla marina miliare italiana e in altre 24 imbarcazioni che verrebbero costruite, su licenza italiana, nel Paese nordafricano, oltre a 24 caccia multiruolo Eurofighter e a 20 aerei addestratori M346 che l'Italia si impegnerebbe a costruire e a consegnare: si può tranquillamente affermare che si tratterebbe del più ingente contratto per forniture militari stipulato dall’Italia dalla fine della seconda guerra mondiale, e per giunta a favore di un Paese, come l’Egitto, che non fa parte delle alleanze politico-militari dell’Italia.
Le due organizzazioni pacifiste definiscono l'iniziativa del governo italiano “inaccettabile, oltraggiosa e in aperto contrasto con le norme sancite dalla legge vigente
” e sottolineano che “è oltraggiosa sia nei confronti della memoria di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano barbaramente assassinato in Egitto e sulla cui morte le autorità egiziane non hanno mai contribuito a fare chiarezza, sia nei confronti di tutti coloro – oppositori politici, sindacalisti, giornalisti, difensori dei diritti umani – che vengono perseguitati perché non sono graditi al regime imposto dal generale al-Sisi, come dimostra anche il caso di Patrick Zaky
”.
Le due associazioni non mancano di ricordare che il regime di al-Sisi, in quanto sostenitore del generale libico Haftar al quale da anni fornisce abbondantemente armi, contribuisce alla ulteriore destabilizzazione della Libia, un fatto che naturalmente ha ripercussioni negative anche sull'Italia
La posizione presa dalla Rete italiana per il disarmo e dalla Rete della Pace, in effetti, è pienamente in linea anche con il diritto italiano vigente, soprattutto con la legge n. 185 del 9 luglio 1990, il cui articolo 1 prescrive, da una parte, al governo italiano che “l'esportazione, l'importazione e il transito di materiale di armamento nonché la cessione delle relative licenze di produzione devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell'Italia
“ e vieta, dall'altra, allo stesso governo di autorizzare tali operazioni “verso i Paesi i cui governi sono responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti dell'uomo
“.
È evidente che l'ipotesi di esportazione di armi verso l'Egitto violerebbe entrambe le disposizioni giuridiche citate: l'Egitto, in quanto fattore decisivo e determinante della destabilizzazione in Libia, contribuisce a creare all'Italia, il cui governo appoggia il libico al-Sarraj, gravissimi problemi sul piano diplomatico, economico e umanitario (si pensi alla condizione dei migranti africani detenuti nei campi di concentramento libici, che hanno come unica prospettiva la fuga verso l'Italia), mentre a testimoniare la pesantissima violazione dei diritti umani è sufficiente ricordare sia il massacro di Giulio Regeni da parte di poliziotti egiziani (con la conseguente sostanziale impunità che quel regime ha garantito loro sin dal primo momento) sia il recente arresto arbitrario di Patrick Zaky, senza menzionare i tanti oppositori politici detenuti, torturati e assassinati.
La Rete italiana per il disarmo e la Rete della Pace, quindi, sollecitano una mobilitazione popolare che spinga il governo italiano a tirarsi indietro rispetto alle trattative con il regime egiziano, e chiedono ufficialmente al governo Conte, ed in particolare al ministro degli Esteri Di Maio che ha titolarità su questa materia, di riferire urgentemente in parlamento sul caso: il ministero degli Esteri ed il governo infatti possono anche rifiutarsi di concedere l’autorizzazione alla fornitura e all’esportazione di questi sistemi militari all’Egitto, e hanno solide basi giuridiche per farlo in base alle citate norme della legge n. 185 del 1990.
Noi marxista-leninisti non possiamo che appoggiare la richiesta delle due associazioni sia per l'appello alla mobilitazione popolare sia per le pressioni politiche sul governo affinché faccia rapidamente marcia indietro su tali forniture ad un regime criminale come quello egiziano, responsabile, tra l'altro, del massacro del giovane ricercatore Giulio Regeni e garante della sostanziale impunità dei suoi aguzzini.
10 giugno 2020