Manifestazione antirazzista a Roma: 5 mila in Piazza del Popolo, soprattutto giovani e giovanissimi. Presente il PMLI
Dal corrispondente della Cellula “Rivoluzione d'Ottobre” di Roma
Si è tenuta anche nella Capitale la manifestazione Black Lives Matter contro il razzismo, una protesta che dalla morte per soffocamento di George Floyd procurata dagli agenti di polizia di Minneapolis durante un arresto, ha acquisito un carattere internazionale, diventando al di fuori degli Stati Uniti una giusta mobilitazione in solidarietà delle lotte americane ma anche contro il razzismo “sistemico” e contro la violenza e la repressione poliziesca.
Già prima delle 11 di mattina erano presenti in Piazza del Popolo centinaia di manifestanti che, nelle ore successive, diventeranno circa 5 mila. Il luogo dell’iniziativa è stato cambiato all’ultimo momento per motivi di sicurezza, per garantire un afflusso maggiore e un miglior distanziamento, in parte causando un po’ di disorganizzazione a livello di palco e di acustica per gli interventi, ma non per questo è stata meno combattiva. Anche le mascherine, indossate da tutti, non hanno impedito di gridare a gran voce gli slogan.
Il PMLI era nella piazza gremita soprattutto da giovani e giovanissimi che hanno esposto i cartelli con le frasi che stanno avendo eco negli USA e nelle capitali di tutto il mondo: "No justice, no peace", "I can't breath", "Defund the police", "fuck racism”. Altri cartelli, più di carattere nazionale, legati al contesto italiano, invece sottolineavano che il razzismo lo subiscono tutti i giorni gli immigrati che vivono e lavorano molto spesso in circostanze di povertà assoluta e sono vittime di abusi e della criminalità e, inoltre, che non è certamente meno violento lasciar morire in mare esseri umani che scappano da guerre, povertà e disastri ambientali e che viaggiano disperatamente alla ricerca di una vita migliore.
Dal palco sono stati molti gli interventi, soprattutto testimonianze della comunità nera italiana, che descrivevano le discriminazioni e lo sfruttamento, che vengono perpetrate nei luoghi di lavoro dai fenomeni del caporalato, e le difficoltà di inserimento in vasti settori della produzione specializzata o meno.
I giornali hanno raccontato di una piazza trainata dal movimento delle “sardine”, che erano sì presenti, ma senza alcuna evidente egemonia. Invece è giusto citare gli organizzatori della piattaforma: Black Lives Matter Roma come Neri Italiani-Black Italiana (NIBI), Italiana Fraternità Haitiana, Women’s March di Roma e Napoli, movimenti ambientalisti come Giovani Europeisti Verdi, Extinction Rebellion Rome International, FridaysforFuture Rome, e associazioni di statunitensi in Italia quali American Expats for Positive Change e U.S. Citizens for Peace and Justice.
Va comunque precisato che la grande maggioranza dei manifestanti in piazza erano giovani mossi in prima persona dal problema del razzismo, sensibili al tema dei diritti umani essenziali e dell’uguaglianza, non appartenenti a nessuna delle sigle sopra citate, molti alla prima esperienza di piazza come è stato possibile riportare da alcune conversazioni avute.
A mezzogiorno c’è stato il simbolico gesto collettivo con la piazza in ginocchio e i pugni in alto, per tutti gli 8 minuti e 46 secondi che diedero la morte a George Floyd, soffocato dal ginocchio dell’agente Derek Chauvin.
10 giugno 2020