8,4 milioni di lavoratori in cassa integrazione
Superato il record negativo del 2009
Mentre il dittatore antivirus Conte continua a ripetere che: “nessuno sarà lasciato indietro”, i dati comunicati dall'Inps e aggiornati al 4 giugno certificano invece il dramma collettivo che stanno vivendo milioni di lavoratori rimasti senza lavoro e senza reddito a causa dell'emergenza sanitaria.
Secondo l'Istituto di previdenza sociale sono oltre 8,4 milioni i lavoratori in cassa integrazione. L'Inps ha effettuato il pagamento diretto solo a 2.583.671 lavoratori mentre altri 4.241.954 pagamenti sono stati anticipati dalle aziende con conguaglio sui futuri versamenti contributivi.
L'Inps ha accertato che nel solo mese di aprile ha autorizzato ben 835,2 milioni di ore di cassa integrazione contro i 25 milioni dello stesso mese dell'anno scorso e un aumento record del tremila percento rispetto a tutto il 2009, anno nero della crisi economica e finanziaria.
Le richieste per il pagamento diretto riguardano nel complesso 3,93 milioni di lavoratori ma, l'Istituto ricorda che non per tutti gli 8,17 milioni di potenziali beneficiari degli ammortamenti sono arrivate domande di sospensione. Le domande effettive ancora da pagare sono 253.588 per 670.324 beneficiari. Le domande di cassa integrazione ordinaria presentate dalle aziende sono 415.507. Fino ad ora sono state autorizzate 395.359. Per quanto riguarda le domande di assegno ordinario quelle inviate ai fondi sono 175.836 per un totale di 2.589.783 beneficiari potenziali. Le domande di cassa integrazione in deroga, lavorate dalle singole Regioni ed inviate all'Inps per autorizzazione al pagamento sono 546.101 per 1.434.033 lavoratori.
Al 4 giugno risultano almeno altri 830 mila lavoratori dipendenti del settore privato che non hanno ancora visto un euro di cassa integrazione e aspettano gli assegni di marzo e aprile finanziati coi 5 miliardi del “Cura Italia”.
L'Istituto parla di "soli" 420 mila lavoratori in attesa di riscuotere il primo assegno ma non dice che si tratta solo dei lavoratori di cui conosce le coordinate bancarie. Per gli altri scarica il barile alle imprese che non hanno inviato l’ormai famigerato modello SR41 con le coordinate bancarie dei lavoratori. E in ogni caso i conti non tornano lo stesso perché i lavoratori in regola con l'invio del modello SR41 risultano essere circa 4,8 milioni; di questi solo 3,3 milioni hanno ricevuto l'assegno dall'Inps; la differenza, escluse le circa 110 mila domande annullate, fa 1,4 milioni.
“Attenzione però - avverte la vicepresidente dell’Inps Marialuisa Gnecchi - perché dentro questa cifra ci sono molti doppioni... Ogni azienda può avere inviato anche più di un SR41. Ad esempio, la regione Piemonte per la cassa in deroga ha obbligato le imprese a fare due domande per gli stessi lavoratori: una per le prime 5 settimane e una per le altre 4”.
Ma anche così i conti continuano a non tornare perché gli stessi esperti Inps stimano circa un 15% questi doppioni e al netto di ciò si arriva a circa 1 milione di lavoratori senza Cig: ben più del doppio dei circa 420 mila segnalati dallo stesso Istituto.
Dunque, mentre Conte e i suoi ministri straparlano della cosiddetta fase 3, milioni di famiglie operaie non hanno ancora superato nemmeno la fase 1 e sono letteralmente alla fame.
Una situazione che rischia di aggravarsi ulteriormente con l'entrata in vigore del cosiddetto “decreto Rilancio” con cui il governo sulla carta ha stanziato altri 16,4 miliardi che vanno a finanziare 9 settimane dopo le prime 9 del “Cura Italia” vantandosi di aver così coperto tutto il periodo di emergenza sanitaria dal 23 febbraio al 31 ottobre per un totale di 21,5 miliardi.
Risorse che però rischiano di non bastare come avverte lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio secondo cui: “Le stime del governo sono molto incerte” dato che ancora non tutte le imprese compresi i piccoli bar o esercenti specie quelli con un solo dipendente hanno riaperto. Molti altri stanno lavorando a tempo ridotto e forse saranno costretti a richiudere a breve senza contare che il decreto “Cura Italia” porta già in dote un "buco" di circa 3 miliardi.
C’è poi la questione delle nuove domande per la cassa in deroga che, secondo quanto disposto dal “decreto Rilancio” non passeranno più dalle Regioni “per accelerare e semplificare l'iter”. Le nuove domande però partiranno dal 19 giugno e l’anticipo del 40% da parte dell'Inps come promesso dal governo non arriverà prima di luglio. Nel frattempo però, chi può chiedere solo la Cig in deroga (come le piccolissime imprese) e ancora non ha esaurito le prime 9 settimane, dovrà passare di nuovo dalle Regioni, senza alcuna “semplificazione” e senza “anticipo”.
Per non parlare poi di come sono strutturate le nuove 9 settimane, divise in due pacchetti: le prime 5 da consumare entro il 31 agosto e le ultime 4 tra l’1 settembre e il 31 ottobre. Molte aziende hanno già finito le 5 settimane: se le hanno attaccate alle prime 9, il totale fa 14 settimane corrispondenti al periodo tra la fine di febbraio e metà giugno.
Cosa succederà da metà giugno al primo settembre al netto del periodo di ferie? Il divieto di licenziamento dura fino al 17 agosto. E poi?
I sindacati premono perché Cig e divieto di licenziamento siano estesi fino a fine anno. Ma Confindustria ha già messo le mani avanti e chiede una Cig Covid speciale per due anni e soprattutto l'immediata cancellazione del divieto di licenziare.
Altro che “siamo tutti sulla stessa barca”!
I padroni, a cominciare dalla Fiat, si sono già spartiti decine di miliardi di euro di finanziamenti pubblici in gran parte a fondo perduto e ora vogliono mano libera anche sui licenziamenti; mentre milioni di lavoratori non riescono più a mettere insieme nemmeno il pranzo con la cena e sono abbandonati a se stessi alla mercé dei pescecani capitalisti.
10 giugno 2020