Solenni funerali di George Floyd
Continua la grande e storica rivolta antirazzista in tutta l'America
A Londra e in altre città inglesi i manifestanti antirazzisti abbattono le statue e i simboli degli schiavisti e razzisti e ne chiedono la rimozione
Un altro afroamericano ucciso dalla polizia
La grande e storica rivolta antirazzista in tutta l'America ha più di una ragione per continuare nel tempo, non ultima l'uccisione da parte della polizia di un altro afroamericano a Atlanta, in Georgia il 12 giugno, che conferma quanto sia radicata e sistematica tra gli agenti e i soldati impegnati a mantenere “l'ordine pubblico” la condizione di impunità assicurata finora dalle istituzioni locali e nazionali. Una impunità che il fascista Trump continua a garantire dalla Casa Bianca e che solo qualche amministrazione locale comincia a rimettere in discussione, anche se si tratta spesso di amministrazioni in mano a democratici che forse per la campagna elettorale presidenziale aprono gli occhi finora tenuti ben chiusi sui meccanismi di repressione razzisti che rendono sostanzialmente formali le pompose dichiarazioni sui diritti dell'uomo negli Usa, nella cosiddetta “patria della democrazia”.
Il licenziamento dell'agente assassino di Atlanta è stato immediato, per l'incriminazione ci vorrà un po' di più, tempi accorciati comunque rispetto alle lungaggini di amministrazioni e procuratori per il caso di George Floyd a Minneapolis; sono timidi e insufficienti segnali che non rispondono certo alle proteste della rivolta antirazzista di un movimento che ha al centro gli afroamericani e una consistente partecipazione multirazziale. Come non bastano la decisione dell'8 giugno a Minneapolis di una larga maggioranza del consiglio comunale, nonostante il parere contrario del sindaco democratico Jacob Frey, di approvare lo smantellamento del corpo di polizia locale in quanto “senza speranza di riforma” e l'iniziativa del 9 giugno del procuratore generale del New Jersey che rendeva pubblico un video registrato dalla polizia nel quale si vedeva l’uccisione di uno studente afroamericano da parte di un poliziotto bianco a Bass Rive, in New Jersey, il 23 maggio due giorni prima della morte di Floyd e che in un'altra situazione sarebbe finito nel dimenticatoio.
Il 9 giugno si svolgevano i solenni funerali di Floyd a Houston, in Texas, nella città in cui era cresciuto. Funerali in forma privata, limitati a 500 invitati, ma oltre 6.000 persone prima dell'inizio della cerimonia funebre rendevano omaggio alla salma nella camera ardente dove era stata esposta la bara d'oro. Finita la cerimonia, il corpo di Floyd è stato scortato dal dipartimento di polizia di Houston al cimitero di Pearland, dove è sepolta la madre, e nella parte finale del percorso la bara era posta su una carrozza trainata da cavalli. La cerimonia è stata tenuta dal reverendo Al Sharpton, protagonista delle lotte per i diritti civili degli afroamericani, che ha definito la morte di George Floyd “un crimine” e ha invitato a proseguire la lotta contro il razzismo anche “quando i riflettori saranno spenti”; ha inoltre attaccato il presidente Trump per non aver usato nemmeno una parola per condannare l'omicidio dell'afroamericano.
Il fascista che siede alla Casa Bianca è riuscito anche il 12 giugno, a una tavola rotonda sulla riforma della polizia e le discriminazioni razziali a Dallas, a non dire una parola sull'assassinio di Floyd, anzi ha elogiato la repressione delle proteste a Minneapolis e nelle altre città americane da parte della Guardia Nazionale. Il ministro della Giustizia americano, il procuratore generale William Barr aggiungeva che “ormai le proteste sono ingiustificate e in malafede visti i progressi fatti negli ultimi 50 anni in termini di diritti civili degli afroamericani”.
Lo stesso giorno a Atlanta, in Georgia il 27enne afroamericano Rayshard Brooks era brutalmente ucciso nel parcheggio di un fast food con tre colpi di arma da fuoco sparati da agenti di polizia mentre era fermo a terra. Il giovane si era opposto all'illegale e ingiustificato arresto, aveva strappato di mano a un agente il famigerato taser e tentato la fuga, una volta riacciuffato un agente ha tirato fuori la pistola e lo ha assassinato a freddo. Il video che documentava l'episodio rilanciato sui social dava il via a proteste nel luogo dell'omicidio, dove migliaia di manifestanti bloccavano la vicina autostrada e davano alle fiamme il fast food. Proteste rilanciate in altre città americane da Hollywood, dove la stella di Trump sulla Walk of Fame è stata bruciata, a Washington con i manifestanti di nuovo davanti alla Casa bianca, a New York e Los Angeles dove era già previste iniziative di mobilitazione.
Le manifestazioni a sostegno delle grande e storica rivolta antirazzista in Usa sono proseguite anche in altre parti del mondo, prime fra tutte quelle a Londra e in altre città inglesi dove i manifestanti antirazzisti hanno abbattuto le statue e i simboli degli schiavisti e razzisti di parte delle quali ne avevano già chiesto la rimozione. Le immagini più significative che hanno fatto il giro del mondo sono quelle della città inglese di Bristol dove i manifestanti hanno abbattuto e scaraventato in mare la statua del trafficante di schiavi Edward Colston, vissuto tra il 1600 e il 1700 di cui in passato era stata chiesta la rimozione. A Oxford finita nel mirino delle proteste la statua del capitalista e colonialista Cecil Rhodes. A Londra su un monumento a Winston Churchill i manifestanti hanno scritto “era un razzista” ricordando che il premier protagonista della seconda guerra mondiale era un noto razzista nei confronti di indiani, irlandesi, africani, indigeni australiani e tutti gli altri che non erano del suo colore e della sua classe. Nella capitale inglese in seguito alle proteste è stato rimosso dal consiglio locale il monumento del trafficante di schiavi del 1700, lo scozzese Robert Milligan. Anche in Belgio, la città di Anversa decideva di rimuovere la statua di Re Leopoldo II, sovrano tra il 1865 e il 1909, conquistatore e del Congo, amministrato con metodi brutali che causarono la morte di circa dieci milioni di persone. A Milano il sindaco PD Sala difendeva invece coi denti la statua a Indro Montanelli imbrattata di vernice rossa e timbrata dalla scritta “fascista e stupratore” dai giovani dei collettivi studenteschi che ripetevano quella dello scorso anno del movimento Non una di meno contro l'ufficiale fascista Montanelli che aveva comprato una sposa bambina in Etiopia nel 1936.
L'abbattimento delle statue e dei simboli degli schiavisti e razzisti, la loro rimozione è parte della rivolta antirazzista che negli Usa è rivolta anche contro le statue dei generali confederali che difendevano il sistema schiavista, ancora presenti negli spazi pubblici e difese come un pezzo di storia del paese dalle amministrazioni locali. Questi monumenti, in gran parte eretti a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, ossia diversi anni dopo la guerra di secessione americana finita nel 1865, sono il simbolo dell'oppressione degli afroamericani, simboli da cancellare. La sconfitta degli stati schiavisti del Sud portò al 13° emendamento della costituzione americana che nel dicembre 1865 decretò l'abolizione della schiavitù in tutti gli stati dell'Unione; due successivi emendamenti garantirono agli ex schiavi pieni diritti civili e politici. Diritti solo sulla carta, non riconosciuti da una sequela di leggi segregazioniste e discriminatorie, e validi comunque per i borghesi di qualsiasi colore della pelle. Borghesi e capitalisti che esultavano quando hanno visto cadere il muro di Berlino, simbolo della caduta dei concorrenti socialimperialisti russi, o per le statue di Lenin abbattute nell'Europa dell'est dai fascisti che hanno preso il posto dei regimi revisionisti, ora invece strepitano quando nella polvere finiscono i loro beniamini, i loro modelli, la loro storia colonialista, razzista e antipopolare.
17 giugno 2020