Durante l'emergenza coronavirus
Il 60% delle donne ha dovuto sobbarcarsi tutto il carico familiare
Il 93% al Sud e nelle Isole
L'emergenza coronavirus ha messo in piena luce le intollerabili disuguaglianze che esistono nel nostro Paese. Una di queste riguarda le donne che hanno subito e continuano a subire maggiormente le conseguenze della pandemia.
Da una ricerca IPSOS commissionata dalla We World onlus che si inserisce nella campagna #Togetherwebalance lanciata per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle difficoltà che le famiglie e i più indifesi stanno attraversando durante questa emergenza, emerge che il 60% delle donne italiane ha dovuto sobbarcarsi da sole tutto il carico familiare, figli e persone anziane e spesso insieme al lavoro. Un impegno pesante, che ha portato 1 donna su 2 in Italia a dover abbandonare piani e progetti a causa del Covid.
L’emergenza Covid ha infatti messo a dura prova molte famiglie, e all'interno di esse le donne, che con la chiusura degli asili nido, scuole di ogni ordine e grado e dei centri diurni per gli anziani sono state costrette a far fronte alla mancanza di questi servizi dividendosi tra lavoro, cura della casa, gestione delle attività scolastiche e dei momenti di gioco dei figli e spesso assistenza ai familiari più anziani e malati.
Da Nord a Sud le donne sono state quelle che più di tutte da sole hanno gestito il carico familiare (intorno al 60%, contro il 21% degli uomini). Tra queste donne, le più colpite sono quelle tra i 31 e 50 anni: in questa categoria il 71% dichiara di fare tutto da sola. Solo la cura dei bambini, impegna l’85% delle donne tra i 18 e i 30 anni, costrette a prendersi cura dei propri figli senza alcun aiuto. Questo dato si aggrava al Sud dove il 93% delle donne sono costrette a gestire senza alcun aiuto figli, anziani o disabili.
Tra i vari tipi di assenza, quello che pesa di più soprattutto per le donne tra i 31 e i 50 anni è il supporto per l’assistenza ai figli per compiti e didattica online, enfatizzato dal fatto che tutte le mansioni quotidiane si sono dovute svolgere in contemporanea.
Ma le donne sono penalizzate anche nelle fasi 2 e 3, finché nidi, asili e scuole resteranno chiusi per molte di esse sarà difficile riprendere il lavoro. Secondo l’indagine, dovranno prendersi cura dei figli esclusivamente da sole il 63% delle donne italiane, contro il 12% degli uomini.
Un altro dato significativo che conferma che le misure approntate dal governo del dittatore antivirus Conte sono insufficienti è che solo l’1% delle mamme e dei papà dichiarano che si avvarranno del supporto di babysitter, anche perché si tratta tutt'al più di 600 euro e per un periodo limitato di 15 giorni. “Questi dati mostrano come le misure messe in campo dalle Istituzioni siano inadeguate o insufficienti a rispondere ai bisogni delle donne in particolare e delle famiglie in generale per garantire i loro diritti”, spiega Marco Chiesara, presidente di WeWorld aggiungendo: “Le donne dichiarano un senso di oppressione, di difficoltà nel gestire un carico mentale e fisico enorme, nella maggior parte dei casi senza poterlo condividere con nessuno... Il Coronavirus ha agito come amplificatore di una situazione già presente, e purtroppo spesso ignorata: il senso di oppressione e il carico familiare e di cura delle donne hanno infatti radici profonde nel nostro contesto culturale”.
Quello che afferma Chiesara è vero, il coronavirus non ha fatto altro che portare allo scoperto le magagne esistenti da sempre in Italia per colpa del capitalismo. Le donne nel nostro Paese come a livello mondiale sono sottoposte a una doppia schiavitù quella dello sfruttamento economico da parte dei padroni e quella domestica, confinate in ruoli produttivi e salariali più bassi e quasi sempre subalterni a quelli occupati dagli uomini a ogni livello, che in emergenze come questa del coronavirus saranno condannate per prime alla disoccupazione o ad abbandonare il lavoro ed essere rinchiuse nelle quattro mura domestiche per sopperire alla totale mancanza dei servizi essenziali.
Le masse femminili non hanno bisogno per liberarsi di questa doppia schiavitù dei “bonus” del dittatore antivirus Conte ma di partecipare al lavoro produttivo e alla socializzazione del lavoro domestico, due aspetti in grado di farle avanzare verso la loro emancipazione, che si potrà realizzare completamente e definitivamente solo attraverso un radicale cambiamento sociale e culturale, facendo tabula rasa del capitalismo e costruendo sulle sue macerie la nuova società socialista.
24 giugno 2020