Affare “Lombardia Film Commission”
Indagati tre commercialisti vicini a Salvini
Sostegni fermato mentre scappava in Brasile
Dal nostro corrispondente della Lombardia
Nel corso di un'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco e dal sostituto Stefano Civardi e che rientra in uno dei filoni d'indagine per la ricerca dei famigerati 49 milioni di euro che la Lega ha rubato al popolo italiano sui quali stanno ancora indagando per motivi diversi ben quattro procure, sono stati sfiorati i vertici del Carroccio.
Tre commercialisti molto vicini a Salvini sono stati indagati per peculato e turbata libertà degli incanti, si tratta di Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Scillieri. I primi due sono revisori contabili della Lega in Parlamento mentre nello studio milanese di Scillieri è domiciliato il movimento “Lega per Salvini premier”. Un altro indagato, Luca Sostegni, coinvolto in qualità di “prestanome” e che avrebbe ricattato gli altri tre è stato indagato anche con l'accusa di estorsione e arrestato dagli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Milano mentre stava organizzando una fuga in Brasile.
L'inchiesta riguarda l'acquisto di un immobile commerciale a Cormano (Milano) da parte della Lombardia Film Commission, una fondazione “non-profit” i cui soci sono Regione Lombardia e Comune di Milano che realizza produzioni audiovisive finalizzate alla promozione dell'immagine della Regione. Tra l’aprile del 2015 e il giugno del 2018 Di Rubba, nominato dall'allora governatore leghista Roberto Maroni, è stato il presidente del Consiglio di Amministrazione della fondazione e Scillieri era il suo consulente con procura speciale per l’erogazione dei contributi riconosciuti dalla fondazione a favore delle imprese mentre Manzoni suo socio d'affari. Nel corso della ricerca per l'acquisto di una nuova sede per la fondazione i tre avrebbero pilotato il bando per l'acquisto e gli investigatori hanno ricostruito la compravendita definendola una “complessa operazione immobiliare” illecita. Proprietaria dell'immobile era la Paloschi srl una società fortemente indebitata della quale Scillieri in veste di consulente fiscale era riuscito a prendere il controllo nominando liquidatore Sostegni che ha venduto il capannone per la somma di quattrocento mila euro alla società Andromeda, immobiliare anch'essa riconducibile a Scillieri in quanto amministrata dal cognato Fabio Barbarossa, anch'egli indagato. In realtà gli assegni con cui l'immobile è stato pagato non risultano essere mai stati incassati ma poco tempo dopo viene rivenduto alla Lombardia Film Commission con un prezzo gonfiato che risulterebbe essere il doppio del valore di mercato, cioè ottocento mila euro e nel frattempo attraverso un fitto giro di bonifici centinaia di migliaia di euro hanno iniziato a transitare dalla Andromeda a conti privati di Sostegni che li ha a sua volta girati a società fiduciarie il cui ruolo gli inquirenti stanno cercando di appurare visto che l'inchiesta è ancora all'inizio e si sta già indagando su altre compravendite immobiliari sospette in quanto parrebbero finalizzate al solo scopo di sottrarre fondi pubblici per farli finire attraverso mille rivoli in società private.
Sostegni per il suo ruolo di intermediario prestanome avrebbe dovuto ricevere cinquantamila euro ma i tre commercialisti ne avrebbero pagati solo ventimila; come risulterebbe dalle intercettazioni avrebbe quindi iniziato a ricattarli, minacciando di svelare i retroscena dell’acquisizione del capannone di Cormano e il loro coinvolgimento nell'operazione, da qui l'accusa di estorsione. Sentendosi probabilmente braccato dall'avanzare dell'inchiesta aveva pensato bene di organizzare una fuga che aveva già pianificato nei minimi dettagli ma per questo è stato bloccato ed è finito in manette lo scorso 15 luglio con un'ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Giulio Fanales.
Poco chiaro agli inquirenti risulterebbe a questo punto anche il contributo straordinario di un milione di euro chiesto da Di Rubba alla giunta Maroni alla fine del 2015 e ottenuto in soli tre giorni a tempo di record senza che nemmeno fosse stato presentato inizialmente un chiaro e argomentato progetto per l'utilizzo dei fondi ma solo una generica necessità per la fondazione di incrementare il proprio patrimonio in conseguenza dello sviluppo della propria attività resosi necessario anche dal supporto fornito a Expo. Poiché l'anno successivo quel contributo servirà quasi interamente per comprare l'immobile di Cormano potrebbe essersi trattato di una regalia della giunta a Di Rubba.
Maroni ha dichiarato che ha intenzione di tornare in politica attiva per proteggersi da "attacchi senza fondamento" annunciando un' “azione legale” mentre dal canto suo Salvini ha minacciato querele contro chi accosta il suo nome a “gente mai vista né conosciuta”, eppure Di Rubba e Manzoni sono uomini di fiducia di Giulio Centemero, il tesoriere che proprio Salvini ha chiamato al posto del condannato Francesco Belsito.
29 luglio 2020