Né con De Luca né con Caldoro né con Ciarambino
Negare fiducia ai candidati e ai partiti borghesi per le elezioni regionali in Campania
Astenersi e lottare per i diritti delle masse e il socialismo
Documento della Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI

Il 20 e 21 settembre si terranno le elezioni regionali in Campania dove si sfideranno il governatore in carica in camicia nera, Vincenzo De Luca (PD), il craxiano Stefano Caldoro per la casa del fascio e Valeria Ciarambino per il Movimento Cinque Stelle.
Nessuno di questi tre candidati ha risolto un solo problema delle masse popolari campane, che fosse nell’esecutivo o all’opposizione. I proclami iniziali dell’ex neopodestà di Salerno su lavoro e sviluppo della Campania sono man mano sfumati al punto che sembrava ormai prossima la sua dipartita politica. Soltanto l’arrivo del coronavirus e le ordinanze di stampo fascista di restrizione delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite - nonostante il covid-19 nella regione campana fosse sempre ai minimi termini per l’azione responsabile delle masse che non ne hanno permesso lo sviluppo endemico -, hanno permesso una risalita a De Luca che si è persino preso persino il successo della scarsa diffusione del virus.
L’opposizione pentastellata non ha torto un capello all’amministrazione uscente facendo un'opposizione di carta al pari del “centro-destra”, nonché dei falsi comunisti che cercano di riciclarsi in altre liste civiche e non.
L’unica vera opposizione al regime di De Luca è stata segnata dalle grandi proteste operaie come quella della Whirlpool di Napoli o della Jabil di Caserta che ha visto l’incapacità della giunta PD, di concerto con il governo del dittatore antivirus Conte, di risolvere il problema per migliaia di lavoratrici e lavoratori sul fronte dell’occupazione. Nulla ha potuto la giunta di “centro-sinistra” dinanzi all’avanzata travolgente degli ex precari Bros, assunti in migliaia come operai e operaie della manutenzione stradale dopo più di 20 anni di lotte di piazza, centinaia di denunce, provocazioni e repressioni di ogni tipo che ha segnato la lotta di classe a Napoli nell’ultimo quarto di secolo.
Di fatto nessuno schieramento politico dell’arco regionale ha disegnato un progetto di lavoro e sviluppo della Campania che doveva ridare finalmente smalto a una nuova era dell’industria metalmeccanica a Napoli e provincia, ridare speranza ai giovani e bloccare la loro emigrazione verso terre lontane, attesa l’importante crisi industriale e non che sta colpendo anche il Settentrione. La sanità campana è tra le ultime in Italia con tre posti letto ogni mille abitanti e l’annunciata chiusura di nosocomi come gli Incurabili o il Vecchio Pellegrini, presidi storici necessari e indispensabili per i quartieri popolari. Così come nel settore ambientale clamoroso è stato l’arresto della bonifica della “Terra dei fuochi” o la mancata costituzione del registro dei tumori in Campania che i Comitati territoriali ambientali chiedono ormai da diversi lustri. Un episodio su tutti è quello proprio di Salerno, tra le città più inquinate della nostra Penisola, con la denuncia del “Comitato salute e vita” che da anni sottolinea il problema delle polveri sottili prodotte dalle Fonderie Pisano che favorisce malattie gravissime come la leucemia o malformazioni fin dalla nascita e il cui nesso di causalità è purtroppo, ancora oggi, di difficile dimostrazione.
Per non parlare, poi, delle zone periferiche o dei comuni abbandonati a se stessi destinati a defalcare in pochi anni il numero di abitanti come sta accadendo a quelli della Valle di Diano dove le istituzioni locali hanno chiesto di essere staccati dalla Campania e annettersi alla Basilicata perché dimenticati di governi nazionali e regionali in camicia nera. Per non parlare dei trasporti pubblici che hanno subìto clamorosi dimezzamenti o riduzioni e il solito scaricabarile che ha visto impegnati, in negativo, De Luca contro il neopodestà De Magistris sulle responsabilità politiche soprattutto nel capoluogo.
I candidati a consiglieri regionali “brillano” per il cambio di casacca come nel caso della consigliere Flora Benduce che da Forza Italia passa al PD oppure Severino Nappi, già assessore e nemico acerrimo dei disoccupati sotto la precedente giunta antipopolare Caldoro e ora addirittura tra i capofila della Lega fascista, razzista e xenofoba.
Noi marxisti-leninisti riteniamo che tutti i candidati sono dei borghesi e dei sostenitori del capitalismo e delle sue istituzioni e quindi nessuno di essi rappresenta il proletariato e le masse popolari.
Nessuno degli aspiranti candidati delle 27 liste ha parlato di lavoro, sviluppo, lotta alla camorra, ma soltanto di temi di secondo piano, concentrandosi per lo più sulla perenne questione – specchietto per le allodole della destra neofascista – dei migranti e della loro collocazione o estromissione in Campania. In evidenza soltanto manifesti colorati, slogan retorici e roboanti, privi di contenuto reale, corredati dai faccioni, a busto o mezzobusto, dei candidati. Migliaia di aspiranti alla poltrona di consigliere regionale che non hanno speso una parola a favore delle masse popolari e dei loro bisogni immediati come il lavoro, pronti a prendersi il lauto stipendio e la qualifica che li colloca pari a un parlamentare, con annessi contributi e privilegi.
Da questi cinque anni la giunta De Luca esce bocciata su tutti i problemi fondamentali della nostra amata Regione, tuttavia men che meno può essere data fiducia a Caldoro e alla sua schiera di candidati consiglieri e presunti nominati alla giunta visto lo sfacelo che egli da governatore ha prodotto nel quinquennio 2005-2010.
Bisogna sfiduciare con l’astensione anche i pentastellati e la leader Ciarambino che hanno completamente abbandonato la piazza, i gazebo e i Comitati di lotta territoriali per collocarsi stabilmente nel palazzo e nella stanza dei bottoni conducendo una sterile battaglia interna al consiglio regionale che ha prodotto risultati “zero” in termini di sviluppo della Campania; il loro credito è ormai ridotto al minimo e si prepara una severa quanto salutare batosta elettorale.
Ancora intrappolati nella gabbia dell’elettoralismo borghese la lista civica “Terra” che raccoglie gran parte di Sinistra italiana, ma anche fuoriusciti dal vecchio PdCI nonché i mutualisti proudhiani e incalliti elettoralisti di Potere al Popolo.
Occorre allora liberarsi da ogni illusione elettorale e governativa, riformista e pacifista, astenersi per delegittimare, isolare, indebolire e disgregare le istituzioni rappresentative della borghesia e per esprimere il proprio consenso al PMLI e al socialismo, battersi contro i governi della borghesia di destra o di "sinistra", ponendo al centro l'abbattimento del governo del dittatore Conte e dei suoi lacchè. Occorre anche contrapporre alle istituzioni rappresentative della borghesia (parlamento, consigli regionali, provinciali e comunali) le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, costituite dai Comitati popolari e dalle Assemblee popolari basati sulla democrazia diretta. I Comitati popolari devono essere composti in maniera paritaria da donne e uomini, che abbiano almeno 16 anni, eletti con voto palese su mandato revocabile in qualsiasi momento dalle Assemblee popolari. Queste devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti - comprese le ragazze e i ragazzi di 14 anni - che si dichiarino astensionisti e fautori del socialismo. Lo scopo fondamentale di questi Comitati e di queste Assemblee è quello di guidare le masse del proprio territorio, anche coloro che non sono astensionisti e fautori del socialismo, nella lotta politica per strappare ai governi centrale e locale opere, misure e provvedimenti che migliorino le condizioni di vita e che diano al popolo l'autogestione dei servizi sanitari e sociali e dei centri sociali, ricreativi e sportivi di carattere pubblico.
Invitiamo tutti gli astensionisti di sinistra a unirsi nelle Squadre di propaganda dell'astensionismo e nelle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo e a battersi con coraggio e ardore per conquistare voti elettorali astensionisti al PMLI e al socialismo.
L'astensionismo è l'unico voto giusto per dire no alla disoccupazione, alla camorra, alle periferie abbandonate, alle disuguaglianze sociali, alla violenza di genere e al capitalismo che genera tutto ciò e al parlamento che tutela il capitalismo e gli interessi della borghesia.
Per il PMLI il terreno migliore e più efficace per difendere gli interessi delle masse, combattere il sistema di sfruttamento dell'uomo sull'uomo e per sviluppare la lotta di classe verso il socialismo è quello al di fuori e contro le istituzioni rappresentative borghesi, nelle fabbriche, nei campi, nelle scuole e nelle università, nelle piazze dove sono le masse le vere protagoniste.
Per questo invitiamo le elettrici e gli elettori ad astenersi alle elezioni regionali del 20 e 21 settembre, a creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo e a dare tutta la propria forza al PMLI, l’unico Partito che sin dalla sua nascita, il 9 Aprile 1977, ha difeso i diritti e rappresentato i bisogni delle masse, fuori dalle logiche del sistema capitalistico.
 
La Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI
Napoli, 24 agosto 2020

2 settembre 2020