Lombardia
Il governatore Fontana indagato per frode in pubbliche forniture
Ordinati senza gara pubblica dispositivi medici alla ditta di Famiglia. Bloccato dall'antiriciclaggio un bonifico al parente privo di causale
La giunta Fontana deve dimettersi
Dal nostro corrispondente della Lombardia
Il governatore regionale lombardo, il leghista Attilio Fontana, è stato indagato dalla Procura di Milano nell'ambito di un'inchiesta sulla fornitura di camici e altri dispositivi di protezione individuale. Lo scorso 16 aprile, in piena emergenza sanitaria per la pandemia da Covid-19, l'Aria (Azienda Regionale per l'Innovazione e gli Acquisti) ha fatto con affidamento diretto cioè senza alcuna gara pubblica un ordine di 513.000 euro alla ditta della famiglia Fontana, la Dama spa appartenente per il 10% alla moglie del governatore Roberta Dini e controllata attraverso una fiduciaria dal cognato Andrea Dini. Quando questa irregolarità ha cominciato ad emergere e il caso stava per esplodere la commessa è stata unilateralmente trasformata in “donazione” e il 22 maggio la società venditrice ha stornato la fattura sospendendo però la consegna del materiale, difatti dei 75 mila camici previsti dal contratto ne sono arrivati solo 49 mila lasciando scoperte le strutture sanitarie, il fatto che in un momento così particolare non si sia avviata alcuna azione legale e risarcitoria da parte della Regione nei confronti della Dama è stato ritenuto particolarmente sospetto dagli inquirenti. L'accusa per il governatore è “frode in pubbliche forniture” e assieme a lui risultano indagati anche per “turbata libertà del contraente” anche Andrea Dini e il direttore dimissionario di Aria Filippo Bongiovanni.
Nel corso delle indagini sono poi spuntati 5,3 milioni di euro inizialmente detenuti dalla madre di Fontana Maria Giovanna Brunella attraverso due trust alle Bahamas, ereditati dal figlio dopo la sua morte avvenuta nel 2015 e fatti rientrare in Italia attraverso lo “scudo fiscale”. I magistrati vogliono capire se quei soldi fossero realmente della madre e perché da quel conto aperto in Svizzera e gestito da una società fiduciaria il 19 maggio cioè proprio alla vigilia della trasformazione della vendita in donazione Fontana abbia cercato di predisporre un bonifico di 250 mila euro in favore del cognato “a sua insaputa” quasi a titolo di risarcimento per il suo mancato profitto. La società Unione Fiduciaria incaricata da Fontana di fare il bonifico bloccò il pagamento perché in base alla normativa antiriciclaggio in quanto predisposto da un politico e quindi “soggetto sensibile” mancava di una causale coerente e scattò una Sos (Segnalazione di Operazione Sospetta) alla Banca d'Italia, girata poi a Guardia di Finanza e Procura.
Fontana, che in questa vicenda aveva sempre cercato di giustificarsi sostenendo di non sapere nulla di questa commessa e di non essere mai intervenuto in alcun modo, tessendo invece le lodi dell'azienda di famiglia per la sua “generosità” in un momento in cui i dispositivi di protezione medica erano introvabili, dopo che i magistrati avrebbero appurato che il suo assessore Raffaele Cattaneo, capo dell’unità per il reperimento di camici e materiale medico durante l’emergenza Covid lo aveva sempre tenuto al corrente di tutto, ha deciso, contraddicendo tutto quanto detto in precedenza, di cambiare linea difensiva sostenendo di aver semplicemente voluto partecipare assieme al suo parente alla donazione.
L'emergere di questi elementi uniti alla disastrosa gestione della pandemia in Lombardia, regione che ha registrato il più alto numero di morti, dimostrano come Fontana e la sua giunta siano inadeguati e oggettivamente responsabili della situazione per cui non possano continuare a restarne alla guida, devono immediatamente andarsene rassegnando le dimissioni.
2 settembre 2020