Per il ferimento e l'assassinio degli afroamericani Blake e Kizzer
Manifestazioni contro il razzismo, Trump e la polizia
Razzista bianco uccide due afroamericani e ne ferisce un terzo

 
Il 23 agosto due agenti della polizia di Kenosha nel Wisconsin sparavano sette colpi alla schiena di un afroamericano mentre entrava in auto disarmato e lo ferivano gravemente, Jacob Blake di 29 anni resterà paralizzato; aveva la stessa età un altro afroamericano Dijon Kizzee, la cui identità era resa nota dalla sua famiglia e dagli attivisti di Black Lives Matter subito dopo l'assassinio nel quartiere di Westmont, a sud di Los Angeles il 31 agosto, vittima della giustizia sommaria di due agenti che dopo averlo inseguito lo uccidevano con una ventina di colpi. Due gravi episodi seguiti da una nuova serie di manifestazioni e scontri con la polizia nelle due località e in altre città americane, dove era ancora in piedi la protesta dopo l'assassinio di George Floyd a Minneapolis il 25 maggio scorso; nuove proteste contro il razzismo e la libertà di uccidere della polizia, che anche nella prima settimana di settembre ha continuato a allungare la lista degli afroamericani uccisi, per l'incriminazione e la condanna degli agenti assassini e contro il fascista Trump che si è schierato a fianco degli agenti assassini e soffia sul fuoco dell'odio razziale anche per coprire le sue responsabilità nella crisi economica e sanitaria e alimentare al contrario la sua immagine di uomo che garantirebbe l'ordine con gli interventi della guardia nazionale.
Quale che sia stata la dinamica di quello che è accaduto il 23 agosto nella città di Kenosha sono più che eloquenti le immagini dei due agenti chiamati per sedare una lite familiare che spianavano senza alcun motivo le pistole contro Jacob Blake, lo seguivano mentre rientrava nella sua auto, dove si trovavano seduti sul sedile posteriore i tre giovanissimi figli di 8, 5 e 3 anni di età, lo tiravano per la maglietta e gli sparavano sette colpi alla schiena. Il giovane, portato all'ospedale e ammanettato al letto nonostante le gravi condizioni, resterà paralizzato alle gambe perché i proiettili sparati alla spina dorsale hanno frantumato alcune vertebre.
Sul luogo del ferimento di Blake si riuniva immediatamente una folla di manifestanti che in corteo percorreva le strade della cittadina fino alla stazione di polizia per chiedere la punizione degli agenti assassini. Una protesta che continuava nei giorni e nelle notti seguenti con violenti scontri dei manifestanti con la polizia e la Guardia nazionale mobilitata dal governatore del Wisconsin, il democratico Tony Evers, che aveva dichiarato lo stato di emergenza.
Il governatore aveva giustamente denunciato che quello di Blake "non è il primo afroamericano vittima di una sparatoria, ferito o ucciso senza pietà da individui delle forze di sicurezza nel nostro stato o nel nostro Paese. Siamo al fianco di quelli che hanno chiesto e continuano a chiedere giustizia, equità per le vite dei neri in questo Paese”. Ma non aveva mosso un dito quando gruppi di nazisti bianchi armati, protetti da agenti della polizia, si scontravano la sera del 24 agosto coi manifestanti che protestavano per il ferimento di Blake.
Del gruppo razzista bianco faceva parte un giovane venuto dall'Illinois che per strada con un fucile mitragliatore uccideva due afroamericani e ne feriva un terzo e se ne andava attraversando senza problemi lo schieramento della polizia; sarà arrestato solo il giorno dopo a casa sua.
La vicenda di Kenosha era ancora all'ordine del giorno, anche per la prosecuzione delle manifestazioni che chiedevano giustizia per Blake, quando veniva affiancata da quella di un nuovo omicidio della polizia il 31 agosto nel quartiere di Westmont, a sud di Los Angeles, e prontamente denunciata dagli attivisti di Black Lives Matter. Il giovane afroamericano Dijon Kizzee viaggiava in bicicletta lungo Budlong Avenue senza rispettare il codice stradale e non si fermava all'intimazione di due agenti di pattuglia, sosteneva la polizia. Tanto è bastato affinché i due agenti lo inseguissero e gli sparassero una ventina di colpi, una esecuzione in piena regola denunciata come tale dalla protesta che iniziava immediatamente con un centinaio di manifestanti davanti alla stazione dello sceriffo della contea di Los Angeles.
Che il fascista Trump alimenti l'odio razziale è un dato di fatto, come la sua strumentalizzazione degli avvenimenti in chiave elettorale: l'1 settembre in visita a Kenosha incontrava solo i rappresentanti della polizia, affermava che la città era stata devastata da rivolte "anti-polizia" e "anti-americane" e definiva le manifestazioni di protesta "atti di terrorismo interno" da affrontare con la Guardia nazionale. Completava il comizio elettorale giustificando l'assassino razzista bianco e l'intervento dei gruppi nazisti contro i manifestanti antirazzisti il 29 agosto a Portland nell'Oregon.
Un appoggio significativo ai manifestanti antirazzisti, più che dal candidato democratico Joe Biden, veniva dal mondo dello sport su iniziativa dei giocatori della squadra di pallacanestro dei Milwaukee Bucks che il 26 agosto si rifiutavano di giocare la partita del campionato Nba; la loro protesta era seguita a ruota da altri giocatori tanto che la Nba doveva rinviare altri due incontri in programma. Nella città di Milwaukee, a una cinquantina di chilometri da Kenosha, si fermavano per un turno di campionato anche le squadre di baseball e di football nordamericano mentre la tennista giapponese Naomi Osaka non giocava la sua semifinale del torneo di Cincinnati, un comportamento non sanzionato ma appoggiato dalle autorità sportive: "il tennis prende posizione collettivamente contro la disuguaglianza razziale e l'ingiustizia sociale che è stata nuovamente portata alla ribalta negli Stati Uniti. La Federazione americana di tennis (Usta), i circuiti Atp e il Wta hanno deciso di riconoscere questo momento interrompendo il gioco".

9 settembre 2020