Sciopero della sanità privata per il contratto
Gli “eroi senza contratto” contro il precariato e per veder riconosciuti i loro diritti
Grande successo dello sciopero nazionale della sanità privata che è stato promosso dalle categorie di Funzione Pubblica dei sindacati confederali CGIL, CISL e UIL il 16 settembre scorso: in migliaia si sono mobilitati. realizzando numerosi presidi in molte città del nostro Paese.
L’adesione allo sciopero è stata altissima e ha toccat o nella maggioranza dei posti di lavoro il 100 per cento degli addetti; è rimasto operativo quasi esclusivamente il personale precettato per il mantenimento dei servizi minimi previsti per legge.
I tre segretari confederali, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli e Michelangelo Librandi, hanno commentato sottolineando: “È stata una straordinaria giornata di lotta delle lavoratrici e dei lavoratori della Sanità Privata per rivendicare il rinnovo del contratto collettivo nazionale”.
La protesta è legata alla vertenza per il rinnovo del contratto, scaduto da 14 anni e ancora in attesa di rinnovo dopo 3 anni di trattative, a causa della mancata sottoscrizione definitiva da parte di Aris e Aiop, della preintesa raggiunta il 10 giugno scorso. Un contratto che riguarda circa 100mila lavoratori del comparto dei quali più della metà presenti nella sola Lombardia, “fiore all’occhiello”, ora appassito anche formalmente, del modello sanitario privatistico fortemente voluto da Formigoni prima e dalle giunte regionali di destra targate Lega poi, le cui lacune in termini di erogazioni dei servizi, della qualità degli stessi e degli standard di organici e tutele per pazienti ed operatori sanitari, sono state quanto mai evidenti con l'arrivo dell’emergenza Covid-19.
In sostanza, nonostante l'accordo fosse stato raggiunto e garantito sia dal Ministero della Salute, sia dalla Conferenza delle Regioni e dalle singole Regioni stesse, nonostante l’assenza di fattori ostativi alla sottoscrizione e alla “sostenibilità” del rinnovo contrattuale, l’Associazione Religiosa Istituti Socio Sanitari (ARIS) e l’Associazione Italiana Ospedalità Privata (AIOP) hanno sprezzantemente disatteso la firma definitiva che avrebbe dato il via alle proiezioni accordate.
Un comportamento delle associazioni che rappresentano i padroni della sanità che appare ancora più scandaloso e inaccettabile se si pensa che, come rilevano anche i sindacati “ancora una volta, le professioniste e i professionisti della sanità privata hanno operato, unitamente ai colleghi della sanità pubblica, per far fronte alla grave emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 con la stessa professionalità e impegno ma senza gli stessi diritti ad un riconoscimento economico uguale”.
Praticamente da 14 anni le lavoratrici ed i lavoratori della Sanità privata sono costretti allo stesso stipendio, lavorando spesso in carenza di personale, il tutto mentre gli utili delle loro aziende continuano a crescere, riempiendo le tasche già gonfie dei capitalisti del settore.
Evidente, ed al centro delle rivendicazioni, la grande contraddizione che ha visto gli operatori sanitari – anche quelli privati – eletti ad “eroi” dalla stampa e dalla pubblica opinione, ma allo stesso tempo privati del rinnovo contrattuale e condannati a pessime condizioni di lavoro; noi ben ricordiamo quando anche loro, al pari delle infermiere, degli infermieri e dei medici del Servizio Sanitario Nazionale, erano in prima linea contro il Covid; ricordiamo anche che proprio all’interno delle RSA private si sono consumate le peggiori stragi di anziani e numerosissimi casi di contagio nel personale, frutto solo della sete di profitto di direzioni senza scrupoli che non hanno esitato ad accogliere malati da Coronavirus nelle proprie strutture non adeguatamente organizzate ed in assenza di dispositivi di protezione individuale, attratti solo dal triplicarsi dell’indennità giornaliera riconosciuta dallo Stato per ciascun paziente.
Noi ppoggiamo la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità privata, ma vorremmo anche che essi fossero parte attiva di una lotta più ampia, quella per una sanità totalmente pubblica ed universale nella quale dovrebbero confluire assieme le strutture private e tutto il loro personale.
La trasformazione di tutte le strutture private, accreditate e non, comprese le farmacie, in strutture pubbliche del Servizio Sanitario Nazionale, sarebbe un fondamentale passo in avanti non solo per la popolazione del nostro Paese – a partire dai più poveri – ma anche per i dipendenti stessi che vedrebbero migliorate le loro condizioni di lavoro e che potrebbero unirsi alle lavoratrici e ai lavoratori già oggi alle dipendenze del SSN per chiedere, anzitutto, in maniera unitaria e compatta l’assunzione a tempo indeterminato di un numero sufficiente di infermieri, medici, fisioterapisti ed operatori sociosanitari per coprire e potenziare gli organici di tutte le strutture sanitarie del Paese la cui carenza è stata definitivamente messa alla berlina dagli eventi di questi ultimi mesi.
Tanto lavoro c’è da fare; avanti dunque verso la rapida conquista del rinnovo contrattuale per le lavoratrici e i lavoratori della sanità privata, tenendo però come stella polare la necessità sempre più impellente di conquistare una Sanità pubblica, universale, senza ticket e controllata dal popolo.
Invitiamo tutte le lavoratrici ed i lavoratori della Sanità a leggere l’importante documento del PMLI dal titolo “Storia, leggi, conquiste e rivendicazioni della Sanità in Italia” e le rivendicazioni del PMLI sulla Sanità italiana, pubblicati sul sito internet del partito www.pmli.it.
30 settembre 2020