In Toscana vince l'astensionismo
Il nuovo “governatore” è il renziano Eugenio Giani (PD). Lottare fuori dalle istituzioni borghesi, contro il capitalismo per il socialismo
Dal nostro corrispondente della Toscana
In Toscana il 20 e 21 settembre scorsi si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale e del governatore. Con la legge elettorale introdotta nel 2014, il “Toscanellum”, frutto di un accordo tra PD e FI, entrano nel consiglio regionale solo le coalizioni che hanno raggiunto il 10%, il 5% le liste non coalizzate e quelle coalizzate il 3%.
Questa volta come mai in precedenza si sono rafforzati i “poteri forti”. Ecco la suddivisione dei seggi: 22 al PD, 9 alla Lega, 4 FdI, 1 FI, 2 Italia viva, 2 al M5S.
Nonostante il ricatto della “spallata della destra”, pompato terroristicamente dai giornali e media nazionali e locali, l'astensionismo rimane il primo “partito” in Toscana con il 40,6%. Rispetto alle regionali del 2015 perde il 13,6%, ma guadagna sulle politiche 2018 ed europee 2019. La provincia con la più alta diserzione dalle urne risulta Massa Carrara 45,3%, seguita da Lucca 43,4% e Livorno 42,7%. Il capoluogo Firenze è l'ultima città in ordine con il 33,5%.
Molti astensionisti di “sinistra”, turandosi naso, occhi ed orecchie si sono recati alle urne ricattati dal minacciato “sfondamento” della Lega con la pupilla di Salvini Susanna Ceccardi che esce sconfitta e con il suo partito che perde voti rispetto alle politiche del 2018 con un -9,7%.
Certi partiti di destra rispetto alle regionali del 2015 crescono intercettando i voti del crollo di FI, di CasaPound e Forza Nuova; guadagna voti FdI che si avvantaggia sulla Lega.
Nel “centro-sinistra” la tanto decantata vittoria del PD in realtà vede una perdita dell'11,6% rispetto alle scorse regionali, che non è stata ancor più pesante perché questa coalizione ha intercettato parte di voti del M5S in calo dell'8,1% rispetto alle regionali 2015 e addirittura del 17,7% sulle politiche 2018.
Il partito di Renzi, Italia viva, riesce a entrare nel Consiglio regionale, ma non sfonda raccattando il 4,5% sui voti validi.
Sono fuori anche in Toscana i partiti alla sinistra del PD come PCI, PCL che ottengono appena l'1% o Rifondazione e Potere al Popolo che hanno sostenuto Tommaso Fattori con la lista Sì Toscana a sinistra arrivata al 2,9%.
Questa è la prova concreta della giusta analisi del PMLI in merito alle illusioni elettorali, costituzionali e governative sparse a piene mani da questi partiti che drenano l'astensionismo e la lotta al capitalismo, a favore delle istituzioni borghesi fascistizzate e inservibili al proletariato e alle masse popolari.
Dopo i martellanti e allarmanti sondaggi che nei giorni precedenti le elezioni davano un quasi sicuro ballottaggio tra i candidati a governatore, rispettivamente per il “centro-destra”, Susanna Ceccardi, e per il “centro-sinistra” Eugenio Giani, quest'ultimo ha avuto la meglio vincendo con il 48,6% contro il 40,05%.
Ha vinto il liberale renziano, membro del partito socialista di Craxi da sempre vicino alla massoneria e ai “poteri forti” che strizza l'occhio anche alla destra. Come dimenticare il suo proclama per valorizzare dalla Toscana il fascista e anticomunista Indro Montanelli, per fare un esempio. Le sue prime dichiarazioni dopo la vittoria sono state: “oggi lo posso dire: dietro Giani c'è Giani, l'energia di un uomo di 60 anni, la passione di un uomo che ha girato tutta la Toscana, tutti i comuni. Un uomo che fa affidamento sulla competenza che prevale sull'ignoranza, sull'esperienza che prevale sul pressapochismo. Durante la mia campagna elettorale ho intercettato tanta gente che ha percepito la profonda coscienza di cui sono portatore, a partire dalla storia democratica della nostra terra”.
Grandi apprezzamenti sono stati espressi dalla ex-renziana e ora segretaria del PD toscano, Simona Bonafè, che lo ha esaltato insieme a quel “buon governo” secondo “un modello toscano che a livello sanitario ha saputo meglio di altri reggere la crisi del coronavirus”.
Il governatore uscente Enrico Rossi, non solo ha deciso di ringraziare chi non si è astenuto ma ha anche affermato che Giani era “l'unico che potesse fermare l'estrema destra della Ceccardi”.
Le Sardine con il leader Mattia Sartori dopo gli appelli a Giani in campagna elettorale per “fare riscoprire cosa è la sinistra”, si sono congratulati per la vittoria.
Da par suo il neogovernatore alla sconfitta Ceccardi ha rivolto complimenti perché si è battuta “come una leonessa”, augurandosi di lavorare insieme.
La sua prima uscita è stata la visita al santuario di Montenero e poi grande festa al Mandela Forum di Firenze dove la segretaria CGIL Toscana, Dalida Angelini, non ha voluto far mancare il suo ringraziamento regalando a Giani una maglietta dell'ex “marxista-leninista” Sergio Staino “maledetti toscani”.
In realtà la Toscana disegnata dal programma elettorale di Giani e dei suoi alleati è all'insegna della privatizzazione, della cementificazione, in difesa dei grandi capitali, della truffaldina “identità Toscana”, e non certo del proletariato e delle masse popolari.
Facciamo perciò appello a tutti coloro che da sinistra non si riconoscono in questo modello affinché si uniscano al nostro Partito per combattere il capitalismo, con la lotta di piazza, abbandonando le istituzioni borghesi marce e corrotte e imboccando la via della lotta per il socialismo.
30 settembre 2020