Intervento di Franco Panzarella all’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi di Bologna

Compagne e compagni ho letto con molta attenzione l'Appello di convocazione di questa Assemblea e seguito con altrettanta attenzione gli interventi che mi hanno preceduto.
La sensazione che ne traggo è che finalmente ci sono tutte le condizioni per aprire una grande stagione di lotte al fianco dei 13 milioni e 200 mila lavoratrici e lavoratori del settore pubblico e privato che lottano per il rinnovo dei contratti di lavoro che non devono essere “agganciati agli aumenti di produttività”, come vogliono i padroni e come ha fatto capire anche lo stesso Landini che si è reso “disponibile a parlarne”.
Dobbiamo respingere con forza l'offensiva padronale e la scellerata proposta lanciata dal caporione di Confindustria Bonomi del “Grande patto per l’Italia” che significherebbe legare mani e piedi delle masse lavoratrici al capitalismo.
Agli “Stati Generali” di Villa Pamphili Conte si è schierato nettamente con i padroni a sostegno del disegno confindustriale della “democrazia negoziale”, che altro non è che un nuovo “patto sociale” collaborazionista e neocorporativo tra imprese e governo da una parte e vertici sindacali dall'altra.
Un disegno che mira a far uscire il capitalismo italiano dalla crisi sacrificando gli interessi, i diritti e le conquiste delle masse lavoratrici e popolari.
Restringe ulteriormente il diritto di sciopero e di manifestazione e la democrazia borghese, come si è cominciato a sperimentare durante questa pandemia.
Col pretesto della crisi sanitaria il governo del dittatore antivirus Conte ha di fatto assunto pieni poteri e difende unicamente gli interessi dei pescecani capitalisti e della classe dominante borghese.
Pertanto deve essere chiaro a tutti che, dal punto di vista politico, a livello nazionale, Conte rappresenta il nemico principale del proletariato e delle masse popolari e lavoratrici e va attaccato senza tregua su tutti i fronti a cominciare da quello sindacale, fino farlo cadere.
Bisogna stare attenti a non cadere nell’errore di considerare il governo Conte un “governo amico” perché è costretto a fare qualche concessione alle masse impoverite e senza lavoro a causa della crisi del coronavirus e del capitalismo.
Si tratta solo di piccole briciole che cadono dal banchetto luculliano dei capitalisti e della grande borghesia.
Bisogna comprendere che non siamo tutti sulla stessa barca, come predicano insistentemente Conte e i partiti governativi assieme a papa Francesco. Le barche sono due, quella delle forze del capitalismo e quella delle forze anticapitaliste. L’una e l’altra hanno rematori diversi e destinazioni opposte.
Compagne e compagni io credo che per far fronte a questa sciagurata offensiva padronale sia arrivato il momento di dar vita a un unico movimento sindacale che, come è scritto nell'appello di convocazione di questa Assemblea, vada oltre le appartenenze di sigla e di categoria e che sia capace di incidere profondamente sulle condizioni di vita e di lavoro delle masse lavoratrici e sullo sviluppo della lotta di classe in Italia.
Un onere e un onore che spetta a tutti noi dal momento che i sindacati confederali ormai hanno fatto il loro tempo e i loro vertici a cominciare da Landini hanno definitivamente abbandonato il campo e pensano solo a come spartirsi le cariche e i distacchi sindacali; controllano i lavoratori invece di difenderli legandoli sempre più mani e piedi al carro dei padroni attraverso il ricatto occupazionale e contratti capestro.
Di fronte a tutto ciò anche noi dobbiamo smetterla di procedere in ordine sparso, separatamente e per comparti.
Occorre unire tutte le forze politiche e sindacali e indire al più presto uno sciopero generale unitario di 8 ore con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi con al primo posto la piena occupazione.
Una manifestazione promossa da tutti i sindacati, compreso i confederali se ci stanno, con al centro una parola d'ordine unificante: lavoro, lavoro, lavoro! Il lavoro prima di tutto!
Non un lavoro povero e malpagato; bensì un lavoro ricco, sicuro e in sicurezza, tutelato, garantito, a salario pieno, senza flessibilità e senza aumento dei ritmi di produzione.
Compagne e compagni, in prospettiva io credo che dobbiamo cominciare a pensare anche alla necessità di sciogliere tutti gli attuali sindacati, a cominciare dalla CGIL, dalla CISL e dalla UIL, e costituire un unico sindacato basato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale delle Assemblee generali dei lavoratori e dei pensionati...
 
(Per mancanza di tempo la presidenza ha interrotto l'intervento del compagno. La parte non letta la pubblichiamo qui di seguito).
 
Dobbiamo batterci nelle piazze, nei quartieri, nei luoghi di studio e di lavoro, nelle scuole e nelle università affinché tutti i fondi europei vengano destinati innanzi tutto ai lavoratori disoccupati e licenziati, che vanno sostenuti con un reddito di 1.200 euro mensili, con corsi di formazione e assistenza adeguata per rientrare al lavoro.
Contemporaneamente occorre riformare, semplificare e potenziare gli ammortizzatori sociali in modo che nessun lavoratore sospeso debba restare senza stipendio, che deve continuare ad essere pieno fino alla fine della Cig o all'ottenimento di un nuovo lavoro.
Gli investimenti vanno concentrati prioritariamente in tre settori: sanità, scuola e Mezzogiorno.
Per il Mezzogiorno in particolare occorre un grande piano di investimenti pubblici, che porti ad una maggiore presenza di aziende pubbliche al Sud. A cominciare dall'immediata nazionalizzazione dell'ex Ilva di Taranto, che può e deve rinascere come un grande centro siderurgico moderno e all'avanguardia per efficienza, sicurezza e rispetto dell'ambiente.
I licenziamenti vanno invece bloccati permanentemente, non solo fino a fine anno, come invece richiesto dalle segreterie dei sindacati confederali.
La cassa integrazione va utilizzata fin che serve e deve essere a salario pieno.
Compagne e Compagni: è proprio in questi momenti che bisogna tracciare una chiara e netta linea di demarcazione tra il proletariato e le masse popolari da una parte e la borghesia e il suo governo dall’altra parte.
Il diritto di sciopero e di manifestare deve essere tutelato sempre!
I decreti fascisti di Salvini sulla “sicurezza” vanno aboliti e non riformati come afferma Zingaretti.
A tal proposito permettetemi di esprimere piena solidarietà alle centinaia di compagne e compagni e a tutti gli immigrati di varie zone del Paese con alla testa le lavoratrici e i lavoratori della Alcar Uno di Castelnuovo Rangone e Italpizza di Modena duramente colpiti nei mesi scorsi da questa infame normativa: denunciati, multati e processati, per aver osato scendere in piazza in difesa dei propri sacrosanti diritti.
Proprio come avveniva ai tempi della dittatura fascista di Mussolini.
In particolare rinnovo la solidarietà militante alle 21 compagne e compagni della mia città multati e denunciati insieme ad alcuni esponenti del sindacato SI Cobas e a due giovani studentesse venute a portare la loro solidarietà, perché nell'autunno scorso hanno picchettato i cancelli della Tintoria Superlativa di Prato per protestare contro le terribili condizioni lavorative a cui erano sottoposti con situazioni di gravissima illegalità e sfruttamento.
Compagne e compagni questa è la tessera sindacale della Cgil: il sindacato a cui mi sono iscritto per la prima volta nel 1987 appena finito il mio primo giorno di supplenza in una scuola della provincia di Firenze.
Oggi, per l'unità di questa assemblea, per il bene del proletariato e lo sviluppo della lotta di classe in Italia, io sono disposto a mettere da parte questa tessera per avanzare tutti uniti nella lotta contro il capitalismo, la classe dominante borghese e il governo Conte che ne regge le sorti!
Viva l'unità della classe operaia!
Viva il fronte unito di opposizione sindacale e di tutti gli sfuttati!
Tutti uniti possiamo tornare a vincere e far mordere la polvere ai padroni!
 
Franco Panzarella (Direttivo Camera del Lavoro di Prato, opposizione CGIL)

30 settembre 2020