Mozione fascista e anticomunista al consiglio comunale di Dalmine (Bergamo)
Il “centro-destra” equipara il comunismo al fascismo
La condanna dell'Anpi e delle altre forze antifasciste
Il consiglio comunale di Dalmine, un comune della bergamasca, ha approvato una mozione della maggioranza di “centro-destra” formata da Lega ed altre liste civiche che prescrive a chi vorrà usare uno spazio pubblico, sala comunale o piazza che sia, una dichiarazione in cui si afferma di condannare al pari “fascismo, nazismo, comunismo e radicalismi religiosi”.
Il viscerale anticomunismo della giunta leghista di Dalmine
In un post del 28 settembre su facebook il vice sindaco, capo della lista civica di destra “Passione per Dalmine”, ringrazia il fogliaccio fascista “Il Giornale”, in edicola con soldi pubblici, per l'ampio spazio dedicato quotidianamente al tema con titoli di riabilitazione e di apologia del fascismo, e definisce “ambigue” le posizioni dei gruppi di minoranza ai quali attribuisce l'affermazione “siamo contro il comunismo ma scritta così è anticostituzionale”, che smaschera l'opposizione di cartone del PD e la vergognosa complicità anticomunista sull'intera questione. Infine rilancia il proprio viscerale anticomunismo in riferimento al presidio tenutosi in quei giorni, sottolineando come “i comunisti che gridano allo scandalo manifestavano cantando le stesse canzoni e sventolando gli stessi simboli che hanno ispirato alcuni dei più grandi macellai della storia umana.” La maggioranza si è esplicitamente richiamata alla mozione del parlamento europeo che nel 2019 ha di fatto equiparato il comunismo al fascismo, aprendo una autostrada alle destre nazionali che hanno iniziato a promuovere le proprie norme anticomuniste.
Il ruolo della mozione europea e l'opportunismo del PD
Senza dimenticare che la mozione di Bruxelles fu approvata anche con i voti del PD e delle “sinistre” riformiste europee, oggi proprio il PD si arrampica maldestramente sugli specchi blaterando che l'Odg di Dalmine si spingerebbe “più in là”, non condannando solo i regimi, ma anche l'ideologia stessa, rinnovando in sostanza il suo appoggio alle finalità della mozione europea stessa e facendone in pratica solo una questione di metodo più che di merito.
“Il Bolscevico”
del 2 ottobre 2019 pubblicò un editoriale definendo la risoluzione dell'europarlamento “anticomunista, provocatoria, menzognera e falsificatrice”, denunciando apertamente i rischi che derivavano dal divieto dell'uso dei simboli comunisti, e chiamando subito all'unità dei comunisti e degli antifascisti per impedire al governo e al parlamento italiano di attuare la risoluzione dell'europarlamento.
Queste mozioni delle amministrazioni comunali sono dunque effettivamente i suoi primi frutti (come il precedente a Trieste per fare un altro esempio), la cui responsabilità grava come un macigno sul PD, senza sconti, e al pari dei fascisti e degli anticomunisti di Bruxelles, di Dalmine e di tutti gli altri comuni che hanno proposto analoghe mozioni.
A Dalmine il PRC ha organizzato un presidio sotto il municipio per chiedere di non approvare il documento (poi passato a maggioranza senza alcuna modifica) al quale hanno partecipato decine di comunisti, di antifascisti e di parenti di partigiani convinti che la mozione stessa sia una “provocazione” e “un modo per riabilitare il fascismo e appiattire la storia”; anche l'ANPI si è opposta e con una nota degli organismi di Bergamo e di Dalmine, ha denunciato che la delibera “svilisce e calpesta la Costituzione repubblicana ed offende inoltre la memoria dei partigiani dalminesi”.
Avanti col fronte unito antifascista
Nel comunicato stampa l'ANPI sottolinea inoltre che “la nostra Costituzione pone la pregiudiziale antifascista come elemento fondante, ma non professa l’anticomunismo. (...) La Costituzione stessa è stata redatta anche grazie al contributo fondamentale dei comunisti, riconosciuti come interlocutori preziosi anche da chi, nelle altre forze politiche che hanno fondato l’Italia repubblicana, si trovavano su posizioni politiche diverse quando non diametralmente opposte.”.
Non una parola però sul riferimento europeo che fa da sfondo a tutta la vicenda.
Sostanzialmente quindi la pur auspicata posizione dell'ANPI riguarda esclusivamente una difesa storica del legame, fortissimo, esistente tra l'ideologia comunista e la stragrande maggioranza degli stessi partigiani e delle partigiane (che però avevano in mente una società diversa dall'Italia borghese Repubblicana che fu costituita), in una ottica puramente costituzionale. Nella nota infatti l'ANPI lascia aperta proprio quella breccia che è stata il cavallo di Troia principale che ha consentito il consolidamento della mozione europea e di seguito tutti gli altri provvedimenti comunali, quando sostiene che “il comunismo è una teoria politica, un orizzonte a cui tendere e lo è stato per masse popolari distribuite in tutto il mondo, le quali con le loro lotte hanno spesso conquistato – al di là e oltre le degenerazioni dei regimi politici
– libertà le cui eredità sono state assorbite dalle democrazie più avanzate.”
Una difesa a metà, dunque, che dà spazio e opportunità ai fascisti di oggi e di ieri di continuare a vomitare veleno sull'Urss di Lenin e Stalin e sul socialismo realizzato in quegli anni. Ed è evidente che la subalternità dei vertici dell'ANPI al PD alla “sinistra” riformista e istituzionale ovatta l'analisi e la protesta, e impedisce di dare ali al fronte unito antifascista, come auspica la propria base.
Davanti all'inconsistenza dell'opposizione della minoranza consiliare di “centro-sinistra” non c'è altra strada una grande mobilitazione di massa contro l'avanzata del regime neofascista e ogni tentativo di riscrittura revisionista della storia in chiave anticomunista e delle norme esistenti.
Queste iniziative, ancora limitate ad alcuni comuni del nostro Paese rischiano di essere le prime di una lunga serie che investirà anche lo stesso parlamento. Ecco perché chiamiamo, prima che sia troppo tardi, gli antifascisti e i democratici autentici e conseguenti a un largo fronte unito che si contrapponga a questo disegno volto a criminalizzare e cancellare il comunismo e a isolare e mettere fuorilegge i partiti e le organizzazioni con la bandiera rossa e la falce e martello per dare campo libero ai fascisti del XXI secolo e alla realizzazione integrale dei loro regimi neofascisti.
14 ottobre 2020