Se Mao fosse una pianta i proletari e i marxisti-leninisti devono essere i suoi germogli e la lotta di classe deve continuare a fiorire nonostante le estreme piogge o la più secca siccità
Il 13 settembre il Partito marxista-leninista italiano ha tenuto un grande evento dove hanno partecipato membri e simpatizzanti del Partito, ma io, purtroppo, non ho potuto partecipare alla Commemorazione del grande Maestro del proletariato internazionale Mao Zedong.
Il compagno Angelo Urgo ha presentato un fondamentale discorso. Un discorso che dovrebbe essere fatto in ogni luogo per l'enorme importanza che si cela in queste parole. Come egli ha detto, il proletariato italiano non ha più la coscienza di classe e lo spirito rivoluzionario a causa dello sfrenato revisionismo ideologico e storico portato avanti da parte della borghesia e dai trotzkisti con l'aiuto dei fascisti. Questa stretta cerchia di alleati si riunisce sempre ogni volta che il proletariato insorge o c'è il pericolo che ciò avvenga, ma soprattutto anche in maniera preventiva.
Lenin dovette affrontare gli opportunisti, i socialdemocratici e i “socialisti” borghesi che illudevano le masse lavoratrici secondo il concetto della riappacificazione tra classi e la loro cooperazione. E Lenin nella sua opera “Stato e Rivoluzione” smonta ogni teoria revisionista e, a differenza dei suoi detrattori, dimostra la loro inesattezza attraverso esempi ed eventi concreti.
La cultura borghese e la cultura proletaria sono tra loro antagoniste: mentre il borghese penserà ad arricchirsi e aumentare il proprio profitto, il proletario lavorerà duro per riuscire a sopravvivere e sperare di avere una vita dignitosa.
Le due classi sono inconciliabili e lo saranno per sempre. Inutili sono le favolette che venivano già teorizzate da Rosa Luxembourg, da sempre contro Lenin, e di altri revisionisti, per fare dei lavoratori una fonte di profitto e toglierne la natura rivoluzionaria.
In Italia oggi più che mai il proletariato è in condizioni pessime, al contrario di quanto vogliano fare credere i media borghesi, illudendo le menti dei proletari con il falso mito del benessere capitalista.
Morti e danni sul lavoro, malattie provocate dall'inquinamento delle fabbriche, sono solo un piccolo assaggio di ciò che è realmente la realtà dell'Italia capitalista.
Il premier Conte, durante la dittatura sanitaria, che continua ancora oggi, ha provocato un'ingente quantità di danni economici, a livelli che non si erano visti dalla fine della seconda guerra mondiale.
E se il proletariato oggi tornasse ad avere la coscienza di classe marxista-leninista, la classe borghese sarebbe in pericolo.
Come il nostro amato compagno Urgo afferma, la lotta di classe continua e deve continuare nonostante i limiti imposti per l'emergenza coronavirus (che come giustamente evidenzia, questo virus proviene dai mercati “umidi” che furono banditi da Mao ma reinstaurati nel 1980 con il revisionista borghese Deng Xiaoping).
Usando la mia frase “se Mao fosse una pianta, noi dobbiamo essere i suoi germogli”, ora bisognerebbe riadattarla con “se Mao fosse una pianta i proletari e i marxisti-leninisti devono essere i suoi germogli e la lotta di classe deve continuare a fiorire nonostante le estreme piogge o la più secca siccità”.
Il richiamo interclassista e borghese all'unità nazionale che vada oltre la lotta di classe non solo riecheggiavano nel ventesimo secolo, ma lo sta utilizzando ampiamente anche Giuseppe Conte per “tenere tranquilli” i lavoratori, nonostante abbiano tutto il diritto di manifestare per la mancanza dell'erogazione della cassa integrazione, il lavoro in nero e i licenziamenti.
È magistrale la citazione di Mao che ha usato Urgo riferendosi al fatto che un partito per trionfare deve essere colto e ben conscio della realtà nazionale ed internazionale.
Gli insegnamenti dei cinque grandi Maestri del proletariato internazionale sono sempre attuali e lo saranno per sempre, essendo questi verificati con l'infallibile materialismo dialettico e con l'analisi reale degli avvenimenti, senza affidarsi a filosofie o utopie, ma affidandosi alla più efficiente via per emancipare i lavoratori e le lavoratrici: il marxismo-leninismo-pensiero di Mao. E come non essere d'accordo con la citazione “per il proletariato bisogna dare tutto il cuore, non metà né un terzo”.
E il mio cuore è il PMLI, il proletariato, il socialismo.
È questa la mia vita, la causa comunista, e farò di tutto perché si sviluppino le condizioni per una grande rivoluzione socialista italiana, che come scritto nel Programma generale del PMLI, sarà l'evento più grande e importante del ventunesimo secolo, secondo l'opinione del grande compagno Segretario generale Scuderi, la cui vita è sempre stata travagliata a causa del tormento fascista della borghesia, che ha sempre cercato di censurare il Partito e le sue finalità, provando ad abbatterlo. Ma a distanza di tanti anni, il Partito è ancora vivo, e oserei dire più vivo che mai, come ha effettivamente dimostrato la Commemorazione di Mao, dove hanno partecipato in tanti nonostante i limiti imposti dalla dittatura sanitaria, dimostrando come la lotta di classe e la causa del proletariato è sempre al primo posto nella vita di ogni vero comunista marxista-leninista.
Scuderi, come sempre, ha mostrato la sua vera natura marxista-leninista, saggio e lungimirante, con la parola d'ordine della “unità coi partiti con falce e martello” per l'obbiettivo comune della lotta di classe e la rivoluzione.
Viva il PMLI! Viva il compagno Scuderi e tutti i compagni e le compagne realmente comunisti e comuniste! Viva il proletariato! Coi Maestri vinceremo!
Simone, diciassettenne di Taranto
14 ottobre 2020