Organizzato dalla Federazione del Sociale Usb e con l'adesione di oltre 20 tra associazioni e partiti con la falce e il martello
Presidio sotto la Prefettura a Catania: “Liberate i 18 pescatori ostaggio della Libia”
Calorosi e incisivi gli interventi durante l'assemblea in piazza. Lungo applauso al presidio organizzato da giorni davanti a Montecitorio. Schembri prende la parola a nome del PMLI
Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di Catania
Venerdì 16 ottobre a Catania si è svolto un combattivo e unitario presidio sotto il palazzo della prefettura in Via Etnea per chiedere la liberazione dei 18 pescatori salpati da Mazara del Vallo e in arresto in Libia da oltre 40 giorni.
Al presidio indetto dalla Federazione del Sociale USB con la parola d'ordine “Liberate i 18 pescatori ostaggio in Libia" hanno aderito Femministorie-Documentazione e Memoria Progettuale, Apmp-Pescatori Marineria Catanese, Partito Rifondazione Comunista, Identità Siciliana, Partito Comunista dei Lavoratori, Il Sud Conta, Partito marxista-leninista italiano, GenerazioneBastaGiá, Siciliani Liberi, TerraeLiberAzione, Associazione Thomas Sankara, Fronte Militante per la Ricostruzione del Partito Comunista, Antudo, Potere al Popolo, Centro Solidarietà Popolare "Graziella Giuffrida", MO Unione Mediterranea, Italexit, Azione Civile, Attiva Sicilia, Fasci Siciliani dei Lavoratori. Tanta la partecipazione popolare.
L'incredibile vicenda, su cui i media hanno steso un ignobile velo di silenzio, è così riassunta nel comunicato USB che ha proclamato il sit-in: “Da oltre 40 giorni 18 pescatori, che erano a bordo dei pescherecci siciliani Antartide e Medinea salpati da Mazara del Vallo, sono prigionieri delle forze militari del generale della Cirenaica Khalifa Belqasim Haftar, con il quale l'allora ministro Minniti ha stretto rapporti.
Per la loro liberazione, l’autoproclamato LNA, l’Esercito Nazionale Libico, ha chiesto l’estradizione di quattro scafisti libici detenuti in Italia perché condannati dal Tribunale di Catania per quella che viene definita la 'Strage di Ferragosto', che nell’estate del 2015, causò la morte di 49 migranti...
Intanto, dopo oltre 40 giorni dal sequestro, sono solo i parenti dei 18 pescatori a parlare e a protestare per quello che è successo nel Mediterraneo l'1 settembre e a continuare a chiedere notizie dei loro cari e a chiederne la liberazione...
Silenzio assoluto o imbarazzanti interventi, frutto della strumentalizzazione politica sulla pelle dei 18 sequestrati. E nessuno, comunque, da Conte a Di Maio e Musumeci, da Salvini a Zingaretti, mette in discussione i Trattati firmati dall'Italia con le due fazioni libiche in guerra, i Trattati che hanno permesso la costruzione in Libia, con denaro italiano e dell'UE, dei campi di concentramento per internare i migranti...
I 18 pescatori sono doppiamente in ostaggio: ostaggi dello LNA e ostaggi dei Trattati italo-libici. Il sequestro e la liberazione dei 18 lavoratori è, quindi, legata a questi Trattati firmati da Minniti pubblicamente con Tripoli e sotto banco con Bengasi”.
Ad aprire gli interventi dell'assemblea Orazio Vasta, giornalista freelance
e militante della Federazione del sociale USB di Catania, che ha denunciato come “i 18 pescatori sono doppiamente in ostaggio: di Bengasi e dei trattati italo-libici di Minniti”. Ha condannato “il vergognoso silenzio delle istituzioni statali e governative nazionali e regionali” e chiesto “l'incondizionata e immediata liberazione dei 18 lavoratori”. Claudia Urzi, responsabile regionale della Federazione del sociale USB, telefonicamente si è collegata col presidio in piazza Montecitorio a Roma, dove da settimane stazionano i familiari dei pescatori. I manifestanti catanesi hanno salutato quello a Roma con un caloroso, commosso e prolungato applauso.
Gli interventi sono continuati con il presidente dei pescatori Apmp, Fabio Micalizzi, Santo Musumeci di Italexit, di Raffaele Panebianco di Siciliani liberi Catania e dell'on. Angela Foti di Attiva Sicilia, vice presidente dell'ARS.
A nome della Cellula “Stalin” della provincia di Catania del PMLI, è intervenuto Sesto Schembri che ha portato la solidarietà del nostro Partito alle famiglie dei lavoratori in ostaggio dei libici e condannato senza mezzi termini l'immobilismo del governo Conte e la sua politica imperialista e neocolonialista verso la Libia, dove l'Italia si contende con altri Paesi imperialisti materie prime e i mercati. Ha ribadito che il PMLI appoggia la lotta dei popoli per l'autodeterminazione.
In chiusura Claudia Urzì ha detto: “La nostra mobilitazione non si è esaurita con questo partecipato presidio. Stiamo programmando altri interventi, come la presenza di una delegazione del presidio catanese a Roma, accanto ai familiari dei 18 pescatori di Mazara del Vallo”.
21 ottobre 2020