Coronavirus nei ghetti per migranti della Piana di Gioia Tauro
Ferma denuncia della Flai-Cgil: “Sono affetti da una malattia che non sta risparmiando nessuno, e come tali hanno diritto alle giuste cure”
Dal corrispondente della provincia di Reggio Calabria e della Calabria
“Era inevitabile che il virus si sarebbe presentato alla tendopoli e al campo container senza bussare, anche perché qui porte sicure, non ce ne sono mai state. Qualcuno forse ha creduto che il virus fosse stato così benevolo da risparmiare i migranti?”.
Ad affermarlo è il segretario della Flai-Cgil di Gioia Tauro Rocco Borgese dopo i focolai di coronavirus accertati nei ghetti di Rosarno Testa dell’Acqua e della tendopoli di San Ferdinando, istituite “zone rosse” dal vicepresidente della Regione Calabria, il leghista Nino Spirlì, per cercare di isolare il contagio e “garantire” la quarantena.
In verità tutto questo si sarebbe potuto evitare se il governo centrale e le istituzioni locali borghesi, al servizio del regime capitalista e neofascista, avessero adottato per tempo quelle misure di prevenzione necessarie a salvaguardare la salute dei numerosi “stagionali” impiegati e sfruttati da padroni e caporali nei campi della Piana.
“Per mesi - ribadisce il sindacalista Borgese - abbiamo chiesto che fossero trasferiti in locali sicuri dove permettere, in caso di positività, a tutti di potersi curare serenamente con dignità e rispetto. Ricordiamo che sono lavoratori, sono affetti da una malattia che non sta risparmiando nessuno, e come tali hanno diritto alle giuste cure alla stessa stregua di tutti i lavoratori”.
Ai 17 positivi scoperti nel campo container di Testa dell’Acqua, si aggiungono i 14 migranti della tendopoli di San Ferdinando dove sono stati contagiati anche 3 operatori dell’Associazione Guardie Ambientali, al momento tutti asintomatici.
Un numero che potrebbe aumentare perché i tamponi sono stati effettuati su base volontaria e non a tappeto.
Proprio nel campo sanferdinandese, domenica 18 ottobre alle prime luci dell’alba, alcuni migranti vedendosi impossibilitati ad andare a lavorare nei campi di raccolta, si sono scagliati contro le “forze dell’ordine” schierate a presidio della “zona rossa”.
La protesta si è conclusa con una violenta sassaiola che ha ferito due poliziotti. Nella confusione generale, due migranti sono riusciti ad abbandonare la struttura e a dileguarsi.
Durante il lockdown
, noi marxisti-leninisti, su queste colonne non abbiamo perso occasione per denunciare le pessime condizioni igienico sanitarie in cui versano i numerosi migranti - in gran parte di origine africana - che vivono ammassati nei ghetti e dove le norme anti-contagio non possono essere rispettate, unendoci agli appelli in merito lanciati dalle varie associazioni sindacali e non.
Adesso che la tanto temuta “seconda ondata” di Covid-19 è arrivata, che ne sarà dei lavoratori stagionali? Continueranno ad essere tristemente sacrificati sull’altare del profitto? Nulla di buono si profila all’orizzonte, anche perché il governo del dittatore antivirus Conte, con il recente accordo, invece di abolire i decreti sulla “sicurezza” voluti dall’aspirante duce d’Italia Matteo Salvini, li ha semplicemente addolciti.
Un motivo in più per farla finita con questo inumano sistema di sfruttamento economico capitalista. Non siamo tutti sulla stessa barca: la salvezza dell’umanità risiede solo nel proletariato e nel socialismo.
21 ottobre 2020