Puniti i medici che denunciano le cose che non vanno
Il caso Francesca Perri
I medici che, durante l'emergenza pandemica in corso, denunciano pubblicamente le deficienze delle strutture e delle procedure sanitarie, anziché essere attentamente ascoltati dalle istanze alle quali si rivolgono, vengono spietatamente colpiti affinché tengano la bocca chiusa.
È quanto è accaduto, emblematicamente, a Francesca Perri, dirigente medico in servizio all'Azienda Regionale Emergenza Sanitaria 118 di Roma, la quale è stata colpita da un pesante provvedimento disciplinare comminatale dall'azienda per cui lavora, consistente nella sospensione, senza stipendio, per 30 giorni dall'attività lavorativa a partire dal primo novembre e con nota di demerito nel suo fascicolo personale!
Causa di tale inaudito provvedimento dell'Ares 118 è stata un'intervista, rilasciata dal medico al quotidiano Il Tempo di Roma e pubblicata il 6 aprile scorso, nella quale la Perri denunciava numerose carenze che mettevano a rischio la salute del personale sanitario e dei pazienti nel momento delicatissimo del trasporto dei degenti in ambulanza, quali la scarsità di dispositivi di protezione individuali e soprattutto di guanti, la circostanza che agli operatori delle ambulanze non venivano effettuati i tamponi per la sorveglianza immunologica e l'inadeguatezza degli strumenti per la sanificazione dei veicoli adibiti al trasporto dei malati.
L'Ares 118, anziché prendere atto delle criticità evidenziate dalla propria dipendente che parlava anche in qualità di rappresentante sindacale di Anaao Assomed, ha ritenuto diffamatorio il contenuto delle sue dichiarazioni, tanto che il 30 aprile è stato avviato il procedimento disciplinare, l’11 giugno è stata convocata dinanzi alla commissione disciplinare - dove la dottoressa Perri si è strenuamente difesa con una documentata memoria redatta dai suoi legali - e il successivo 23 settembre è infine giunto il provvedimento, nei confronti del quale comunque il medico ha fatto ricorso.
“Io cerco di tutelare – ha così commentato la Perri, giustificando pienamente anche la sua denuncia pubblica - la sicurezza dell’equipaggio che lavora con me, a stretto contatto con i pazienti e a grande rischio di infettarsi. Mi sono fatta carico di spiegare le criticità in quanto sindacalista ma anche dirigente, responsabile della sicurezza di chi collabora con me“.
In una nota Guido Coen Tirelli, segretario regionale Anaao del Lazio, nel porgere la solidarietà del suo sindacato alla dottoressa Perri, ha definito il provvedimento dell'azienda “un ulteriore attacco alla libertà di parola che, in un Paese democratico, non può essere tollerato”, evidenziando che la sindacalista, lungi dall'aver diffuso notizie diffamatorie, “ha dichiarato il vero, tra l’altro già denunciato dalla scrivente Associazione Sindacale in data 16 marzo 2020 con un Esposto alla Procura della Repubblica oltre che agli Uffici Territoriali del Lavoro Provinciali e, successivamente, con diffida alle Aziende Sanitarie in data 23 marzo 2020“. “Saremo al suo fianco - ha concluso Tirelli a nome di Anaao - nella difesa della libertà di parola e dei diritti che un Rappresentante Sindacale ha di esplicitare pubblicamente ciò che è pericoloso per i Cittadini tutti in tutte le sedi“.
Oltre al sindacato nel quale opera, anche altre sigle sindacali hanno offerto piena solidarietà a Francesca Perri, che è anche politicamente impegnata in qualità di responsabile nazionale per la sanità di Risorgimento Socialista, e in tale veste era al fianco del PMLI e di altre formazioni politiche davanti a Montecitorio nella manifestazione unitaria del 3 settembre scorso organizzata dal Coordinamento delle sinistre di opposizione con la parola d'ordine 'Riconquistiamo il diritto alla salute' (di questa manifestazione ha trattato diffusamente Il Bolscevico n. 29 del 17 settembre 2020).
A Francesca Perri è stato immediatamente inviato un messaggio di piena solidarietà militante del PMLI - tramite il suo incaricato dei rapporti con i partiti e movimenti della sinistra di opposizione e di classe, compagno Erne Guidi - che è al suo fianco, così come è al fianco di tutti gli operatori sanitari così duramente impegnati nell'emergenza sanitaria che ancora investe il nostro Paese.
Il messaggio repressivo che l'azienda ha voluto lanciare alla compagna Perri la colpisce non una, bensì tre volte: come medico le viene intimato di tacere di fronte alle difficoltà nonostante la sua professione le imponga di salvaguardare la propria e l'altrui salute, come rappresentante sindacale le viene imposto di tralasciare le deficienze e le carenze aziendali che potrebbero vulnerare in modo irrimediabile la salute e persino la vita dei lavoratori così duramente impegnati, e come rappresentante politica le viene chiaramente detto che il diritto di critica al sistema può essere addirittura soppresso in nome dell'emergenza sociale, un tema quest'ultimo al quale il governo Conte ci ha abituati a partire da marzo scorso, da quando governa a colpi di decreti governativi che non ammettono discussioni, neppure parlamentari.
L'attacco mosso dall'Ares 118 alla compagna Perri è un atto fascista, inconcepibile in un sistema che si dice democratico perché lede in modo plateale i diritti costituzionali di libertà di parola e di tutela della salute, in quanto un medico che è in prima linea in una grave emergenza sanitaria non ha soltanto la facoltà, riconosciuta a qualsiasi cittadino, bensì il dovere, proveniente da un soggetto qualificato, di denunciare fatti che siano potenzialmente suscettibili di mettere in pericolo la salute pubblica.
Il caso della dottoressa Perri è forse finora il più eclatante, ma non è certo l'unico riguardante operatori del campo della sanità - medici, infermieri, operatori socio sanitari - che hanno pagato con richiami disciplinari e intimidazioni varie le denunce di carenze, di deficienze e di omissioni da parte di datori di lavoro pubblici o privati nei mesi dell'emergenza Covid-19, un fatto inaccettabile tanto più che questo lavoro riguarda la salute di tutta la collettività.
Su Facebook si è formato il gruppo 'Coronavirus, Sars-Cov-2 e Covid-19 gruppo per soli medici' che conta ormai oltre 100mila iscritti che ha già inviato una lettera aperta al ministro della Salute per chiedere il ritiro dei provvedimenti disciplinari già irrogati e l'annullamento di ogni ulteriore conseguenza per quelli già eseguiti nei confronti di medici che li hanno dovuti subire soltanto per le loro denunce di carenze aziendali: “Colleghi che hanno osato lamentarsi – ha scritto il medico romano Paolo Mezzana, uno dei 30 moderatori del gruppo - della mancanza di strumenti di tutela, per loro stessi e per i pazienti, hanno in corso procedimenti disciplinari e non possono nemmeno denunciarlo. Se volessero parlarne a un giornalista dovrebbero farlo come i mafiosi, a volto coperto“.
Per noi marxisti leninisti è inaccettabile che questi lavoratori debbano vergognarsi e nascondersi come se fossero dei criminali, per cui invitiamo gli operatori della sanità - lavoratori che danno tutto a se stessi per curare e tutelare la salute e della vita altrui - a denunciare sia le inefficienze sia le misure repressive delle aziende, e a farlo pubblicamente e in modo compatto e unitario, perché soltanto così è possibile rompere la censura di fatto imposta dal governo e dalle autorità a tutti i livelli e ad aiutare la popolazione a distinguere la verità dalla truffaldina campagna propagandistica di regime, mentre Il Bolscevico
si mette a disposizione di tutti i lavoratori della sanità che, preferibilmente in modo collettivo e unitario, vogliano denunciare qualsiasi tipo di inefficienza e qualsiasi tipo di intimidazione aziendale.
28 ottobre 2020