A Napoli
De Luca, De Magistris e “il manifesto” uniti contro la protesta popolare anticoprifuoco
Il governatore campano ritira il lockdown
Redazione di Napoli
Una vera e propria canea contro i manifestanti del 23 ottobre è stata scatenata all’indomani del grande corteo da parte della stampa del regime neofascista, prima, e successivamente dai caporioni dei poli del regime neofascista, con alla testa De Luca e De Magistris.
“Fanpage”, il cui direttore è Francesco Piccinini - con la partecipazione della velenosa penna di Ciro Pellegrino - cercava di giustificare i suoi titoli che condannavano il corteo riducendolo ad un manipolo di camorristi, ultras e fascisti. Tra l’altro il quotidiano on line martedì 27 smentiva la posizione delle “forze dell’ordine” circa la fantomatica “regia camorristica” in piazza pubblicando un documento-video tenuto negli archivi per tre giorni dove si denunciava un ben altro atteggiamento della polizia nei confronti dei manifestanti: “Se si avvicinano un'altra volta, avanziamo tutti quanti, spariamo (lacrimogeni, ndr) e cerchiamo di ammazzarli col fumo", qualificando la frase come “durissima” e proveniente “da un dirigente della polizia di Stato agli agenti schierati in assetto antisommossa per cercare di respingere i manifestanti”. Il che la dice lunga su come sono andate effettivamente le cose o quantomeno lasciano un alone su quanto riportato dalla redazione di “Fanpage”.
La stampa cartacea non è stata da meno, con una differenziazione significativa. Mentre i primi articoli de “La Repubblica
” e “Il Mattino
” di sabato 24 ottobre sembravano dare una cronaca corretta del corteo lasciando alle foto l’effettiva presenza dei manifestanti, intraprendevano un autentico voltafaccia, probabilmente richiamati dall'alto se non direttamente dall’entourage del governatore De Luca. Infatti, domenica 25 ottobre si scatenavano con articoli a dir poco vergognosi di Leandro Del Gaudio dal titolo “Hooligan, clan e neofascisti: ecco gli 'infiltrati' del corteo” per “Il Mattino
” e “Ultrà, neofascisti e centri sociali. Chi cavalca la rabbia a Napoli” di Dario Del Porto e Conchita Sannino che riuscivano addirittura ad abbinare i giovani dei centri sociali alla teppaglia neofascista, senza uno straccio di prova testimoniale o fotografica.
Non da meno l’articolo di Vincenzo Iurillo su “Il Fatto quotidiano
” di domenica 25 ottobre con un titolo molto simile, ossia “Destra, sinistra e regia camorrista. A Napoli esplode la prima bomba”, ammorbidito da una pagina accanto di analisi della giornalista Wanda Marra in cui si criticava, anche se blandamente, il governatore De Luca.
Tra i detrattori della manifestazione troviamo i rimbambiti trotzkisti de “il manifesto
” che aprono il quotidiano di domenica 25 con “Vedi Napoli” e i manifestanti del presidio davanti Confindustria con le aste delle bandiere in mano, quasi che fossero loro ad aver generato gli scontri e non le cariche a freddo delle “forze dell’ordine” del governo PD-M5S. Un leit-motiv che continua con l’articolo di Adriana Pollice che replica, in terza pagina, le stesse cose scritte dagli altri quotidiani di regime, senza mai attaccare né il governatore De Luca né il governo Conte veri responsabili politici di questa situazione sanitaria ed economica.
Davanti al comunicato di solidarietà del centro sociale torinese “Askatasuna” che sosteneva convintamente la manifestazione di Napoli battezzandola come “una rivolta per non morire”, la stampa di regime in maniera provocatoria e aberrante lo giudicava come la dimostrazione dell’alleanza tra l’eversione di estrema sinistra con quella di estrema destra, tra cui si distingueva la redazione torinese de “La Repubblica
”. Evidentemente non avevano digerito il comunicato che avvertiva: “Come previsto la canea mediatica contro chi è sceso in piazza si è scatenata immediatamente. Ancora non si era abbassato il fumo dei lacrimogeni che già i commentatori politici ipotizzavano eterodirezioni della camorra e dei fascisti, proponevano il solito feticcio degli ultras colpevoli di tutto il male del mondo, associavano le proteste di ieri a quelle No Mask, nonostante il messaggio portato in piazza fosse totalmente diverso". Per Askatasuna "è il momento di tornare ad affermare che la salute è un fatto sociale complessivo e che la ribellione è il sintomo che qualcosa deve cambiare".
La campagna mediatica aveva un padre e una madre: il ministero dell’Interno che con una nota lasciata alle agenzie parlava di “una regia” dietro il corteo e da pochi infiltrati si parlava di un piccolo esercito di ben trecento organizzati probabilmente dalle cosche camorristiche, tanto da spingere la Procura di Napoli ad aprire un'inchiesta. Non a caso la ministra Lamorgese, protagonista delle cariche indiscriminate delle “forze dell’ordine”, ha parlato di “atti di violenza inaccettabile e da condannare con la massima fermezza”, bissato dal presidente della Commissione antimafia, il pentastellato Nicola Morra che ha affermato la presenza di una “sapiente regia ed accertate le presenze di uomini del clan del Pallonetto, Pignasecca e Quartieri Spagnoli”.
Vergognosa anche la posizione del PD di Zingaretti espressa dall’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti: “A Napoli un attacco eversivo” (sic!). Diversa la posizione di un militante di Potere al Popolo, Salvatore Prinzi, che, partecipando al corteo, notava e descriveva quanto segue: “I media nazionali si comportano come i peggiori complottisti: cercano una spiegazione elementare e morale a una dinamica sociale (come se la camorra non fosse quella ad esempio dei Centri d'analisi privati che stanno lucrando su questa situazione, dei grandi costruttori che hanno avuto appalti da De Luca, degli usurai che ora vedranno aumentare il loro potere, ecc...). Semplicemente a Napoli l'indebitamento di questa categoria è maggiore, i servizi forniti dalle istituzioni sono molto più scadenti, e quindi minore la fiducia che si prova, le associazioni di categorie e i corpi intermedi molto più deboli, maggiore è la pressione sociale (…). Certamente sì, chi porta la responsabilità di questa situazione è De Luca. De Luca e il Governo in questi otto mesi non hanno fatto nulla per evitare la seconda ondata che si sapeva sarebbe arrivata. Ora arrivano a chiudere - e questo, per i dati che ci forniscono i nostri compagni che lavorano negli ospedali, è ormai scritto - senza però immaginare misure di reddito e assistenza. Condannano così la gente alla fame - e ad essere arruolata dalla camorra”.
Infine arrivavano le posizioni a gamba tesa del governatore in camicia nera Vincenzo De Luca, vero responsabile politico assieme al governo centrale, e del neopodestà Luigi De Magistris. Dopo i soliti proclami arroganti e spacconi a sostegno delle sue ordinanze, De Luca criminalizzava la manifestazione frutto a suo dire di “alcune centinaia di delinquenti che hanno sporcato l’immagine della città”; e tuttavia rifiutava di rispondere ai manifestanti che lo accusavano per le dichiarazioni in piena campagna elettorale secondo cui “la situazione del coronavirus è pienamente sotto controllo in Campania”. Il presidente della regione rincarava la dose alla trasmissione “Che tempo che fa”, dove alla domanda di Fabio Fazio sulle manifestazioni a Napoli, rispondeva schiumante di rabbia che “i protagonisti della nottata di venerdì c'entrano ben poco con il disagio sociale e con il malessere economico, e sono tre: pezzi di camorra, pezzi di antagonisti e pezzi di neofascisti e pezzi di qualcosa altro. Sapevamo che già da una settimana che alle 23 di venerdì sarebbe scattata la sceneggiata violenta con una parola d’ordine, 'scassiamo tutto'”.
Una squallida figuraccia ha rimediato l’ex pm De Magistris, durante una trasmissione televisiva con la giornalista Lucia Annunziata che gli chiedeva di non rimanere seduto calmo sul divano, ma di recarsi al corteo direttamente sul luogo degli avvenimenti. Imbarazzato il neopodestà balbettava: “Sì posso pure andare, ma non è che posso andare dentro ad uno scontro, in questo momento sarei un attimo più attento a capire cosa sta succedendo”. E poi non tardava a unirsi alla canea contro i manifestanti: “questa non è la Napoli della resistenza. Quello che è accaduto è una pagina buia per Napoli, si tratta di una frangia violenta”.
Roberto Saviano su Instagram scriveva: “Non penso che ci sia un’organizzazione criminale, i militanti fascisti o gli ultrà dietro la protesta. In realtà, queste sono scorie che si sono agganciate alla disperazione. La situazione è drammatica e scoppia a Napoli perché al Sud si trova la parte del Paese più fragile. Sono finiti i pochi risparmi che si avevano e l’equilibrio non ha retto”. Per poi puntare il dito contro il governatore: “È il responsabile del disastro sanitario campano. Attenzione, non l’unico responsabile, ma lui è corresponsabile della sanità campana, che è terribile: tutta fondata sul comportamento eroico dei singoli individui e De Luca lo sa benissimo. Negli ultimi anni, ha tagliato e devastato: la sanità è peggiorata”.
28 ottobre 2020