In quasi 20mila a protestare contro le ordinanze neofasciste
Le masse popolari napoletane cingono d'assedio De Luca
Cinque ore di battaglia. Le “forze dell’ordine” del ministro Lamorgese (M5S) rispondono con manganelli e lacrimogeni. Manifestazioni a Salerno e in provincia di Napoli e di Caserta. Solidarietà dei marxisti-leninisti e partecipazione della Redazione de “Il Bolscevico”
Redazione di Napoli
La notte tra venerdì 23 e sabato 24 ottobre vi è stata una manifestazione a Napoli organizzata da diverse associazioni che si sono richiamate in rete per effettuare un “flash mob” nei pressi di via Caracciolo con l’obiettivo di fare sentire la loro protesta contro le ordinanze neofasciste emanate nel giro di una settimana - e senza nemmeno comporre la giunta - dal governatore con l’orbace Vincenzo De Luca.
Una rabbia che era montata già da diversi giorni in Campania con il blocco dei commercianti di Arzano, in provincia di Napoli, e culminata con il presidio-assedio delle mamme e delle insegnanti dinanzi a palazzo in via Santa Lucia, sede ufficiale della Regione, all’indomani della contestatissima ordinanza n. 79/2020 con la quale De Luca aveva chiuso le scuole in maniera scriteriata e arrogante, senza sentire né i sindacati della scuola né le famiglie degli alunni. La temperatura era salita al punto che sul web e tramite il passa-parola per i quartieri più colpiti dai provvedimenti, decine di giovani operai, piccoli commercianti, precari, disoccupati, quasi tutti del settore del commercio, ma anche ragazzi dei centri sociali napoletani, tutti uniti nel contestare De Luca, chiamato più volte “camorrista”, tanto da riuscire a organizzare una prima protesta nei pressi di piazza Nazionale, replicata, in diverse centinaia, già giovedì 22 ottobre sul lungomare di via Caracciolo. In questa occasione si è capito che la tensione era alle stelle, al punto che gli organizzatori davano un nuovo appuntamento ai partecipanti dei primi giorni di protesta per le 20 del giorno dopo, venerdì 23 ottobre.
Nel giro di una-due ore da tutti i quartieri popolari del centro di Napoli si riversava nelle strade una vera e propria fiumana di giovani e non, “armati” di motorini o a piedi, in particolar modo dai Quartieri Spagnoli, Forcella, Pallonetto S. Lucia, la zona del Mercato e del Pendino e dal rione Sanità. Un fatto per lo più inedito, spontaneo, che non si vedeva da anni in città e dove il proletariato partenopeo per lo più si riversava verso la zona di via Caracciolo, a due passi dalla sede regionale, spinto dalla rabbia contro i proclami fascistoidi di De Luca.
Fin dalle prime battute si attivava la Redazione napoletana de Il Bolscevico
che seguiva sia tramite i social network che effettuavano una diretta con la piattaforma “Local Team”, sia tramite i nostri compagni che si presentavano nell’epicentro del corteo, tutte le evoluzioni della manifestazione. Verso le 21,30 si raggruppavano tra il lungomare di via Caracciolo e via S. Lucia circa 20mila manifestanti al punto che le istituzioni locali e le “forze dell’ordine” del ministro Lamorgese (M5S) venivano letteralmente colte di sorpresa dall’imponenza della protesta, lasciando sfilare il corteo compatto e pacifico per le vie centrali della città.
Persino gli organizzatori - ossia il gruppo denominato “Gli Insorgenti”, rappresentati da due giovani, Gigi Lista e Antonio Esposito - che inizialmente avevano chiamato un “flash mob”, non immaginavano, probabilmente, che le masse popolari rispondessero in maniera così decisa al loro appello: “La risposta ricevuta è stata un successo, chiaro che condanniamo ogni forma di violenza, ma se a capo della Regione Campania c’è una persona che si atteggia a sceriffo, allora non c’è da stupirsi se c’è un clima da Far West”, sottolineano Lista ed Esposito. “L’annuncio di Vincenzo De Luca, il suo continuo prendere in giro i commercianti, la gente comune e i ristoratori, ha spinto tutti all’esasperazione. Siamo nel pieno di una tragedia sociale, il popolo è in difficoltà”, hanno concluso i due promotori.
La travolgente fiumana di lavoratori e lavoratrici, precari, disoccupati e altre categorie, che mantengono in vita la città di Napoli, si spargeva fisicamente tra i vicoli della ormai vicina via S. Lucia per poi raggiungere mano mano la sede del palazzo regionale. Un fatto non gradito all’attuale governatore che non solo non riceveva i manifestanti ma d’accordo con il governo centrale PD-M5S lasciava alle “forze dell’ordine” del ministro di polizia Lamorgese di dirimere il problema come mera questione di ordine pubblico. Un'abitudine della borghesia in camicia nera: quando non si danno risposte - come di lì a poco dirà un operaio ai nostri compagni in piazza - la conseguenza è la repressione delle masse. E così è stato, nonostante il tentativo di alcune mamme di far solidarizzare con il corteo proprio poliziotti e carabinieri fino alla richiesta di deporre caschi, manganelli e scudi e marciare insieme verso il palazzo, lasciando solo il governatore e i suoi lacchè nel chiuso delle sue stanze, fino al totale ritiro delle ordinanze. Niente da fare: polizia prima e carabinieri in assetto antisommossa caricano alcuni ragazzi, tra cui Federico che racconta alla nostra Redazione di essere stato manganellato perché le “forze dell’ordine” non hanno voluto sentire ragioni sulla possibilità di comporre una delegazione pronta a salire da De Luca e chiedere il ritiro dei provvedimenti o quantomeno un alleggerimento.
Scattano le cariche, lanci di fumogeni, il corteo viene una prima volta disperso; ma dopo pochi minuti si compatta di nuovo chiedendo di poter parlare con qualcuno degli uffici regionali. Nel clima di esasperazione due giovani - successivamente arrestati - assaltano una macchina della polizia e vengono subito criticati dai manifestanti e successivamente condannati per direttissima in Tribunale; è il preludio della solita stomachevole campagna della stampa neofascista da cui in un primo momento si erano tirati indietro sia “Repubblica-Napoli
” che “Il Mattino
”, salvo poi correggere il tiro e uniformarsi alla canea che voleva equiparare decine di migliaia di partecipanti a camorristi, fascisti e bande di ultras calcistici. Tutto il contrario! Protagonisti assoluti sono i giovani dei quartieri Spagnoli, del rione Forcella o della Sanità, dei quartieri popolari: e ce ne sarebbero stati di più se il questore Alessandro Giuliano non avesse in maniera provocatoria posto dei veri e propri “check point” di “forze dell’ordine” in alcune zone per non far raggiungere il centro del corteo.
I nostri compagni hanno sudato non poco per giungere al cuore della manifestazione dopo aver attraversato i vicoli, tenuto conto che le strade principali erano completamente bloccate e molti napoletani non riuscivano a venire al corteo a causa dei blocchi imposti all’altezza delle periferie urbane. Com'è successo a Chiaiano con un presidio che ha bloccato la metropolitana. Le “forze dell’ordine”, preso atto della situazione, non hanno potuto far altro che arretrare; e dinanzi all’Università Orientale di Napoli dove a presidiare c’erano centinaia di studenti che hanno contestato De Luca.
La protesta si è estesa e ha visto protagoniste anche le masse della provincia di Napoli e parte di quella di Caserta: così ad Ercolano, Giugliano, Aversa e Pomigliano D’Arco. Ma anche Salerno, uno smacco per l’ex neopodestà di tale città, dove le masse hanno inscenato un presidio per dire basta sia ai toni arroganti del governatore che alle sue ordinanze neofasciste.
Soltanto tra le 23:30 e la mezzanotte riusciva a tornare alla normalità e la nostra Redazione, che affiancava in piazza i manifestanti asserragliati dinanzi alla sede regionale, raccoglieva qualche intervista. Come quella a Salvatore, operaio ottico di Forcella: “ho cinque figli, tutti nel settore del commercio. Fabbriche non ce ne sono e tutti in famiglia riusciamo a vivere, ma con questo lockdown improvviso di De Luca verremo licenziati tutti. Siamo esasperati”. O come Concetta, storica ristoratrice sempre di Forcella, la sua famiglia ha una piccola trattoria da 80 anni: “Sono scesa in piazza, non se ne può più: le tasse ci stanno ammazzando lentamente, chi le pagherà se chiudiamo?”.
All’inizio del corteo gli operatori Sky-tg24, Vincenzo Triente e Fabio Giulianelli, con il cronista Paolo Fratter ricevevano qualche lieve spintone, così come gli operatori della tv locale “Canale 21”. I manifestanti subito solidarizzavano con i giornalisti che rispondevano tramite la voce di Fratter rassicurando tutti di stare bene. In un video ad hoc il giorno successivo egli diceva: “Napoli non è una città violenta, è complicata ma meravigliosa, accogliente, è una città che sa tendere la mano, piena di umanità, di energia, di creatività. Napoli è un dono”.
La manifestazione, infine, si trasformava in un presidio permanente a S. Lucia che si concludeva prima dell'alba, tra le 4 e le 5, in un clima fraterno e di unione tra i manifestanti ancora rimasti.
28 ottobre 2020