Nigeria
Manifestazioni contro la polizia e per il lavoro e gli aumenti salariali
Per 2 settimane le piazze della Nigeria, il paese più popoloso dell’Africa, si sono riempite di manifestanti per una forte protesta nata contro le violenze delle squadre speciali della polizia e cresciuta con nuove richieste sociali, il lavoro e aumenti salariali, da parte sopratutto di giovani che in prima fila hanno affrontato la pesante repressione di agenti e esercito. Il governo del presidente Muhammadu Buhari invitava alla protesta pacifica ma intanto la polizia sparava sui manifestanti con un bilancio di una sessantina di morti, secondo Amnesty International.
Le protesta era partita dopo che il 3 ottobre erano stati diffusi in rete dei video che denunciavano l'assassinio di un giovane, ucciso con un colpo a sangue freddo da un agente delle Squadre speciali anti-rapina (Sars) nella città meridionale di Ughelli.
Le squadre speciali della polizia erano nate nel 1994 e sono un eredità del regime militare quando erano state protagoniste di estorsioni, torture e omicidi. Unità specializzate nella repressione delle opposizioni e impegnate in attività di criminalità comune con la copertura istituzionale che non è venuta meno durante le proteste del 2017, quando sono state solo formalmente riorganizzate e hanno continuato il loro lavoro criminale. Un rapporto di Amnesty dello scorso giugno ha documentato il caso di almeno 82 vittime, poveri di età compresa tra i 18 e i 35 anni. D'altra parte il presidente Muhammadu Buhari, insediatosi il 29 maggio 2015 è un ex generale che ha già ricoperto la carica dal 1983 al 1985 in qualità di Presidente del Consiglio militare supremo. Dopo le ultime proteste il presidente annunciava lo scioglimento delle Sars ma gli agenti speciali erano solo ridistribuiti in nuove squadre della Swat (Special weapons and tactics team) e le manifestazioni e gli scontri di piazza non si erano fermati coi manifestanti che protestare anche contro il governo per l’impunità garantita ai poliziotti.
Dalle proteste sui social con l’hashtag #endsars alle manifestazioni in strada il passo era breve e l'8 ottobre iniziavano le manifestazioni di una folla di manifestanti in piazza a Lagos, la capitale economica del Paese, più volte bloccata dai cortei, dall'assedio dell'aeroporto e da assalti a stazioni di polizia e a Benin City, la capitale dello Stato di Edo, dove le autorità locali imponevano il coprifuoco, mentre nella capitale federale Abuja era l'esercito schierato in forze a opporsi ai manifestanti.
La mobilitazione sostenuta inizialmente in gran parte dai giovani ha ricevuto un sostegno sempre più largo dalla popolazione che chiedeva riforme e un reale cambiamento nel paese, non solo la fine della repressione delle squadre speciali e la punizione dei criminali ma anche una "migliore rappresentanza dei giovani sulla scena politica, aumenti salariali e lavoro". E otteneva un sostegno anche da nigeriani emigrati, compresi nomi famosi di sportivi e artisti che con la loro solidarietà hanno amplificato le ragioni di una protesta che in parte ha richiamato quella degli afroamericani che si sono ribellati agli omicidi della polizia negli Usa.
La protesta contro gli abusi delle Sars, la ribellione soprattutto dei giovani ha dato una scossa al governo di Buhari per aver coperto gli abusi degli agenti ma anche per non aver fatto nulla a favore delle masse popolari, della parte più povera della popolazione colpiti dagli effetti della pandemia e da una crisi economica aggravata dal crollo del prezzo del greggio, la cui vendita rappresenta la voce principale del bilancio nazionale di un paese che è tra i primi produttori mondiali.
28 ottobre 2020