Non chiudere le scuole. Studenti in presenza
Di fronte all'impennata della seconda ondata di contagi, ampiamente prevista fin dalla scorsa primavera, le solenni promesse accompagnate da roboanti campagne stampa sulla “riapertura delle scuole a settembre in presenza e in sicurezza” sparse a piene mani nei mesi scorsi dal premier Conte e dalla ministra a Cinquestelle Azzolina si sono rivelate una colossale menzogna ai danni di milioni di studenti, insegnati, genitori e personale Ata di nuovo alle prese con la chiusura delle scuole e la dannosa e discriminatoria didattica a distanza.
In otto mesi, né il governo centrale, né le Regioni e i Comuni ai vari livelli, sono stati in grado di mettere a punto piani nazionali integrati di interventi utili a scongiurare il diffondersi dei contagi nelle scuole.
Il trasporto pubblico e i servizi diagnostici a livello territoriale e locale non sono stati potenziati. In molti istituti manca perfino il medico referente e il personale adatto per gestire l'emergenza in ingresso e in uscita e segnalare gli eventuali casi di contagio alle Asl.
Migliaia di pendolari e studenti sono stipati nei viaggi in treni e autobus sovraffollati che rendono più facile il diffondersi dei contagi e molto più difficile invece il tracciamento dei contatti e dei positivi.
Mentre in molte zone e città mancano perfino i tamponi e il personale medico e infermieristico è largamente insufficiente per far fronte alle richieste con conseguenti ritardi che a volte superano i 10 giorni fra l'effettuazione del test e la comunicazione del risultato.
Le “classi pollaio” con più di 25 alunni sono addirittura aumentate rispetto all'anno scorso a causa della mancanza di aule attrezzate e idonee a garantire un minimo di distanziamento e di sicurezza per chi le frequenta. Mentre il famigerato “piano per l'edilizia scolastica” annunciato da Conte e Azzolina nei mesi scorsi è caduto nel dimenticatoio e nemmeno se ne parla più.
Invece di potenziare gli organici, assumendo tutto il personale necessario per garantire un avvio ordinato e in sicurezza dell'anno scolastico, la ministra Azzolina ha ostinatamente bloccato i concorsi già programmati a luglio scorso e imposto il loro svolgimento in presenza proprio in questo periodo, tra la fine di ottobre e i primi di novembre, nel bel mezzo della nuova ondata di contagi già prevista dallo stesso Comitato tecnico scientifico.
Invece di procedere all'assunzione di circa 32 mila docenti precari con alle spalle oltre tre anni di insegnamento attraverso un concorso riservato per soli titoli e servizio, Azzolina in questi giorni sta costringendo oltre 65 mila candidati a muoversi in tutto il paese per partecipare alle prove concorsuali che andranno avanti fino al 9 novembre causando un forte aggravio di lavoro, disagi e disservizi al personale e agli istituti sede di esame e ovviamente aumentando ulteriormente il pericolo di nuovi contagi.
Non solo, già ad agosto e sempre per decreto, il governo ha introdotto nella scuola anche il cosiddetto “contratto Covid” per le supplenze temporanee che prevede il licenziamento del dipendente in caso di chiusure parziali o totali dell'istituto. Una sorta di caporalato di Stato, in pieno contrasto con le norme contrattuali e costituzionali, che la dice lunga sulle velleità autoritarie del dittatore antivirus Conte e della ministra Azzolina che a sua volta ha rincarato la dose imponendo agli insegnanti di effettuare almeno 20 ore aggiuntive di didattica digitale integrata per gli studenti malati o in quarantena e 33 ore di insegnamento all'anno da dedicare alla nuova materia di Educazione Civica. Per non parlare della pubblicazione delle nuove graduatorie on line, quasi tutte con punteggi sballati e sotto ricorso, che a tutt'oggi stanno procurando gravissimi ritardi per le nomine dei supplenti.
Di fronte a questo totale fallimento, confermato dalla nuova ondata di contagi che ha già ampiamente superato i record di marzo e aprile scorsi, il governo sceglie la strada più semplice: criminalizzare i giovani, gli studenti e chiudere la scuola e la movida.
“Il governo – come ha giustamente denunciato il movimento degli studenti sceso in piazza nei giorni scorsi - non può continuare a puntare sulla didattica integrata digitale senza tener conto di tutti quegli studenti che non hanno i dispositivi e connettività necessari per seguire le lezioni, isolandoli di fatto dalla didattica e alimentando la dispersione scolastica, così come gli studenti che hanno contratto il virus non possono essere isolati. Occorre fermare al più presto la dispersione scolastica che dopo la pandemia ha raggiunto il 14 percento con il picco al Sud dove raggiunge addirittura il 19, e permettere a tutti e tutte di accedere all'istruzione.
Serve un piano nazionale che abbatta le classi pollaio, ampliando gli spazi e assumendo un organico scolastico potenziato ed eliminando il precariato a cui centinaia di insegnanti sono costretti. Il trasporto pubblico va incrementato aumentando le corse sovraffollate attraverso l’inserimento di nuovi mezzi di trasporto che riescano ad accogliere le esigenze degli studenti, quanto a garantirgli di arrivare a scuola negli orari previsti in caso di entrate e uscite scaglionate”.
La scuola deve rimanere aperta, in tutta sicurezza e con gli studenti in presernza.
A chiudere i battenti deve essere il governo del dittatore antivirus Conte e della ministra Azzolina!
28 ottobre 2020