Si indurisce la lotta contro la chiusura dello stabilimento
Gli operai Whirlpool occupano la stazione centrale e l’aeroporto di Napoli
Continuano i fallimenti del governo del dittatore antivirus Conte sul fronte lavoro
Redazione di Napoli
Non si ferma ma anzi si inasprisce la lotta degli operai e delle operaie della Whirlpool di Napoli dopo l’annuncio della chiusura definitiva dello stabilimento di proprietà della multinazionale americana.
Dal 31 ottobre sera i lavoratori in assemblea decidevano praticamente all’unanimità di presidiare in maniera permanente la storica fabbrica di via Argine annunciando importanti iniziative di lotta che sfociavano martedì 3 novembre nell’occupazione, prima, della vicina stazione di Gianturco, a due passi dall’ormai ex zona industriale di Napoli, per poi dirigersi verso la stazione centrale. Qui gli operai concludevano il corteo - anche questo deciso in assemblea per alzata di mano - occupando la stazione per circa un’ora. Una protesta che non si fermava e che, invece, si replicava lunedì 9 novembre laddove il corteo operaio questa volta si volgeva verso l’aeroporto di Capodichino.
Nulla hanno potuto le “forze dell’ordine” del ministro Lamorgese dinanzi alla dirompente protesta operaia che finiva con l’occupazione anche dell’aeroporto di Napoli, tra l’incredulità dei passeggeri. Centinaia di lavoratori presidiavano l’entrata e la parte superiore gridando “Lavoro, lavoro!” e occupavano diverse parti dell’aeroporto internazionale per tutta la mattinata: “Andremo avanti nella lotta finché il governo non ci darà delle risposte serie”, affermava con forza un operaio. E anche il governo PD-M5S viene colpito dai fischi cominciando dal dittatore antivirus Conte e finendo contro il reale responsabile secondo gli operai, ossia il ducetto Luigi Di Maio, che ha sparso illusioni con le sue promesse vacue, sia quando era ministro del Lavoro, che dopo.
Secondo Antonio Accurso, segretario generale Uilm Campania "Alla luce delle informazioni di mercato del settore che indicano la stessa Whirlpool in crescita importante, la Electrolux e la Candy che investono in Italia proprio sullo stesso prodotto di Napoli, le lavatrici alto di gamma, è sempre più incomprensibile la scelta dell'azienda e non accettabile l'impotenza del governo nell'imporre il rispetto degli accordi che prevedevano il rilancio di Napoli".
Nel frattempo in maniera opportunista e demagogica anche il neopodestà De Magistris ha parlato di nazionalizzare lo stabilimento; ma la posizione dei marxisti-leninisti è ben diversa e si distingue da quella dell’ex pm che ritiene che una volta nazionalizzata e sanata la società potrà essere ceduta a privati coscienziosi secondo la sua personalissima idea che esiste anche un “privato bene comune”.
11 novembre 2020