Sciopero nazionale
Le lavoratrici e i lavoratori della Whirlpool non mollano
La multinazionale americana non cambia idea e il 31 ottobre ha confermato la chiusura definitiva dello stabilimento di Napoli. Dallo stesso giorno l'azienda ha vietato a qualsiasi persona l’accesso alla fabbrica che “sarà consentito soltanto previa richiesta scritta autorizzata dalla direzione, per i soli fini del legittimo esercizio dei diritti sindacali derivanti dal CCNL o altre comprovate esigenze personali”.
Una decisione che getta sul lastrico 400 lavoratori i quali cesseranno di ricevere lo stipendio alla fine del 2020, senza considerare che ce ne sono più del doppio nell'indotto che subiranno pesantissime ripercussioni dalla chiusura dello storico stabilimento di Via Argine. Un'ulteriore perdita di posti di lavoro che una città afflitta da una cronica disoccupazione come Napoli non può permettersi.
Nonostante Whirlpool abbia cercato in tutti i modi di mettere i lavoratori dei suoi stabilimenti italiani gli uni contro gli altri (chiusure contro promesse di investimenti), ci sono stati scioperi a ripetizione in tutte le fabbriche con due questioni all'ordine del giorno: la mancata attuazione del piano industriale da parte di Whirlpool sottoscritto nel 2018, che ha portato alla chiusura dello stabilimento di Napoli, e il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici.
Per tutto il mese di ottobre si sono susseguiti scioperi, manifestazioni e picchetti negli stabilimenti di Cassinetta (Varese) e Comunanza (Ascoli Piceno). Mobilitazioni e solidarietà ai colleghi napoletani anche dai lavoratori dello stabilimento di Siena, lo stesso hanno fatto gli operai di Carinaro (Caserta) e Fabriano (Ancona); in queste due fabbriche è forte la preoccupazione di perdere altri posti di lavoro. Ancora più dura la lotta a Napoli dove ci sono stati anche blocchi stradali.
Il 5 novembre, giornata di sciopero di 4 ore per i metalmeccanici, il coordinamento Whirlpool di Fiom, Uilm e Fim ha proclamato l'astensione dal lavoro per otto ore in tutti e sei i siti italiani del gruppo. Grande partecipazione degli operai non solo a Napoli; a Cassinetta ad esempio, la fabbrica è rimasta completamente vuota grazie anche all'adesione degli impiegati.
Nella città partenopea lo sciopero si è allargato a tutta l'industria e al terziario, riunendo i lavoratori delle aziende in crisi nell'area metropolitana di Napoli. La manifestazione di Piazza Dante è stata aperta dall'inno di battaglia cantato dalle combattive lavoratrici Whirlpool. Sull'aria di una canzone cilena hanno urlato: "Siamo il grido libero e feroce di lavoratori messi su una croce". “Napoli e gli operai non mollano”, “Whirlpool non si libererà facilmente di noi” sono state le dichiarazioni fatte dal palco e dalla piazza.
La Fiom ricorda come la multinazionale nord americana “ha preso un accordo con sindacati e governo, che ovviamente non prevedeva la chiusura, ha comprato Indesit, ma dopo 5 mesi dall'aver preso i soldi decide di chiudere Napoli. Questo non è accettabile, e non è accettabile che il governo non faccia rispettare il contratto che è in essere".
Il governo prima ha fatto credere che la vertenza si potesse risolvere grazie all'allora ministro del Lavoro del governo Conte I Di Maio, e successivamente viene fuori che non ci sono strumenti di nessun tipo per costringere la Whirlpool a rispettare i propri impegni. Questo non è vero perché quando si vuole imporre il coprifuoco o restringere le libertà democratiche borghesi con la scusa del Covid il governo lo fa attraverso decreti immediati; perché non lo si può fare per impedire alla Whirlpool di scappare da Napoli dopo aver preso fior di finanziamenti pubblici e salvare centinaia di posti di lavoro?
11 novembre 2020