Col pretesto di impedire l'infiltrazione di terroristi
Blocco navale e aereo dell'Italia davanti alla Tunisia per fermare i migranti
Brigate italo-francesi ai confini dei due paesi
L'Italia, d'accordo con la Francia, attuerà un blocco aero-navale davanti alla Tunisia per impedire la partenza di migranti. Ad annunciarlo il 6 novembre è stata la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese dopo la visita a Roma del suo omologo francese Gerald Dermanin, venuto a sollecitare dal governo italiano un'azione comune contro l'”immigrazione clandestina” dopo l'attentato terroristico di Nizza compiuto da un tunisino sbarcato a Lampedusa e transitato sul suolo italiano prima di arrivare in Francia.
“È un piano che dovrebbe prevedere una collaborazione stretta con le autorità tunisine e dovrebbe essere previsto il posizionamento di assetti navali o aerei che possano avvertire le autorità tunisine di eventuali partenze da quei territori in modo che possano intervenire in autonomia nelle loro acque territoriali. È un alert che noi daremo alle autorità tunisine per rendere più agevole il rintraccio delle imbarcazioni che partono”, ha spiegato la ministra dopo l'incontro col suo collega francese, che è ripartito per Tunisi per presentare il piano comune al presidente Kais Saied.
In pratica i mezzi aerei e navali italiani dovrebbero stazionare in acque internazionali davanti alle coste tunisine e avvertire la guardia costiera di Tunisi della partenza di natanti con immigrati a bordo in modo che essa possa intercettarli per tempo e riportarli indietro: lo stesso modello dell'accordo tra l'Italia e il governo di Tripoli che affida a quest'ultimo il lavoro sporco di riportare i migranti nei lager in cambio di lauti compensi, in modo che Italia ed Europa non possano essere accusate di effettuare direttamente i respingimenti, che sono vietati dal diritto internazionale. La contropartita, per il governo tunisino, sarebbe infatti quella della promessa di aiuti europei all'economia di quel Paese colpito da una grave crisi aggravata anche dalla pandemia.
Inoltre, nell'incontro di Roma, i due ministri dell'Interno si sono accordati anche per la sperimentazione per un periodo di sei mesi di brigate miste di poliziotti italiani e francesi che controlleranno i confini tra i due Paesi, con l'apertura a Bardonecchia di un ufficio apposito della polizia di frontiera. Col pretesto di impedire l'infiltrazione di terroristi dall'Italia alla Francia si vuole bloccare in realtà il ricongiungimento dei migranti che transitano in territorio italiano con i loro parenti che vivono e lavorano in Francia.
Il piano del blocco aero-navale era stato studiato e messo a punto d'intesa anche con il ministro della Difesa Guerini e il ministro degli Esteri Di Maio, che proprio pochi giorni prima dell'annuncio aveva rilasciato un'intervista al Corriere della Sera
annunciando misure più drastiche per contrastare il fenomeno migratorio. E dopo che Salvini, prendendo al balzo l'attentato di Nizza, aveva chiesto a gran voce le dimissioni della ministra Lamorgese tornando ad invocare la chiusura dei porti. Un'offensiva, quella dell'aspirante duce d'Italia, spalleggiato all'interno del governo dal ducetto pentastellato, che evidentemente sta dando i suoi frutti, se in un'intervista a Il Giornale
, riportata anche sul sito del Viminale, Lamorgese ha sentito il bisogno di sottolineare i progressi fatti nelle trattative col governo tunisino per accelerare i rimpatri: “I cpr, per funzionare meglio, dovrebbero essere a porte girevoli: nel senso che tu entri, esci e vieni rimpatriato. Sono fondamentali gli accordi coi Paesi di provenienza. In Tunisia sono andata due volte e ho ottenuto che da 2 voli a settimana, con 40 persone ad aereo, si passasse prima a 3 e ora a 4. Pensi che sono andata in Algeria dove non vedevano un ministro dell'Interno dal 2017. Ora abbiamo fatto un tavolo di lavoro e manderanno un pool di persone per darci una mano per le identificazioni”, ha dichiarato infatti la ministra.
Esulta manco a dirlo Giorgia Meloni, che del blocco navale antimigranti ne ha fatto una vera ossessione e del quale adesso reclama il copyright: “E alla fine, dopo anni di propaganda immigrazionista, a seguito dell’attentato di Nizza e della (giusta) irritazione francese ed europea, il Governo italiano si affanna a promettere un cambio di rotta sul controllo delle frontiere”, ha scritto sulla sua pagina Facebook la la ducetta di FdI. “Sembra una buona idea, no? Potremmo anche dirlo con altre parole: ’blocco navale al largo delle coste africane, in accordo con le autorità locali, per fermare la partenza dei barconi'”, prosegue la leader dei fascisti storici, che aggiunge: “Buongiorno sinistra italiana! Fratelli d’Italia lo dice da anni e anni, spiegando che se l’Italia non controlla i propri confini rischia di essere buttata fuori da Schengen. È quello che purtroppo sta accadendo, con gli Stati europei che ripristinano i controlli alla frontiera con l’Italia. Se il Governo vuole veramente cominciare a contrastare l’immigrazione illegale di massa, non si sforzi a cercare soluzioni sconosciute alla sinistra e ai grillini, può semplicemente applicare le storiche proposte di Fratelli d’Italia. Sono già pronte”.
Curiosamente il piano Lamorgese era stato anticipato quasi nei dettagli lo scorso agosto dall'ammiraglio di divisione Nicola De Felice, già addetto militare in Tunisia: “I perduranti sbarchi di clandestini a Lampedusa confermano il fallimento della politica migratoria vetero-colonialista del Governo italiano basata sulle sole donazioni a fondo perduto alla Tunisia”, aveva dichiarato costui in una nota, aggiungendo che “l’unica soluzione è una missione in terra tunisina con una squadriglia aeronavale della Marina e Guardia di Finanza, finanziata dall’Ue, concordata con il Presidente tunisino Kais Saied. Equipaggi misti con lo specifico compito di dirigere le unità navali tunisine per le operazioni di polizia, arresto degli scafisti e di recupero dei clandestini che provano a partire. Una missione simile a quella attuata in Libia con l’accordo Berlusconi-Gheddafi che aveva dato ottimi risultati”. “La diplomazia si muova – concludeva l’ammiraglio – nel convincere il governo tunisino a collaborare, facendo eventualmente pressione sugli accordi economici e commerciali sia con l’Italia che con l’Ue”.
A quanto pare le bellicose sollecitazioni degli ambienti militari nostrani, sempre ansiosi di mostrare i muscoli nel “cortile di casa” nordafricano, non hanno trovato orecchie sensibili solo nella fascista Meloni ma anche nel governo Conte: la cui politica verso gli immigrati non è per nulla cambiata, anzi è in perfetta continuità con quella di quando al Viminale c'era l'aspirante duce Salvini.
25 novembre 2020