La lotta dei lavoratori tarantini contro i padroni Arcelor Mittal continua senza sosta
Dal corrispondente di Taranto
Al governo non importano le lamentele del proletariato jonico, al contrario, difende gli interessi di profitto della borghesia tiranna che schiavizza, sfrutta, licenzia e condanna a morte i tarantini da molti anni, fin troppi.
I lavoratori quindi, accompagnati dai sindacati FIM, FIOM e UILM, hanno scritto una lettera a dir poco terrificante che denuncia la situazione invivibile dell'ex Ilva al prefetto di Taranto Demetrio Martino. La lettera dice: “In fabbrica si vive ormai in un clima di terrore in cui qualsiasi episodio viene utilizzato dalla multinazionale per licenziare i lavoratori senza verificare le vere ragioni della causa che ha scatenato l'incidente”. I sindacati aggiungono che “le cause vanno ricercate nella mancanza di una programmazione di manutenzioni ordinarie e straordinarie tale da determinare un clima di incertezza persino per gli stessi lavoratori che ogni giorno, nonostante le difficoltà, garantiscono la continuità produttiva”.
I sindacati si lamentano inoltre di non essere stati informati riguardo alla trattativa tra governo e azienda senza coinvolgere parti sociali e istituzioni locali. I lavoratori denunciano il governo che vuol patteggiare a favore della multinazionale, evidenziando la criticità legata all'atteggiamento della famiglia Mittal, che abbatte il “costo del lavoro” a discapito della sicurezza degli operai.
L'11 novembre si è svolta una manifestazione di operai e sindacalisti, ma tra i lavoratori tarantini si respira aria di stanchezza contro quei sindacati che fanno lo stesso gioco dei padroni e dello Stato borghese. È l'ora di un grande sindacato che viene dal basso, che rappresenti il proletariato e che lotti veramente per esso e non che sia un'organizzazione di parata.
25 novembre 2020