Sahara occidentale
Il popolo sahrawi difende il proprio diritto all'autodeterminazione
L'Onu copre l'occupazione marocchina

 
La guerra tra l'esercito occupante del Marocco e le formazioni della Repubblica Araba Sahrawi Democratica (Rasd) che recentemente covava sotto la cenere è riesplosa dopo l'intervento dell'esercito di Rabat contro manifestanti saharawi che protestavano al posto di confine meridionale con la Mauritania nella zona di Guerguerat. La reazione militare del presidente della Rasd e del fronte di liberazione Polisario, Brahim Ghali, è finita dopo alcuni giorni per l'intervento del segretario generale dell'Onu, il portoghese Antonio Guterres, che ha concordato un cessate il fuoco col re del Marocco Mohamed VI. Dopo 29 anni di tregua sorvegliata dalla missione dei caschi blu chiamata Minurso l'Onu non può tenere ancora congelata la situazione del Sahara Occidentale occupata dal Marocco dopo la fine della colonizzazione spagnola e soprattutto continuare a negare il diritto del popolo saharawi a decidere del proprio futuro e aver un proprio Stato con il referendum promesso negli accordi del 1991 e mai realizzato.
La mattina del 13 novembre l’esercito marocchino interveniva per disperdere la manifestazione di militanti sahrawi che da tre settimane bloccavano il passaggio al posto di frontiera di Guerguerat, una importante via di transito delle merci marocchine in direzione dell’Africa sub sahariana che il governo di Rabat negli ultimi quattro anni ha cercato di potenziare con l'ampliamento e il completamento della strada asfaltata che attraversa da nord a sud i territori occupati. Un progetto ostacolato dai sahrawi perché rappresenterebbe un rafforzamento dell'occupazione marocchina sotto gli occhi compiacenti della Minurso.
Il blocco del posto di frontiera di Guerguerat era l'ennesima denuncia saharawi del mancato rispetto dei loro diritti da parte di Rabat. E all'invio dell'esercito marocchino che tra l'altro violava anche gli accordi di tregua sulla demilitarizzazione della parte meridionale del Sahara orientale il presidente della Rasd rispondeva con la mobilitazione generale, la fine del cessate il fuoco in vigore dal 6 settembre 1991 e gli attacchi alle postazioni marocchine lungo il muro costruito da Rabat e che divide in due, da nord a sud, il Sahara Occidentale confinando i sahrawi nel 20% del loro territorio e nei campi oltre la frontiera con l'Algeria.
Il referendum sull'autodeterminazione del popolo sahrawi che era previsto dal piano di pace dell’Onu del 1991 non è mai stato realizzato poiché il Marocco, che lo aveva solo formalmente accettato, lo ha regolarmente boicottato e vorrebbe continuare l'occupazione illegale camuffata da una non meglio specificata autonomia regionale entro i confini del regno. Un disegno coperto dall'imperialismo francese che col suo diritto di veto blocca l'azione del Consiglio di sicurezza dell'Onu che si è adeguato alla gestione della situazione esistente rinnegando financo le proprie risoluzioni a favore del principio di autodeterminazione che sancivano la decolonizzazione dell’Africa. La politica dello struzzo è stata seguita anche dalla Ue imperialista che ha continuato a stipulare accordi economici con Rabat che comprendevano anche il Sahara Occidentale, nonostante il Tribunale e la Corte di giustizia europei affermino la sua non appartenenza al Marocco.
Lo scorso settembre il governo della Rasd aveva per l'ennesima volta protestato all'Onu per l'atteggiamento complice della Minurso con gli occupanti marocchini; la risposta del Consiglio di Sicurezza stava nella risoluzione approvata a fine ottobre che prorogava di un anno la missione dei caschi blu, senza alcuna modifica del loro mandato e soprattutto senza dire neanche una parola sul referendum negato né sul diritto all'autodeterminazione del popolo sahrawi.

2 dicembre 2020