Su iniziativa della Rete nazionale transfemminista Non una di meno il 25 e il 28 novembre
Donne in piazza per la sanità e la scuola pubblica nella giornata internazionale contro la violenza
Una donna uccisa ogni tre giorni, nell'89% dei casi in ambito familiare
Nonostante le forti restrizioni imposte dalla dittatura antivirus di Conte, anche quest'anno come da 4 anni, su iniziativa della rete nazionale transfemminista Non una di meno, le donne sono scese in piazza il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere, abbinando a questa data anche sabato 28 novembre.
In oltre 15 città del nostro Paese, in svariati modi via web ma soprattutto in presenza: sit-in, flash mob o conferenze stampa le donne sono ritornate nelle piazze con lo slogan coniato da NUDM “Se ci fermiamo noi, si ferma il mondo!”. I temi centrali: la sanità e la scuola pubbliche, poiché questa pandemia e le relative misure prese dal governo stanno pesando enormemente sulle spalle delle masse femminili, l'oppressione della doppia schiavitù domestica e salariale è elevato all'ennesima potenza. Molte donne sono state costrette a conciliare il lavoro in casa tramite il lavoro a distanza con la cura e l'assistenza di bambini piccoli e anziani e il lavoro domestico. L’assistenza sanitaria e domiciliare, negli ospedali come nei servizi essenziali, viene effettuata soprattutto dalle donne, in condizioni sempre più precarie e di sfruttamento, esposte in prima persona alla possibilità di contagiarsi. E sempre il lockdown
ha messo in evidenza che è nella famiglia che si consumano la maggior parte dei femminicidi: dall'inizio dell'anno è stata uccisa una donna ogni 3 giorni, l'89% dei casi in ambito familiare. Mentre i centri antiviolenza sono messi a dura prova dai tagli alla spesa pubblica, ad oggi stanno ancora aspettando i contributi statali stanziati per il 2019, e se stanno funzionando, in piena emergenza data da una sempre più crescente richiesta di aiuto da parte di donne maltrattate, lo devono soprattutto alla volontà e all'impegno delle operatrici impiegate in essi.
Anche i diritti come l'aborto sono messi a dura prova: gli ospedali concentrati sull'emergenza covid allungano le liste di attesa e in molti casi, le donne, specie nel Sud sono costrette a rivolgersi per interrompere la gravidanza ad altre strutture fuori dal proprio comune e persino in altre regioni.
Nel comunicato che invita alla mobilitazione di NUDM si legge “Sentiamo forte l’esigenza di tornare in piazza perché sono prima di tutto le donne a pagare il prezzo dell’emergenza sanitaria in corso.
La pandemia e la sua gestione sono due facce della stessa medaglia proprio perché il corpo delle donne e gli ecosistemi hanno condiviso e condividono uno stesso destino: sono trattati come risorse gratuite ed inesauribili, disponibili all’appropriazione e allo sfruttamento per alimentare un modello sociale e di sviluppo violento e senza rispetto per la nostra vita. Questa violenza sta arrivando oggi a un punto di non ritorno, l’emergenza sanitaria ne è solo un segnale.
I numeri parlano di vite a rischio e di responsabilità collettiva, ma non siamo tutt* sulla stessa barca.” E ancora “La tenuta della sanità e della scuola mostra un sistema sociale distrutto dalle politiche di austerity e fondato sulle diseguaglianze di genere, di provenienza, di classe, anagrafiche e abiliste. Le scuole sono diventate luoghi di tensioni grandissime, a causa di una riapertura giocata sui banchi a rotelle anziché sulla trasformazione delle condizioni di lavoro di insegnanti, madri e lavoratrici, e dell’istruzione di bambin*. Mentre gli ospedali pubblici sono di nuovo al collasso per scarsità di personale e di mezzi...
”
Così motivate il 25 e il 28 dal Nord al Sud le donne, in prima fila le ragazze, hanno animato le principali piazze del nostro Paese con cartelli, slogan, striscioni ma soprattutto con la loro “presenza”, hanno voluto essere fisicamente in piazza per manifestare la propria rabbia sfidando i divieti di assembramento diramati dal governo. Anche questa volta un quasi totale black-out dei mass media asserviti al regime neofascista è calato su queste iniziative, le poche e frammentate notizie le abbiamo apprese dai social
tramite i post delle dirette interessate.
A Milano
il 25 novembre si sono ritrovate in molte sotto gli uffici di Alberto Genovese, imprenditore milanese che ha seviziato e stuprato per ore una ragazza. Una conferenza stampa che si è trasformata in un rumoroso sit-in di protesta. Le attiviste di Non Una di Meno Milano hanno urlato “El violador eres tu, lo stupratore sei tu” di fronte la sede di Brumbrum.it e Prima Assicurazioni di cui Alberto Genovese è primo azionista. Ribadendo in conferenza che “nonostante dopo le ultime notizie sia stato rimosso dal ruolo di Ceo di Prima Assicurazioni, rimane il primo azionista, con il 58,3%. Prima ha chiuso il 2019 con ricavi totali pari a 27.996.143 euro, quindi le chiacchiere stanno a zero, vogliamo che il suo patrimonio sia interamente devoluto ai centri antiviolenza e alle donne maltrattate”. Il 28 novembre le donne milanesi sono ritornate in piazza. “Una nuvola colorata ha avvolto la Regione” si legge sul post di NUDM Milano, sono in molte, giovani e colorate, armate di tamburi, cartelli e slogan: “È la forza delle nostre dita puntate chiaramente contro le vostre responsabilità gravissime: ci state togliendo tutto, ci avete tolto anche la paura”. “Vogliamo la piena applicazione del diritto alla salute”.
A Roma
il 25 novembre le donne hanno svolto un flash mob di fronte alla sede del governo a piazza Montecitorio, portando cartelli con riprodotti dei grandi scontrini per “portare il conto di tutto il lavoro non pagato e della violenza subita”, "Un conto salatissimo perché anche la gestione di questa pandemia si è retta sul lavoro gratuito delle donne''. Il 28 un grande sit-in di protesta che ha visto la partecipazione di centinaia di donne, anche qui in maggioranza giovanissime e molti uomini ha colorato piazza del Popolo, ancora cartelli con su scritto "La nostra sicurezza è l'autonomia economica" e "Recovery Fund: la priorità siamo noi".
A Torino
le donne hanno manifestato sia online
che in presenza. Prima hanno lanciato un mail bombing
(invio di enormi volumi di email ad un indirizzo di posta elettronica, con l'obiettivo di mandare in tilt la casella postale) diretto a diverse redazioni di mass media nazionali che in questi mesi hanno contribuito con i propri articoli ad alimentare la concezione della colpevolezza delle vittime delle violenze. Poi si sono recate alla sede della RAI e alla sede dell’Ordine dei giornalisti, dove sono stati attaccati cartelli di protesta. Anche a Torino sabato si è tenuto un grande sit-in a piazza Castello, oltre duecento manifestanti hanno abbattuto a spinte e calci una muraglia di scatoloni di cartone su cui erano tracciate frasi sessiste e discriminatorie.
A Bologna
il 25 novembre NUDIM ha scritto “sciopero” a caratteri cubitali davanti all'entrata della sede di Confindustria. Il 28 novembre le donne si sono radunate davanti ai cancelli della Yoox all’interporto in solidarietà con le tante donne migranti in sciopero contro i turni di lavoro massacranti, poi nel pomeriggio in piazza dell’Unità nel quartiere della Bolognina le ragazze hanno dato vita a un folto sit-in. Anche a Reggio Emilia
manifestazione con presidio in centro, in uno dei numerosi cartelli si legge “Lottiamo perché la salute sia sinonimo di benessere collettivo e non un privilegio!”.
Tante donne nei sit-in di Venezia, Padova, Pavia
e Piacenza
. Mentre una “passeggiata femminista” ha attraversato le vie centrali di Genova
mentre La Spezia
è stata tappezzata da cartelli contro la violenza.
A Firenze
il 28 novembre nella storica piazza di Santissima Annunziata, sede del primo consultorio fiorentino, le donne hanno svolto un presidio.
A Pisa
il 25 le donne hanno organizzato una biciclettata che ha percorso le vie del centro e il 28 novembre hanno svolto un'assemblea davanti all'ospedale. Sullo striscione di NUDM campeggiava la scritta “La salute è un diritto. Finanziate gli ospedali. Assumete personale”. Sempre in Toscana a Livorno
le donne si sono ritrovate in piazza XX Settembre per dare vita a un presidio, “Saremo in piazza perché contro una violenza che agisce quotidianamente e concretamente sui corpi delle donne e di tutte le soggettività 'non conformi' vogliamo rispondere con la presenza fisica dei nostri corpi in piazza” si legge in un comunicato delle organizzatrici.
Partecipati presidi e sit-in anche a Napoli
, Catania
, Palermo
, Lampedusa
e Cagliari
.
Il 25 e il 28 novembre le donne hanno dato un bel contributo nel non dare tregua al governo Conte e al regime capitalista neofascista. Siamo d'accordo sulle ultime battute del comunicato di NUDM che invita alle suddette mobilitazioni: “Se abbiamo una missione non è quella di accudire una società che ci opprime e ci sfrutta, ma di trasformarla radicalmente”. Noi ci sentiamo di aggiungere che per trasformarla occorre rovesciarla, distruggerla e dalle sue macerie costruirne una nuova: il socialismo.
2 dicembre 2020