Pomigliano d'Arco
Eletto Cioffi (M5S) presidente del Consiglio comunale coi voti della destra
La lista “Rinascita” accusa il sindaco di “scegliere assessori nel centro-destra”
Dopo 20 anni di amministrazione Russo (Forza Italia e poi PDL), eletto sindaco della cittadina campana dopo la sua parentesi da senatore in quota PSI – Pentapartito (1992-'94) con la quale, oltre ad un perenne vitalizio meritò anche una ordinanza cautelare disposta per presunti rapporti con la camorra, Pomigliano d'Arco si è presentata alle scorse elezioni per il rinnovo degli organi comunali con 24 liste, 570 candidati e 4 candidati sindaco.
Eletto Gianluca Del Mastro, presentato da una lunghissima ed eterogenea coalizione guidata dalle forze che appoggiano il presidente del Consiglio Conte, 5 Stelle e PD e da una miriade di liste civiche fra le quali i Verdi Europei e Rinascita, la partita si è spostata sulla nomina degli assessori e del Presidente del Consiglio comunale.
L'esordio della maggioranza “giallorossa” ha mostrato subito una serie impressionante di giochi politici, forzature ed accordi sottobanco che fanno capire ancora meglio che le dinamiche che muovono le istituzioni borghesi sono sempre le stesse, a prescindere di quale partito o schieramento governi.
In sostanza durante l'adunanza del 19 novembre, la prima della nuova giunta, si sarebbe dovuto procedere come da prassi all'elezione del Presidente del Consiglio Comunale ma, non trovando la quadra definitiva sulla nomina del pentastellato Cioffi, l'area PD e le liste a sinistra dello stesso hanno chiesto un rinvio della seduta a causa dell'assenza del consigliere PD Giovanni d'Onofrio, assente per essere stato trovato positivo al Covid19.
Ne è scaturita una disputa interna alla maggioranza stessa che è poi terminata con la votazione del rinvio appoggiata dal voto dei proponenti, da una parte della restante maggioranza e da una parte della minoranza, anch'essa tutt'altro che compatta.
All'indomani, alla riconvocazione dell'assise, lo stesso D'Onofrio ha preso la parola per sottolineare le già forti contraddizioni mostrate dalla sua stessa maggioranza, accennando a spartizioni di potere che ne avrebbero minato la coalizione, e candidandosi lui stesso alla presidenza del consiglio comunale.
In sostanza D'Onofrio denunciava l'eccessivo peso nelle mani dei 5 Stelle in giunta, che già contava due assessori più lo stesso sindaco, considerato in tutta evidenza l'espressione del Movimento intesa da Di Maio, maestro di inciuci e di voltagabbane, com'è noto originario di Pomigliano.
Per farla breve sulle deplorevoli dinamiche delle istituzioni borghesi nell'accaparrarsi poltrone, diciamo soltanto che ci sono volute ben 3 votazioni per determinare chi fosse il nuovo presidente; alla terza infatti, quando il quorum si era abbassato dai 16 voti necessari ai 13, Cioffi ne raccoglieva 16 e D'Onofrio 9.
Alcuni media locali, per coprire le frizioni e gli attriti, hanno semplicisticamente parlato di “ricompatto della maggioranza”, ma la realtà è ben lungi dall'essere questa; infatti dalla conta dei voti appare chiaro che almeno tre consiglieri dell'opposizione hanno dato il proprio voto a Cioffi, a conferma che i rapporti dei 5 Stelle a destra sono tutt'altro che antagonisti.
Oltre alle dichiarazioni dello stesso D'Onofrio, è il gruppo consiliare Rinascita che per bocca di Antonio Avilio all'indomani della votazione ha chiaramente espresso la propria posizione: ”D'Onofrio ha trovato in me consenso reale ed elettorale, perché avrebbe potuto essere figura di garanzia e di rappresentanza di tutti i problemi che abbiamo denunciato (...)”. I conti dunque non tornano.
Alla fine anche la lista “Rinascita”, composta principalmente da giovani che si rifanno – a loro dire – alla “vera sinistra, quella che ha avuto espressione in personaggio del calibro di Berlinguer e Pertini”, seppur coraggiosamente denuncia l'opportunismo e gli inciuci dei pentastellati di Pomigliano d'Arco, allo stesso tempo rimane in sella alla coalizione nella quale detteranno legge PD e 5 Stelle, nel pieno “rispetto” del compromesso borghese. Intanto, nonostante i mille voti raccolti a beneficio del neo eletto sindaco, devono “accontentarsi” di un solo consigliere e di nessun assessorato.
Sono sicuri i giovani di sinistra di Rinascita che quella di appoggiare una maggioranza ed un sindaco ambiguo, all'interno delle marce istituzioni borghesi, sia la strada migliore per “combattere l'ingiustizia” e “ripartire dal lavoro”, come si legge sulla home page del loro sito internet?
Secondo noi non è quello il percorso da fare, bensì è necessario rompere immediatamente con le istituzioni borghesi in camicia nera, rimanendo fra le masse per avviare e rafforzare quella lotta di classe che è nelle corde delle donne degli uomini campani, oppressi da decenni di disoccupazione e di degrado, che affonda le proprie radici nella “questione meridionale“ che nessun partito ha mai nemmeno lontanamente tentato di risolvere.
Se il loro cuore è disinteressato e sincero, se il loro obiettivo è quello di fare l'interesse della popolazione di Pomigliano e se il loro “sguardo” va oltre qualche poltrona di scarto, se ne accorgeranno cammin facendo.
2 dicembre 2020