Contro l'ordinanza liberticida di De Luca, peggiore dell’ultimo Dpcm Conte
Gli operai della ristorazione in piazza a Napoli: “Siamo tornati ai tempi di Mussolini”

 
Redazione di Napoli
“Siamo tornati ai tempi di Mussolini, De Luca ha gli stessi atteggiamenti del duce: non si poteva assolutamente fare come ha fatto, perciò oggi protestiamo qui in via Caracciolo”. Questa la ferma e qualificata denuncia di un giovane operaio nel blocco organizzato per due giorni, sabato 19 e domenica 20 dicembre, del bellissimo lungomare di Napoli, da parte non solo dei proprietari della ristorazione ma anche da parte dei lavoratori e delle lavoratrici del settore del commercio, nonché dei precari che rischiano anche quel poco di lavoro che avevano, come i riders.
In aggiunta alle già liberticide norme restrittive contenute nell’ultimo Dpcm di Conte, il governatore in camicia nera Vincenzo De Luca ha pensato bene di emanare un ulteriore e ben più ristrettivo provvedimento, il n. 98/2020 che ha scatenato le durissime proteste popolari. Al pari del governo del dittatore antivirus Conte l’ex neopodestà di Salerno ha usato la solita litania per giustificare il provvedimento neofascista: è dato dal comportamento delle masse che sarebbero responsabili dei contagi per negligenza individuale nei comportamenti. Nulla di più falso, sia perché in Campania i morti sono in netto calo sia perché in questi giorni il coprifuoco viene rispettato, soprattutto a Napoli e in provincia, con strade vuote e piazze deserte, come testimoniano le foto di centinaia di persone postate sui social. Diversamente la paura del ducetto campano è quella che emerga l’evidente e lapalissiano sfascio della sanità campana, e degli ospedali e reparti anti-covid19, sottoposta alle dure critiche non solo della popolazione ma anche della stampa locale e nazionale.
A far scattare le proteste e il blocco della zona del lungomare sono stati alcuni passaggi che hanno colpito al cuore i napoletani, in particolare, e i campani, in generale, come il divieto per tutto il periodo natalizio “ai bar e agli altri esercizi di ristorazione dalle ore 11,00 del mattino di vendita con asporto di bevande, alcoliche e non alcoliche, con esclusione dell’acqua”; nonché la nuova regola per cui “per tutto l’arco della giornata è fatto divieto di consumo di cibi e bevande, anche non alcoliche, con esclusione dell’acqua, nelle aree pubbliche e aperte al pubblico, ivi comprese le ville e i parchi comunali”. In sostanza le consumazioni - come il caffè che rappresenta un rito storico per le masse campane - possono avvenire tra le 6 del mattino e le 10,55, dopo di che si spegneranno le macchinette del caffè e i bar di fatto saranno aperti solo per vendere acqua, con l'esclusione di chi ha le pasticcerie annesse, ma i piccoli negozi rimarranno al palo rischiando seriamente la chiusura. “È la mazzata finale al nostro lavoro, ma poi senza nemmeno avvisarci preventivamente. Così perdiamo soldi, tempo e dignità”, hanno sottolineato i dimostranti.
Come al solito imbelle la risposta del neopodestà di Napoli che prima minaccia De Luca affermando che “i cittadini non sono sudditi” e poi annuncia un'ordinanza di chiusura delle strade per evitare assembramenti, ritirata nel giro di poche ore. De Magistris alza la voce contro il governo Conte solo sulla propria pagina Facebook: “Siamo alla schizofrenia istituzionale. Inadeguatezza, confusione, contraddizioni, assenza di chiarezza, poca trasparenza. Ma come deve comportarsi il cittadino di fronte a tale mancanza di rispetto?”. Quanto incide in tutto ciò il “risentimento” del narcisista De Magistris, prossimo a lasciare la poltrona di palazzo S. Giacomo fra meno di cinque mesi?

23 dicembre 2020