Lettera di un simpatizzante storico del Partito e de “Il Bolscevico”
Quel che mi ha dato il PMLI


 
Devo dire le cose come stanno: 7 anni e mezzo fa circa, verso il 10 settembre 2013, ero venuto alla Commemorazione della scomparsa di Mao con vero entusiasmo, essendo marxista-leninista da sempre, anche se nel corso della vita tra scelte accademiche, attività varie e altro, mi sono trovato a dover "far buon viso a cattivo gioco", non nel senso di scendere a biechi compromessi, ma a tarparmi la bocca per "prudenza" in varie occasioni.
Devo dire che, dopo un percorso di vita accidentato, considerando che da studente ginnasiale-liceale già a 16 anni sventolavo il “Libretto rosso” di Mao, anche in classe, rischiando reprimende di ogni genere, ma poi, dall'università in avanti, le cose sono diventate più difficili. Le speranze del 2013 si sono rivelate giuste e sono state soddisfatte in pieno.
Il PMLI mi ha dato nuova sicurezza, nella riscoperta dei Maestri (mai abbandonati, ma in varie occasioni riletti e ristudiati con e per finalità non dico meramente accademiche ma quasi), nel rapporto assolutamente fondamentale teoria-prassi, pena una totale mancanza di orientamento, nel riscoprire quanto Marx aveva affermato con assoluta chiarezza, ossia, citando la frase di Danton, grande esponente della Rivoluzione francese, del 2 settembre 1792: "Avremo sempre bisogno di audacia, ancora sempre dell'audacia", Marx afferma che "Danton è stato il più grande maestro di azione rivoluzionaria mai conosciuto " ("La Guerra civile in Francia", aprile-maggio 1871, pubblicato dapprima in inglese nello stesso anno, poi ripubblicato in tutte le lingue nel 1891 con il commento dell'infaticabile compagno e Maestro Engels), citato da quell'altro grande Maestro del proletariato internazionale che è Lenin nell'"Avviso di un osservatore" dell'8 ottobre 1917, dunque durante il pieno svolgimento della grande Rivoluzione d'Ottobre ( Opere complete, vol. 26, p. 149).
In altri termini, da un lato un'utile indicazione per me sul piano psicologico, timido e ritroso, complessivamente schivo, a mettermi in gioco, ma soprattutto, a livello politico, la necessità dell'audacia in politica, il dover ricorrere senz'altro all'azione rivoluzionaria, ove ce ne siano le condizioni e dove ciò sia realmente opportuno, il che fa pendant con l'affermazione di un altro grande Maestro, dopo Marx, Engels, Lenin e Stalin, cioè Mao: "In caso di attacco del nemico, se le condizioni sono favorevoli, il nostro Partito indubbiamente combatterà per difendersi e per annientarlo risolutamente, radicalmente, integralmente, totalmente. (Non impegniamo combattimento avventatamente, battiamoci solo se siamo sicuri di vincere). In nessun modo dobbiamo lasciarci intimidire dall'aspetto terrificante dei reazionari " (“Circolare del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese sui negoziati di pace con il Kuomintang", 26 agosto 1945). Il che, unito con l'affermazione di un anno dopo: "Fin che si tratta dei nostri desideri, noi non chiediamo certo di batterci, neppure per un giorno. Ma se le circostanze ci obbligano, possiamo farlo fino in fondo " (Mao, "Conservazione con la giornalista americana Anna Louise Strong”, agosto 1946).
Ciò per dire che, da marxisti-leninisti, vogliamo sempre e comunque la pace, ma se necessario, la lotta contro i reazionari è imprescindibile e necessaria (Ribellarsi è giusto contro i reazionari , ancora Mao, Discorso alla grande riunione della popolazione di tutti i ceti di Yenan in onore del 60° anniversario della nascita di Stalin, 21 dicembre 1939). Sono principi fondamentali che ricordano a chi, come anche in parte il sottoscritto, è cresciuto indottrinato anche da principi nonviolenti e da certa "teologia della liberazione" che, ricorda ancora Mao, "Siamo per la pace... Ma l'imperialismo americano non vuole. D'accordo, allora lasciate che la guerra continui " (Discorso alla quarta sessione del 1° Comitato nazionale della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, 7 febbraio 1953).
Potrei aggiungere molto altro che il nostro Partito mi ha insegnato, sotto la guida vigile, attenta e sempre disponibile del Comitato centrale e dello straordinario Segretario generale del Partito, Giovanni Scuderi (per me il 6° Maestro, leggendo ogni suo testo troviamo affermazioni e argomentazioni di grande importanza, come anche indicazioni a operare).
Ora dovrei dire che cosa ho cercato di dare io al PMLI: qualche soldo (avendone pochi, di più e di meglio non riesco a fare, per il momento) e soprattutto l'impegno a candidarmi come militante entro l'anno. Prometto di pagare regolarmente le quote (e forse riuscirò a dare qualcosa in aggiunta, come piccolo contributo) e di scrivere qualche testo per "Il Bolscevico".
Pochissimo, rispetto a quanto il giornale e il Partito hanno dato e danno a me, anche in termini di umanità, di grande empatia. Veramente uno scambio ineguale, nel senso che, molto modestamente, cerco di contribuire per quanto posso, rimanendo sempre decisamente in debito.
Eugen Galasso - Firenze

23 dicembre 2020