Le donne curde in Europa chiedono di processare Erdogan per crimini contro le donne
Con la campagna “100 motivi per condannare il dittatore”, l'organizzazione delle donne curde in Europa vuole "sia attirare l’attenzione sui femminicidi che accadono nella nostra società che puntare il dito contro i responsabili. Erdogan commette un nuovo crimine ogni giorno, crediamo che sia il momento di punirlo"; si tratta non solo di una denuncia dei crimini di guerra, delle politiche femminicide e degli attacchi contro la cultura e l’identità di un popolo da parte del regime del presidente Erdogan e del suo partito Akp ma anche di una richiesta alle istituzioni internazionali di agire e porre fine al loro inaccettabile silenzio. Con queste parole la portavoce del Movimento delle donne curde in Europa (TJK-E) presentava l'iniziativa lanciata il 25 novembre scorso, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che proseguirà fino alla giornata internazionale della donna dell’8 marzo prossimo con l'obiettivo di raccogliere 100mila firme all'appello contro le politiche femminicide del regime turco e chiedere alla Corte dell’Aja di processare Erdogan per crimini contro le donne. Ma anche per sollecitare "le istituzioni che affermano di lavorare secondo le leggi internazionali di fare il loro lavoro: le Nazioni unite, la Corte internazionale di giustizia e la Corte europea dei diritti umani", fino a riconoscere il femminicidio come un crimine secondo il diritto internazionale.
Il governo di Erdogan ha trasformato il Paese in una prigione a cielo aperto, un regime di paura con metodi dittatoriali, ricorda l'appello, e in parallelo oggi più che mai ricorre ad aggressioni e ricatti nella sua politica estera, conduce guerre in Siria, Iraq e Libia nella sua ricerca dell’egemonia regionale basata sul sogno neo-ottomano. E usa il ricatto come parte della sua politica estera per far rispettare la sua volontà, vedi il cosiddetto accordo sui rifugiati con l’Ue.
La Turchia, sotto la guida dell’Akp, rappresenta una minaccia e un pericolo per l’intera regione, ricorda l'appello, "tuttavia c’è un’altra guerra pericolosa guidata dall’Akp che non viene riportata dai media e che è assente dalle agende mondiali: una guerra femminicida contro le donne! La violenza contro le donne è aumentata di oltre il mille per cento in Turchia. Come Movimento delle donne curde in Europa (TJK-E), lanciamo la campagna “100 motivi per condannare il dittatore” e ci ribelliamo contro il principale autore di questi crimini, Recep Tayyip Erdoğan", "vogliamo giustizia: chiediamo che l’AKP venga condannato. Vogliamo porre fine alla violenza contro le donne nella Repubblica turca, dove ogni giorno almeno una donna viene uccisa dalla violenza sessista". L'appello termina dichiarando che "successivamente porteremo le nostre firme e le prove raccolte all’Onu e ad altre istituzioni pertinenti per chiedere l’avvio del processo di riconoscimento del femminicidio come crimine simile al genocidio" e invita a sostenere questa campagna su www.100-reasons.org.
23 dicembre 2020