Il caso Lysenko: una domanda sul materialismo dialettico e la genetica

Ciao compagni, sono un giovane di 15 anni e da qualche anno ormai ho iniziato a studiare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e recentemente ho iniziato a simpatizzare per il PMLI, recentemente nella fattispecie ho letto "Dialettica della natura" di Friedrich Engels e diverse altre opere di scienziati sovietici e cinesi per comprendere meglio il rapporto tra la dialettica materialistica e le scienze naturali. Sono quindi venuto a conoscenza dell'opposizione di Lysenko alla genetica mendeliana, che ironicamente stavo proprio studiando a scuola in quel momento; la mia domanda è: quale è la vostra opinione sul tema?
Per quanto concerne Lysenko ho studiato i rapporti alle varie assemblee generali dell'Accademia di scienze agrarie sovietiche "Vladimir Lenin", Mendel invece semplicemente l'ho studiato in biologia a scuola.
Io personalmente penso che ci siano alcune caratteristiche della metodologia e dell'indagine di Mendel interpretabili dialetticamente (la contraddizione tra carattere dominante e carattere recessivo degli alleli, il genotipo che è riflesso nel fenotipo come la struttura è riflessa nella sovrastruttura e la teoria rivoluzionaria che è riflessa nella prassi rivoluzionaria ecc.) ma ci tenevo a conoscere il vostro pensiero sulla questione
Pier Giorgio – Bari
 
Ciao a te, compagno Pier Giorgio,
con la tua stimolante lettera dimostri quanto sia prodigioso il marxismo-leninismo-pensiero di Mao quando incontra un giovanissimo come te, pieno di “vigore e vitalità... nel fiore della vita, come il sole alle otto o alle nove del mattino” . Per loro stessa natura, i giovani non possono limitarsi a contemplare passivamente il mondo così com'è, ma devono trasformarlo e per trasformarlo devono anzitutto conoscerlo in un processo dialettico che avrà fine solo con la morte. Conoscerlo per riuscire a trasformarlo e trasformarlo per riuscire a conoscerlo sempre meglio: questo è il processo senza fine della conoscenza. Limitarsi a studiarlo senza agire concretamente per trasformarlo è puro astrattismo e limita la conoscenza a un grado inferiore, evanescente e libresco, d'altra parte gettarsi nella lotta di classe per trasformare il mondo in modo rivoluzionario senza studiarlo è miope, suicida e destinato a moltiplicare i nostri fallimenti.
Bene hai fatto, dunque, a studiare quella splendida opera di Engels che è “Dialettica della natura ”, in ciò dimostrando di essere arrivato da solo a quel che Il Bolscevico raccomandava ai suoi lettori in occasione del 120° Anniversario della scomparsa di questo grande Maestro del proletariato internazionale quando ne pubblicò l'Introduzione esortandoli già nel titolo: “Studiamo Dialettica della natura di Engels”.
Il quesito che tu ci poni è complesso dal punto di vista scientifico e richiede di essere contestualizzato sia storicamente sia in riferimento alle approssimative e disorganiche conoscenze che allora si avevano sulla genetica, giovane branca della biologia che conobbe un travolgente sviluppo nella prima metà del Novecento quantunque i suoi principi fondamentali fossero stati enunciati da Mendel molti anni prima ma a lungo erano rimasti sconosciuti.
 
Un caso pretestuoso
Per di più il caso Lysenko è diventato il pretesto per una martellante campagna denigratoria anticomunista per tentare di sbeffeggiare, ridicolizzare e insultare la ricerca scientifica nell'Urss di Lenin e Stalin e, di conseguenza, per dipingere a fosche tinte la società socialista come un sistema politico intrinsecamente oppressivo e soffocante, nemico della scienza e del progresso scientifico. Uno strumentale pretesto a cui ricorrono gli anticomunisti per capovolgere la verità storica incontrovertibile che ha visto confermata la superiorità del sistema socialista sul sistema capitalista: con la vittoria del socialismo la Russia di Lenin e Stalin e la Cina di Mao sono rinate e rifiorite culturalmente e socialmente oltreché dal punto di vista economico, si sono emancipate in pochi decenni dalla secolare arretratezza e barbarie a cui sembravano eternamente condannate dalla storia e hanno stupito il mondo coi loro successi che le hanno catapultate nel novero dei paesi più avanzati e progrediti. La loro esperienza storica ha dimostrato concretamente e indiscutibilmente quanto Engels preconizzava proprio in Dialettica della natura: “Solo un'organizzazione cosciente della produzione sociale, nella quale si produce e si ripartisce secondo un piano, può sollevare gli uomini al di sopra del restante mondo animale sotto l'aspetto sociale di tanto, quanto la produzione in generale lo ha fatto per l'uomo come specie. L'evoluzione storica rende ogni giorno più indispensabile, ma anche ogni giorno più realizzabile una tale organizzazione. Essa segnerà la data iniziale di una nuova epoca storica nella quale l'umanità stessa, e con essa tutti i rami della sua attività, in particolare la scienza della natura, prenderanno uno slancio tale da lasciare in una fonda ombra tutto ciò che c'è stato prima.”
Sul caso Lysenko il PMLI non si è finora ufficialmente espresso e le seguenti note rappresentano solo un primo tentativo per meglio conoscerlo e capirlo, non vogliono in alcun modo proporsi come una risposta esauriente e definitiva ai quesiti allora dibattuti. Sarà poi compito degli esperti rossi saldare i conti su tutti quegli aspetti tecnici strumentalmente sollevati da questa campagna denigratoria.
Il caso Lysenko viene enfatizzato strumentalmente dagli anticomunisti e dagli apologeti del sistema economico capitalistico e del liberalismo borghese per negare platealmente la verità storica che era sotto gli occhi di tutti: l'Unione sovietica si era dimostrata un paese economicamente e socialmente dinamico, giovane e avanzato, in grado di colmare rapidamente il divario apparentemente insormontabile con le principali potenze capitaliste, anche grazie al progresso scientifico e tecnologico in ogni settore della conoscenza.
Denunciare gli errori teorici e scientifici commessi da Lysenko a proposito di genetica e di caratteri ereditari e caratteri acquisiti nonché la sua condotta fatta di metodi arroganti e intollerabili per imporsi e sbarazzarsi dei suoi tanti critici, non può in alcun modo diventare il pretesto per attaccare l'intera esperienza storica della costruzione del socialismo in Urss. Si usa Lysenko per accusare in verità il processo di collettivizzazione agricola nell'Urss di Stalin, come del resto in seguito è stato accusato il Grande balzo in avanti del 1957 voluto da Mao in Cina. Il sistema economico capitalista poggia su assiomi assoluti e indiscutibili: uno è che l'individuo è al fondamento di tutto e che quindi l'unica iniziativa in grado di assicurare il progresso è l'iniziativa individuale, l'iniziativa privata, mentre l'iniziativa collettiva, la collettivizzazione socialista sarebbe contro la natura stessa dell'uomo, irrealizzabile e destinata inevitabilmente al fallimento; l'altro è il mito della concentrazione e del gigantismo, che lo hanno accompagnato nel passaggio dal capitalismo a libera concorrenza all'imperialismo e oggi sta dando vita a monopoli di dimensione e potere raccapriccianti, mentre considera la nascita delle piccole e medie Comuni agricole in Cina e dei Kolchoz e Sovchoz in Urss come la rovina dell'agricoltura.
 
No all'equazione Lysenko=Stalin
Agli anticomunisti dichiarati o mascherati non importa la ricerca della verità storica ma semplicemente prendere a pretesto quella vicenda per criminalizzare il socialismo e liquidarla agitando come una clava l'equazione Lysenko=Stalin. Un'equazione inventata di sana pianta se è vero che l'agronomo ucraino fu fortissimamente difeso dal rinnegato revisionista Krusciov anche dopo il colpo di stato al XX Congresso del PCUS fino a diventarne il consigliere scientifico personale per l'agricoltura persino dopo che era stato rimosso da presidente del VASKhNIL, mentre Stalin, dopo aver preso piena coscienza del problema, aveva cominciato a esprimersi pubblicamente invitando Lysenko ad ascoltare di più i suoi interlocutori, a tener conto delle critiche e a non sproloquiare di marxismo in materie che non avevano alcuna attinenza.
Più che alla disputa tra sostenitori dell'ereditarietà genetica o dei caratteri acquisiti, Stalin era prevalentemente preoccupato di aumentare la produttività agricola per evitare la carestia ma non al punto da bersi senza fiatare le irrealistiche promesse di Lysenko di riuscire ad aumentarla di 4-5 volte. Intervenendo nella sessione tenuta dall'Accademia Lenin di Scienze Agricole dell'Urss nel 1948, di cui parleremo più avanti, lo invitò a non scoraggiarsi e a non scoraggiare gli altri scienziati inseguendo obiettivi irraggiungibili giacché considerava comunque un successo l'aumento della resa di una volta e mezzo o due.
Nel 1950, intervenendo sulla Pravda su una vicenda analoga in tema di linguistica Stalin criticò l'accademico Marr per aver inventato la formula “sbagliata e non marxista, del 'carattere di classe' della lingua ” e di imporla ricorrendo a “un tono presuntuoso, borioso e arrogante ”(Stalin, Il marxismo e la linguistica, Ed. Rinascita, pag. 44). Nel caldeggiare un ampio dibattito pubblico, attaccava con queste parole quei circoli dirigenti che lo ostacolavano in ogni modo: “Si riconosce generalmente che nessuna scienza può svilupparsi e fiorire senza lotta delle opinioni, senza libertà di critica. Si è costituito un ristretto gruppo di dirigenti infallibili, che, essendosi assicurato contro ogni possibile critica, si è messo ad agire arbitrariamente e scandalosamente. ” (Ibidem pag. 42) Ecco perché non si possono attribuire sempre e unicamente a Stalin tutti gli inevitabili errori che furono commessi in quegli anni. Del resto è puro idealismo pensare che la costruzione della nuova società socialista possa avvenire senza commettere errori più o meno gravi.
È vero che durante il Congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica del 1935 Stalin esclamò dalla presidenza “Bravo!” all'indirizzo di Lysenko ma è anche vero che quest'ultimo era riuscito a imbrogliare, assicurandosi una sorta di riconoscimento e di viatico scientifico, persino il celebre biologo Nikolaj Vavilov, che solo successivamente, nel 1938, lo criticherà apertamente ed entrerà in conflitto con lui. Considerato uno specialista in agricoltura dell'Ufficio politico, Krusciov era, al contrario di Stalin, letteralmente incantato dalle mirabolanti promesse di Lysenko e fu colpevole più degli altri dell'emarginazione dei biologi genetisti, come risulta peraltro dalle dirette testimonianze di Alexandrovich Benediktov, che per due decenni (dal 1938 al 1958) ricoprì posizioni chiave nella gestione agricola dell'URSS.
Come già accennavamo, non potremmo mai comprendere dal punto di vista di classe le ragioni che produssero il caso Lysenko se non lo si contestualizza nella congiuntura storica entro cui esso si sviluppò, nonché nelle aspre controversie che dividevano allora l'intero mondo scientifico, non solo russo, sulla biologia e la genetica.
Indubbiamente la biologia ha subito nell'ultimo secolo un portentoso rivolgimento con la nascita e lo sviluppo della genetica che ha, da una parte, approfondito, migliorato, corretto e sviluppato a uno stadio superiore le teorie della evoluzione e, dall'altra, ha aperto orizzonti sconfinati alla scienza e fornito ai ricercatori strumenti potentissimi di manipolazione degli organismi viventi, umani, animali e vegetali, attraverso la modificazione artificiale del genoma, con tutte le conseguenze positive o negative che possono derivare da tali mutazioni.
Per rendere più chiare queste note ricordiamo in estrema sintesi che per genotipo si intende l'insieme di tutti i geni componenti il DNA (compiutamente descritto solo nel 1953) di ogni organismo, geni contenuti nei cromosomi che contribuiscono in forme singole o combinate allo sviluppo, alla fisiologia e alle funzioni di quel determinato organismo; mentre per fenotipo si intende l'insieme dei caratteri osservabili, determinati dall'interazione del genotipo coll'ambiente esterno o interno, ossia l’espressione finale di un equilibrio dato dal patrimonio genetico dell’individuo e dagli scambi informativi che instaura con l’ambiente. Con ciò si è venuta in buona parte a chiarire la differenza tra i caratteri ereditari, trasmessi geneticamente da un organismo all'altro, e i caratteri acquisiti, che invece sono la risultante dell'interazione di ciascun organismo con l'ambiente esterno e non possono essere ereditati dalla progenie, come aveva originariamente sostenuto lo scienziato illuminista francese Lamarck (l'operaio che nel duro lavoro di fabbrica acquisisce una forte muscolatura non la trasmetterà in alcun modo alla prole).
Ma quale peso hanno i caratteri ereditari rispetto ai caratteri acquisiti nella vita di ciascun organismo? Aveva ragione Mao ad avvertire: “L'uovo, quando riceve un'adeguata quantità di calore, si trasforma in pulcino; ma il calore non può trasformare in pulcino una pietra, perché la base è diversa ”(Mao, Sulla contraddizione, Opere Scelte, Ed. in lingue estere Pechino, vol. 1, pag. 332). Analogamente l'uovo rimarrà semplicemente un uovo senza mai diventare pulcino se non viene adeguatamente covato.
Genotipo e fenotipo, caratteri ereditari e caratteri acquisiti vivono dialetticamente l'identità e la lotta degli opposti. Non possono esistere l'uno senza l'altro, il primo non può esistere separatamente dal secondo e in ogni organismo vivente si manifesta solo attraverso il secondo. Ogni organismo vivente si presenta come un'unità di questi due opposti ed è appunto nella loro coesistenza e dialettica che si manifesta la vita. Il genotipo è la base e distingue un organismo vivente dall'altro ma se non fosse unito e in dialettica col fenotipo ciascun organismo rimarrebbe cristallizzato e sempre uguale a se stesso dalla nascita alla morte. Ma è il fenotipo, ossia l'insieme delle proprietà morfologiche, fisiologiche e comportamentali, a cambiare nel corso della esistenza grazie all'interazione dialettica tra organismo e ambiente. Per dar vita al processo di sviluppo, il potenziale genetico non può esistere al di fuori di questa interazione continua con l'ambiente. Il processo evolutivo attraverso la selezione premia quelle variazioni genetiche che meglio si adattano all'ambiente.
 
L'imbroglio di Lysenko
Ebbene a partire dalla fine degli anni Venti, l'agronomo ucraino Lysenko cominciò a studiare con successo la cosiddetta “vernalizzazione” dei cereali (la fioritura indotta in una pianta mediante una prolungata esposizione al freddo), e più in generale l’influenza dei fattori ambientali sulle fasi di crescita dei cereali. Cominciò gradualmente a generalizzare i parziali risultati delle sue esperienze fino a pretendere che ogni pianta potesse essere rimodellata dall'ambiente esterno. Successivamente, forte di alcune iniziali riuscite realizzazioni tecniche che avevano prodotto effetti pratici tangibili, si illuse di essere riuscito a sovvertire i normali cicli biologici e quindi teorizzò erroneamente che lo stato di vernalizzazione potesse essere trasmesso ereditariamente, ovvero che i semi di una pianta vernalizzata si sarebbero comportati come se essi stessi fossero stati vernalizzati e quindi avrebbero trasmesso alle generazioni successive i caratteri morfologici acquisiti dalla pianta stessa. Infine contrabbandò di essere in grado di dimostrare scientificamente la possibilità di migliorare le specie vegetali intervenendo sul miglioramento dei caratteri acquisiti, anche attraverso gli innesti, così da trasmetterli rapidamente alle generazioni successive, piuttosto che ricorrere alla più lenta selezione artificiale sulle mutazioni casuali all'interno di una popolazione, così come si è fatto per millenni quando tra tutti gli individui di una specie si sceglie solo quello con determinate caratteristiche impresse nel suo patrimonio genetico e lo si fa riprodurre fino a che, di selezione in selezione, si arriva ai risultati voluti. Insomma egli barava sostenendo di poter migliorare con alcune tecniche prima le caratteristiche delle piante e poi di poter trasmettere ereditariamente tali caratteristiche alle nuove varietà. Insieme a tante idee infondate egli avanzava metodiche (tornate prepotentemente d'attualità nell'agricoltura biologica) come il rifiuto di fertilizzanti di sintesi, a favore dell'arricchimento dei terreni solamente col letame e con la rotazione delle colture.
Lysenko barava verso se stesso ancor prima che verso il proprio Paese e la comunità scientifica, barava perché spacciava per verificate sperimentalmente e dimostrate teoricamente nient'altro che sue ipotesi scientifiche. Se egli riuscì nel tempo a imporsi, a tacitare ed eliminare i suoi molti critici, fino ad assicurarsi un predominio assoluto nella sessione tenuta dall'Accademia Lenin di Scienze Agricole dell'Urss (VASKhNIL) nel luglio-agosto 1948, fu anche perché speculò sulle drammatiche necessità di aumentare e migliorare la produzione agricola che incombevano sulla giovane Unione delle repubbliche socialiste, alle prese con un'agricoltura feudale ereditata dallo zarismo e strangolata economicamente dall'imperialismo internazionale, mentre le sue erronee teorie riuscirono a imporsi, in piena guerra fredda , anche perché si presentavano in contrapposizione frontale con la “genetica capitalista”. Lysenko si spacciava per un contadino prestato alla scienza che prometteva di migliorare i raccolti, introducendo nuove colture più resistenti, e di aumentare i rendimenti e la produttività nella agricoltura russa soffocata da ritardi secolari. Ma è falso sostenere che si fosse imposto senza essere mai bersaglio di critiche, anche severe, come accadde per esempio nel corso della sessione plenaria di febbraio del Comitato centrale del 1947, quando fu severamente criticato per i suoi errori in una serie di settori delle sue attività.
A favorire tuttavia il suo imbroglio contribuirono in particolare tre fattori: anzitutto l'impellente necessità di rivoluzionare l'arcaica organizzazione in agricoltura attraverso la collettivizzazione e l'introduzione di metodi di coltivazione avanzati, moderni e soprattutto più produttivi, in grado cioè di debellare le carestie e assicurare il benessere al Paese; in secondo luogo l'aggressione militare, economica, politica e ideologica che fu costretto a fronteggiare il giovane stato socialista che non conobbe un solo giorno di pace, costretto a battersi ininterrottamente prima contro le truppe della nera coalizione di 14 stati imperialisti che avevano occupato i suoi territori, poi contro la sovversione e il sabotaggio scatenati dalle classi abbattute dei capitalisti e dei grandi proprietari fondiari e dei kulak, poi ancora contro la criminale invasione hitleriana che la mise a ferro e fuoco e si proponeva di annientarla, infine nella guerra fredda che la trasformò in una fortezza assediata dall'imperialismo internazionale, guerra fredda che si estese inevitabilmente anche al dibattito scientifico tra i due blocchi, quello socialista e quello capitalista. In terzo luogo il fatto che allora la genetica era ancora molto giovane e persino gli accademici di tutto il mondo si dividevano e avevano visioni e giudizi assai diversi su di essa. Oggi è più facile giudicare questa materia anche in virtù degli straordinari progressi scientifici compiuti nel frattempo.
Non è un caso che Lysenko finì per prevalere sulla corrente di genetisti evoluzionisti, capeggiata da Valivov, proprio alla fine degli anni '30 e nell'immediato secondo dopoguerra, ovvero quando la necessità di aumentare i raccolti grazie all'introduzione di nuove colture più adatte, come egli prometteva, era una priorità assoluta per la sopravvivenza stessa della popolazione russa durante la guerra contro gli invasori nazifascisti e successivamente per ricostruire il Paese dalle pesanti rovine causate dalla guerra.
Peraltro costui poteva contare anche su un discreto credito a livello internazionale e la teoria neo-lamarckiana dell'ereditarietà dei caratteri acquisiti era sostenuta con decisione da molti biologi soprattutto francesi ma anche inglesi e qualche tedesco. Quantunque critico verso Stalin e l'esperienza sovietica della dittatura del proletariato, il PCI revisionista di Togliatti abbracciò entusiasticamente la dottrina di Lysenko specie per iniziativa dell'agronomo Emilio Sereni, membro del Comitato centrale e responsabile della Commissione culturale del partito.
È falso che nell'Urss di Stalin non ci fosse posto per gli scienziati di estrazione borghese e prerivoluzionaria e che gli oppositori fossero destinati all'emarginazione o peggio al carcere. Lo stesso Valivov, nato nel 1887, aveva fondato e diretto dal 1929 al 1935 l'Accademia pansovietica Lenin delle scienze agrarie (VASChNiL), fu direttore dal 1931 al 1940 della Società pansovietica di Geografia, direttore dell'Istituto di Genetica dell'Accademia delle Scienze dell'Unione Sovietica, fondò e diresse l'Istituto pansovietico di coltivazione delle piante (VIRV), prima di essere processato e condannato nel 1941. Certamente per effetto sciagurato del predominio assoluto della corrente di Lysenko ma anche per le ragioni eccezionali dettate dallo stato di guerra.
La genetica suscitava non pochi inquietanti dubbi anche perché nel mondo intero tra i genetisti si andavano rafforzando correnti fasciste che predicavano apertamente teorie sulla supposta superiorità razziale dei cosiddetti “ariani” su altri gruppi umani, e si andava imponendo l'eugenetica, che si proponeva di preservare la purezza del patrimonio genetico dei "popoli bianchi" con la messa al bando dei matrimoni misti e della mescolanza razziale che avrebbero potuto portare alla nascita di figli "razzialmente impuri" e degenerati. Lo scontro coinvolgeva in prima persona gli scienziati: si tenga presente che un eminente accademico russo, il biologo Timofeev-Resovsky tradì apertamente il suo Paese, rimanendo volontariamente nella Germania nazista a lavorare durante l'intera guerra in un istituto di ricerca a Berlino, strettamente connesso con i servizi speciali del Reich hitleriano.
Il pur grave errore in cui cadde col caso Lysenko il giovane Stato socialista sovietico è di altra natura e incomparabilmente inferiore rispetto ai crimini di cui si macchiarono gli altri stati imperialisti quando fomentarono il razzismo pseudoscientifico o l'eugenetica e assoldarono eserciti di scienziati per prevalere nella Seconda guerra mondiale come avvenne nella Germania hitleriana o col Progetto Manhattan , che portò alla realizzazione della prima bomba atomica negli Stati Uniti, basato su un’organizzazione militare di circa 100mila ricercatori supportati da un finanziamento equivalente a 30 milioni di dollari di oggi.
Il razzismo pseudoscientifico e l'eugenetica diventarono l'ideologia dominante negli stati fascisti come la Germania, l'Italia e il Giappone che ha portato allo sterminio di ogni oppositore nei campi di concentramento ma anche in paesi come gli Stati uniti ha portato fin dal 1907 alla promulgazione di leggi che imponevano la sterilizzazione delle persone ritenute “biologicamente inferiori”. Negli anni Trenta erano saliti a 30 gli Stati americani che adottavano quelle leggi estendendone in molti casi l'applicazione a drogati, alcolizzati, ciechi e sordi. Nel 1935 negli Usa si contavano oltre ventimila sterilizzazioni forzate, che sarebbero salite a 375 mila nella Germania nazista.
E oggi continuano a essere invocate supposte teorie di provenienza biologica o genetica per giustificare le politiche razziste contro i migranti praticate dai governi dei paesi imperialisti.
 
Scienza e lotta di classe
La scienza non è mai neutrale. Risente inevitabilmente della posizione sociale nonché delle concezioni degli scienziati e della loro vicinanza o distanza dalle classi dominanti e dai “poteri forti” ma non si possono non distinguere quelle scienze che hanno una diretta, concreta ed evidente connessione con le classi, gli interessi di classe e la lotta di classe, come sono ad esempio le scienze economiche e le scienze sociali, dalle altre scienze che hanno invece un rapporto indiretto, distorto e più astratto con l'universo sociale ed economico, com'è il caso delle scienze naturali, fisiche, chimiche e biologiche, specie se non sono scienze applicate o scienze dalle forti implicazioni filosofiche. Le leggi relative a quest'ultimo gruppo di scienze possono essere vere o false, possono essere dimostrate o confutate ma non si può affibbiare loro un'etichetta di classe fintantoché dalla loro semplice formulazione non si passa a interpretarle e a esporre concezioni e “opinioni politiche, giuridiche, religiose, artistiche e filosofiche della società, nonché nelle corrispondenti istituzioni politiche, giuridiche e d'altro genere. ” (Stalin, Il marxismo e la linguistica, Ed. Rinascita, pag. 9)
La gravitazione universale, i principi della termodinamica o la teoria della relatività sono leggi scientifiche o vere o false e valgono per l'intera comunità umana che popola un certo sistema di riferimento, non possono essere accettate o respinte solo se piacciono ad alcuni o non piacciono ad altri. Possono descrivere più o meno compiutamente la realtà esterna che esiste indipendentemente dalla nostra esistenza e coscienza e in nessun caso possono essere giudicate in base alle nostre convinzioni politiche. Insomma le leggi appartenenti a questo gruppo di discipline non hanno alcun carattere di classe ma hanno un valore scientifico solo se vengono dimostrate e comprovate sperimentalmente. Etichettare sempre e comunque ogni scoperta scientifica come borghese o proletaria è una forzatura e un nonsenso, perché in tal caso dovremmo avere tante formulazioni diverse quante sono le classi sociali esistenti. La scienza per essere tale deve essere sempre fondata sulla dimostrazione e verifica rigorose di ogni scoperta.
Piuttosto esistono correnti scientifiche reazionarie contrapposte a correnti scientifiche democratiche e progressiste, che si scontrano per le diverse metodologie e le diverse concezioni e filosofie della scienza. E quando noi parliamo di correnti scientifiche e scienziati reazionari o progressisti non allarghiamo semplicemente quei confini di classe a cui si riferirono in passato coloro che contrapposero erroneamente una sedicente scienza proletaria alla scienza borghese. Non siamo noi a inventarcelo ma è la storia a ricordarcelo nelle grandi e piccole dispute che hanno diviso in campi contrapposti scienziati e correnti scientifiche: i copernicani dai tolemaici, l'evoluzionismo darwiniano dal creazionismo e dal finalismo di carattere religioso, e via dicendo; la storia è attraversata da questa lotta tra idee giuste e idee sbagliate, il che ha permesso alle nostre conoscenze di passare da forme limitate, approssimative e parziali a modelli sempre più completi, precisi e soddisfacenti.
Questa distinzione si riferisce alla contrapposizione che contraddistingue la storia della conoscenza umana, alla coesistenza e al conflitto di due concezioni delle leggi di sviluppo del mondo, una metafisica idealista e una dialettica e materialista. “Ogni divergenza nelle concezioni umane -avverte Mao- deve essere considerata come riflesso delle contraddizioni oggettive. Le contraddizioni oggettive, riflettendosi nel pensiero soggettivo, formano il movimento contraddittorio dei concetti, stimolano lo sviluppo delle idee, risolvono continuamente i problemi che si pongono di fronte al pensiero umano .” (Mao, Sulla contraddizione, Opere Scelte, Ed. in lingue estere Pechino, vol. 1, pag. 335)
Da una parte la scienza, anche quando raggiunge traguardi elevatissimi e fa fare salti di qualità nel processo della conoscenza umana, propone verità relative e mai assolute e quindi presenta sempre margini per interpretazioni e considerazioni delle nuove scoperte del tutto opinabili, che dovranno essere oggetto di ulteriori verifiche e conferme sperimentali. Dall'altra gli scienziati sono inevitabilmente condizionati da una sovrastruttura ideologica e si richiamano a filosofie della scienza e a concezioni del mondo che non sempre coincidono con le loro scoperte grandi o piccole. Newton, considerato, insieme a Einstein, il padre della fisica moderna nonché lo sviluppatore, insieme a Leibniz, del calcolo infinitesimale, mentre scopriva e sistematizzava i fondamenti della meccanica classica, nei suoi scritti e manoscritti farneticava in esegesi biblica e anti-trinitarismo e professava una fede granitica in un Dio creatore immobile e trascendente dell'universo. Lo stesso Galileo Galilei che con l'osservazione dei cieli ricercava leggi esatte e matematicamente esprimibili nella natura era infarcito da un misto di platonismo e atomismo meccanicista.
Ecco perché in non pochi casi occorre separare le loro scoperte giuste e rivoluzionarie dalle loro sistematizzazioni filosofiche generali permeate di idee retrograde e sbagliate.
Ci auguriamo di aver chiarito esaurientemente i quesiti che ci hai posto. Non vogliamo tuttavia concludere questa lunga risposta senza invitarti a unire la teoria alla pratica, la conoscenza scaturita dallo studio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao alla partecipazione attiva alla lotta di classe contro il capitalismo e il suo governo Conte, per il socialismo. A gettarti, insieme a noi, nell'impresa di capovolgere cielo e terra, cancellando col socialismo la barbarie del capitalismo.

6 gennaio 2021