L'ex senatore Giovanardi a giudizio per aver favorito un'azienda in odore di 'ndrangheta
Il 17 novembre l'ex senatore del “centro-destra” Carlo Giovanardi, anti marxista-leninista, oscurantista e antiabortista, è stato rinviato a giudizio immediato e il 15 dicembre dovrà salire sul banco degli imputati del tribunale di Modena per rispondere alle accuse di minacce a corpo politico, amministrativo e giudiziario, rivelazione di segreti d’ufficio e minacce e oltraggio a pubblico ufficiale formulate contro di lui dai Pubblici ministeri (Pm) Giuseppe Amara e Monica Bombana che indagano sulle pressioni esercitate da Giovanardi nel 2016 su alcuni funzionari della prefettura e del gruppo interforze incaricati di stilare la “lista delle imprese pulite autorizzate” a partecipare agli appalti pubblici per la ricostruzione del post terremoto in Emilia.
L'inchiesta è stata avviata dalla Dda di Bologna il 17 giugno 2013. L'attenzione degli investigatori si concentra sull'attività della Bianchini Costruzioni S.r.l ritenuta in odore di infiltrazioni mafiose e viene quindi esclusa dalla lista delle imprese pulite.
I titolari, Augusto Bianchini e la moglie Bruna Braga, tentano di rientrare in gioco con la ditta "Ios" intestata al figlio Alessandro. Ma il raggiro non riesce. Comincia così una lunga catena di pressioni che s’interrompe solo nel 2015, quando vengono arrestati, tra gli altri, i vertici della famiglia Bianchini nell’ambito dell’inchiesta "Aemilia".
Parallelamente al maxi-processo “Aemilia” sulla ‘ndrangheta in Emilia-Romagna, che vede alla sbarra 11 persone fra cui l’ex viceprefetto Mario Venturi, parte anche un secondo filone d’indagine, coordinato dalla Pm Beatrice Ronchi, con l'obiettivo di scoprire chi sono le “talpe in prefettura” a Modena che volevano favorire le ditte in odore di mafia. Ed proprio in questo contesto che emerge il ruolo di Giovanardi che, secondo le accuse, si prodiga per fare ammettere Bianchini nella lista.
Grazie a funzionari infedeli Giovanardi ottiene accesso ad atti segreti. Presenta interrogazioni parlamentari e minaccia alti ufficiali dello Stato.
Agli atti dell'inchiesta c'è ad esempio l'incontro di Giovanardi avvenuto il 17 ottobre 2014, in un bar di Modena, con il comandante provinciale dei Carabinieri Stefano Savo e il capo del Reparto operativo Domenico Cristaldi, ai quali l'ex senatore “Ha detto espressamente che qualcuno avrebbe dovuto rispondere dei danni derivanti da questi interventi” . Mentre davanti ai Bianchini, Giovanardi assicura di aver avuto una “rissa” con questore e prefetto: “Gli ho detto: 'Guardate, ragazzi… à la guerre comme à la guerre, io questa roba faccio tutta una interrogazione. Con Bianchini, io se fossi in lui, verrei qua con la rivoltella vi ammazzo tutti così do un precedente' Gli ho detto così. 'Vi rendete conto che state facendo delle robe folli, folli!'".
Agli atti risulta che il 28 ottobre successivo Giovanardi ha scritto alla presidenza del Senato per chiedere un intervento.
6 gennaio 2021