Per la Caritas +41% dei partenopei chiedono assistenza
Aumenta la povertà nella città di Napoli
File estenuanti presso le mense che distribuiscono pasti gratuiti
Redazione di Napoli
Colpisce la foto della fila estenuante che ogni giorno vede centinaia di napoletani e migranti poveri fuori dalle mense allestite ormai alla meglio e che distribuiscono gratuitamente ogni giorno migliaia di pasti a pranzo e cena per sopperire all’incredibile ondata di povertà che sta colpendo Napoli.
Da una parte, è vero, il coronavirus e la pandemia hanno distrutto l’economia partenopea, ma dall’altra parte ci sono le responsabilità politiche locali (De Magistris e De Luca) e nazionali (il governo Conte) che hanno inasprito la condizione di disagio tale che già dai primi giorni della mattina centinaia di persone si accampano fuori dalle mense.
La più importante e storica, quella del Carmine che si trova nella zona tra palazzo Ottieri, piazza Mercato e via Marina, vede addirittura un vero e proprio dormitorio pubblico vicino alla strettissima via che conduce alla mensa: una volta presi i pasti del pranzo e della sera, i poveri dormono nei giardinetti pubblici vicini, disponendosi alla meglio con cartoni o teli di plastica per non perdere i posti del giorno dopo e procurarsi più facilmente i pasti fin dalle prime ore del mattino.
Uno spettacolo indegno per una città il cui neopodestà De Magistris aveva annunciato il cambiamento, che però non si è visto per le masse popolari ma solo per la borghesia e i suoi lacchè. Non a caso anche la Caritas, verso fine novembre, denunciava un incremento repentino di napoletani bisognosi di cibo e non solo, annunciando un aumento dei pasti caldi di ben il 41%, secondo i dati forniti da Giancamillo Trani, vicedirettore dell’Ente che evidenziava: “tutta colpa del lavoro in nero e della mancanza di abitazioni: credo sia fondamentale affinare gli strumenti di sostegno come il Reddito di cittadinanza ma deve avere basi nuove e politiche di inserimento al lavoro. Per noi come provincia più giovane d’Italia servono politiche di inclusione. Occorre un piano di occupazione, un welfare creativo con un’ottica nuova attraverso il sostegno al terzo settore che ha ormai il suo ruolo nel Pil nazionale”.
Secondo noi marxisti-leninisti il piano di occupazione straordinario deve coincidere con la costruzione di un progetto di reindustrializzazione dell’area di Napoli, cominciando con la riattivazione dell’area dismessa a ridosso di via Argine, dove sono rimaste ormai tre sole fabbriche; il tutto ponendo un freno all’emorragia di occupazione come nel caso dello stabilimento Whirlpool di Napoli.
13 gennaio 2021