Appello di intellettuali e artisti/e
Contro l'equiparazione di antisionismo e antisemitismo
Nel novembre scorso il governo britannico aveva insistito con particolare attenzione sulle università affinché adottassero in tempi brevi la definizione di antisemitismo proposta dall’Alleanza Internazionale per la memoria dell’Olocausto (International holocaust remembrance alliance, IHRA) per non incorrere in sanzioni e nel taglio dei finanziamenti. La posizione del governo di Londra era contestata da un gruppo di 122 accademici, giornalisti e intellettuali palestinesi e arabi che in un lettera appello pubblicata sul Guardian
condannavano l'antisemitismo ma mettevano in evidenza che le argomentazioni dell'IHRA portavano a una inaccettabile equiparazione tra antisemitismo e antisionismo.
Il termine antisemitismo significa letteralmente pregiudizio o odio nei confronti del popolo ebraico, una pregiudiziale razzista inaccettabile che è stata dietro la persecuzione degli ebrei e l'Olocausto. L’Alleanza Internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA), una organizzazione fondata nel 1998 dall'allora primo ministro svedese Goran Persson e che ha la sua sede centrale a Berlino, “unisce governi ed esperti per rafforzare, promuovere e divulgare l’educazione, la ricerca e la memoria a proposito dell’Olocausto” e nel maggio del 2016 ha adottato una definizione di antisemitismo che comprende in una serie di esempi anche "negare agli ebrei il diritto all’autodeterminazione, sostenendo che l’esistenza dello stato di Israele è una espressione di razzismo”, o "tracciare paragoni tra la presente politica d’Israele e quelle dei nazisti". Ossia si tenta di far passare per antisemite delle posizioni che sono invece antisioniste, sono cioé della posizioni politiche di chi si oppone al movimento politico fondato nel 1897 volto alla costituzione di uno Stato nazionale ebraico nei territori successivamente individuati della Palestina, con la cacciata e la distruzione dei beni degli abitanti arabi presenti. I primi antisionisti sono stati ebrei contrari a questa politica e lo sono tuttora tanti ebrei progressisti.
Come sottolinea la lettera pubblicata dai 122 firmatari arabi sul Guardian, la definizione IHRA, attraverso gli esempi che fornisce, "fonde il giudaismo con il sionismo presumendo che tutti gli ebrei siano sionisti e che lo stato di Israele nella sua realtà attuale incarni l'autodeterminazione di tutti gli ebrei. Siamo profondamente in disaccordo con questo. La lotta all'antisemitismo non dovrebbe essere trasformata in uno stratagemma per delegittimare la lotta contro l'oppressione dei palestinesi, la negazione dei loro diritti e la continua occupazione della loro terra". Negli ultimi anni, denunciano, la lotta contro l'antisemitismo è stata sempre più strumentalizzata dal governo israeliano e dai suoi sostenitori nel tentativo di delegittimare la causa palestinese e mettere a tacere i difensori dei diritti palestinesi.
La lotta all'antisemitismo, sostengono i firmatari, deve essere dispiegata nel quadro del diritto internazionale e dei diritti umani. Dovrebbe essere parte integrante della lotta contro tutte le forme di razzismo e xenofobia, compresa l'islamofobia e il razzismo anti-arabo e anti-palestinese. Lo scopo di questa lotta è garantire libertà ed emancipazione a tutti i gruppi oppressi. Non può essere orientata alla difesa di uno stato oppressivo e predatore. Esistono enormi differenze tra una condizione di oppressione degli ebrei in quanto minoranza da parte di regimi o gruppi antisemiti e la condizione in cui l’autodeterminazione della popolazione ebraica in Palestina / Israele è stata attuata nella forma di uno stato etnico esclusivista e territorialmente espansionista e realizzata attraverso l’occupazione e la cacciata di un altro popolo, la negazione del suo diritto all'autodeterminazione. Il diritto all'autodeterminazione del popolo ebraico non può includere il diritto di creare una maggioranza ebraica attraverso la pulizia etnica, deve essere bilanciato con i diritti del popolo palestinese. Inoltre, la definizione IHRA scarta potenzialmente come antisemita tutte le visioni non sioniste del futuro dello stato israeliano, sostengono i firmatari, come la difesa di uno stato binazionale o democratico laico che rappresenta tutti i suoi cittadini allo stesso modo.
Lanciare l'accusa di antisemitismo contro chiunque consideri razzista l'attuale stato di Israele, nonostante l'effettiva discriminazione istituzionale e costituzionale su cui si basa, equivale a garantire a Israele l'impunità assoluta, conclude la lettera. Israele può così deportare i suoi cittadini palestinesi, o revocarne la cittadinanza o negare loro il diritto di voto, ed essere comunque immune dall'accusa di razzismo. Mentre vengono ostacolate come antisemita, negli usa e nella Gran Bretagna, financo le legittime iniziative del movimento Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds) in appoggio ai diritti dei palestinesi.
La lettera ricorda tra l'altro che l'attuale stato di Israele è una potenza occupante per oltre mezzo secolo, come sancito da risoluzioni Onu riconosciute dai governi dei 25 paesi in cui viene invece accolta senza batter ciglio la strumentale definizione IHRA; fra i governi imperialisti complici dei sionisti spicca quello italiano che l'ha adottata nella riunione del Consiglio dei Ministri del 17 gennaio 2020.
Il testo integrale della lettera in italiano può essere letto su Zeitun.info.
13 gennaio 2021