Grave sentenza della Cassazione
Cancellata la strage ferroviaria di Viareggio
Prescritti i reati di omicidio colposo plurimo per i vertici delle Ferrovie
Lo scorso 8 gennaio la Cassazione, al termine del procedimento penale n. 13518/2020 relativo al gravissimo incidente ferroviario accaduto alla stazione ferroviaria di Viareggio nel 2009, ha emesso il dispositivo della sentenza con la quale ha dichiarato l'intervenuta prescrizione del reato di omicidio colposo plurimo per tutti gli imputati, tra cui anche i vertici delle Ferrovie dell'epoca.
Alle 23:48 del 29 giugno 2009 presso la stazione di Viareggio ci fu il deragliamento di quattro carri cisterna di un treno composto da un totale di 14 carri, partito dal Piemonte e diretto in Campania, che trasportava GPL, e in uno dei quattro carri deragliati, dopo avere sbattuto contro un elemento dell'infrastruttura ferroviaria, si aprì uno squarcio causando l'immediata fuoriuscita del GPL che esplose provocando un devastante incendio che investì violentemente la zona circostante, densamente abitata.
Alla fine si contarono 32 morti, 17 feriti e 136 sfollati e la successiva inchiesta della procura della Repubblica di Lucca portò al rinvio a giudizio di 33 persone - accusate, a vario titolo, dei reati di disastro ferroviario, incendio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali - tra le quali c'erano i vertici delle società Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana, oltre ai legali rappresentanti di alcune ditte responsabili della manutenzione e del controllo del rotabile deragliato.
Il processo di primo grado celebrato dinanzi al Tribunale di Lucca, iniziato nel 2013, si concluse il 31 gennaio 2017 con 23 condanne.
Per ciò che riguarda il Gruppo Ferrovie dello Stato furono condannati l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Italiane e di Rete Ferroviaria Italiana Mauro Moretti (7 anni), i dirigenti di Rete Ferroviaria Italiana Mario Michele Elia (7 anni e 6 mesi), Giovanni Costa (6 anni), Giorgio Di Marco (6 anni), Francesco Favo (6 anni), Alvaro Fumi (6 anni), Giulio Margarita (6 anni e 6 mesi) ed Enzo Marzilli (6 anni), e i dirigenti di Trenitalia Vincenzo Soprano (7 anni e 6 mesi), Salvatore Andronico (6 anni), Mario Castaldo (7 anni) ed Emilio Maestrini (6 anni e 6 mesi). Furono inoltre condannati alcuni responsabili della ditta mantovana di manutenzione Cima Riparazioni Ferroviarie, dell'officina meccanica tedesca Jungenthal Wehrtechnik GmbH che aveva costruito il carrello del carro esploso e della società americana Gatx Rail, proprietaria del carro esploso. Il Tribunale infine condannò Gatx Rail Austria, Gatx Rail Germania, Jungenthal Waggon, Trenitalia e Rete ferroviaria italiana al pagamento, a favore dello Stato, di forti sanzioni pecuniarie pari a centinaia di migliaia di euro ciascuna.
La Corte di Appello di Firenze, con sentenza depositata il 16 dicembre 2019, confermava sostanzialmente le pene per una parte dei vertici delle Ferrovie italiane (Moretti, Elia, Favo, Soprano, Castaldo e Maestrini), mentre gli altri dirigenti venivano prosciolti. Venivano confermate anche le condanne nei confronti di 6 altri imputati.
In particolare Mauro Moretti, condannato in primo grado solo come amministratore di RFI, è stato invece condannato in appello a sette anni anche come amministratore del Gruppo Ferrovie dello Stato, quale soggetto avente forti poteri anche nei confronti delle società controllate, Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana: Moretti fu dichiarato responsabile nella qualità di amministratore delegato di Ferrovie dello Stato per aver omesso di compiere interventi individuati come idonei “per evitare - scrive la Corte d'Appello nelle motivazioni - il deragliamento del treno o quanto meno per evitare o ridurre le sue conseguenze catastrofiche. La condotta alternativa che egli avrebbe dovuto e potuto tenere – continua la Corte d'Appello - consiste in particolare nel controllo delle modalità di svolgimento delle attività di trasporto delle merci pericolose, in relazione alla quale egli avrebbe dovuto assicurarsi che venissero applicate le migliori cautele possibili e, quindi, quanto meno il controllo della piena tracciabilità dei rotabili di proprietà di terzi e dei loro processi manutentivi, anche fornendo e imponendo una interpretazione corretta delle norme che eliminasse la prassi errata di non effettuare alcun controllo, neppure documentale sui carri esteri circolanti e che venissero previste misure precauzionali idonee in caso di mancanza di tracciabilità“.
Ora la Cassazione ha dichiarato, a seguito dell’esclusione dell’aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza nel lavoro, l'intervenuta prescrizione del reato di omicidio plurimo colposo, il più grave tra i reati contestati ai vertici delle Ferrovie italiane, rinviando gli imputati a un nuovo processo di appello dinanzi alla Corte d’Appello di Firenze, che dovrà rivalutare la responsabilità per il solo reato di disastro ferroviario colposo e dovrà quindi effettuare il ricalcolo della pena, che ovviamente sarà notevolmente ridotta rispetto a quella già inflitta, venendo meno per intervenuta prescrizione il reato più grave di omicidio colposo plurimo, e comunque i tempi sono strettissimi per impedire il sopraggiungere della prescrizione anche per il reato di disastro ferroviario.
Tra i parenti delle 32 vittime, che attendevano la sentenza davanti alla Cassazione, c'è stato sconcerto e rabbia, molti di loro sono scoppiati in lacrime dopo avere avuto conoscenza della grave decisione dell'organo giurisdizionale: forte è infatti il timore tra i famigliari delle vittime, che in molti casi perdettero anche la loro casa e tutti i loro beni, che i vertici delle Ferrovie italiane possano alla fine farla franca.
Questo tipo di prescrizione è scritta apposta per difendere i ricchi, i potenti e i grandi boss politici e criminali, finendo per allungare ancora di più il già lunghissimo elenco delle stragi impunite nel nostro Paese.
27 gennaio 2021