A Firenze nel 2021
Torture sistematiche ai detenuti nel carcere di Sollicciano
Arrestati un'ispettrice, un capoposto e un agente. Altri 6 agenti tra cui un vice ispettore sono stati interdetti dal servizio
Redazione di Firenze
Quando è apparsa la notizia nei primi giorni di gennaio sembrava un fatto da ventennio mussoliniano. Invece no. Sono emerse oggi, a gennaio 2021, le prove di torture sistematiche nel carcere fiorentino di Sollicciano.
Il gip del Tribunale di Firenze, su richiesta del sostituto procuratore Christine Von Borries, ha disposto gli arresti domiciliari per l'ispettrice penitenziaria Elena Viligiardi, per il capoposto Luciano Sarno e per l'agente Patrizio Ponzo, accusati di tortura e falso ideologico in atto pubblico. Mentre altri sei agenti sono stati interdetti dall'incarico per un anno con obbligo di dimora nel comune di residenza: sono accusati di aver fatto passare gli abusi commessi ai danni dei detenuti come episodi di “resistenza” da parte delle loro vittime.
I tre arrestati sono accusati di tortura, umiliazioni e pestaggi di alcuni carcerati che hanno sporto denuncia. Alcuni degli abusi accertati sono avvenuti nel 2018 e si sono ripetuti nel maggio scorso.
Fatti gravissimi, avvenuti dopo la tardiva approvazione della legge 110 del 2017 che ha introdotto il reato di tortura, peraltro apparsa subito come una legge truffa, di manica larga con i torturatori, norme di facciata adottate dopo che nel 2015 l'Italia venne condannata dalla Corte europea di Strasburgo per non aver introdotto nel suo codice penale il reato di tortura.
Nel dicembre 2018 un detenuto italiano denuncia di aver subito maltrattamenti dichiarando di essere stato immobilizzato da otto agenti nell'ufficio del capoposto e picchiato fino a perforargli il timpano.
Vengono disposte le intercettazioni ambientali che registrano minacce rivolte ai detenuti del tipo: “Ti massacriamo...”, “ti facciamo il c...” e si visionano immagini dei circuiti interni al carcere in cui si vedono i detenuti che mesti uscivano dall'ufficio dell'ispettrice Viligiardi. Quell'ufficio che era il luogo delle torture, sotto i suoi occhi e con il suo consenso.
Il 27 aprile 2019 un detenuto di origine marocchina nell'ufficio degli orrori viene insultato, minacciato, umiliato e riempito di botte, pugni, calci, schiaffi da almeno sette agenti che gli rompono due costole. Dal dolore e dalla paura il prigioniero si urina addosso così gli agenti aguzzini lo lasciano nudo senza manco dargli la possibilità di lavarsi e cambiarsi e lo sbattono in cella di isolamento.
L'ispettrice sporgerà poi denuncia contro il marocchino che a suo dire avrebbe tentato di violentarla sessualmente, addirittura davanti agli agenti.
Le microspie piazzate all'interno del carcere registreranno anche alcune dichiarazioni di agenti in servizio tra cui una che dice: “Gli hanno dato delle mazzate talmente forti che gli hanno rotto due costole”.
Le torture si sommano alla drammatica situazione generale del carcere. Il Garante della regione Toscana per i detenuti, Giuseppe Fanfani dopo una visita a Sollicciano nell'ottobre scorso aveva dichiarato che “le condizioni del carcere superano ogni immaginazione possibile, un pollaio è più decoroso”, “esperienza traumatica” e riguardo alle denunce attuali ha sottolineato: “Il rapporto con i detenuti deve essere gestito con grande prudenza istituzionale e sociale, trattandosi di persone private della libertà, soggette alle autorità altrui, prive di mezzi di difesa, e come tali deboli”.
In Toscana sono emersi casi di torture anche nel carcere di San Gimignano (Siena), per i quali 5 agenti sono stati rinviati a giudizio nel novembre scorso.
Il PMLI, nel suo Nuovo Programma d'azione, rivendicava, già dal 2001: Controllo politico e sociale sulla gestione delle carceri affinché siano evitati e puniti severamente pestaggi, sevizie e altri comportamenti persecutori delle guardie carcerarie e dei loro superiori ai danni dei detenuti. Provvedimenti urgenti e adeguati per migliorare l'agibilità degli immobili e delle strutture carcerarie, le condizioni di vita, di alloggio, di vitto e di salute delle detenute e dei detenuti e favorire tutte quelle attività volte al loro recupero sociale.
27 gennaio 2021