Per reclamare a gran voce un nuovo modello di sviluppo per garantire lavoro stabile e tutelato
A Milano le lavoratrici e i lavoratori combattivi scendono in piazza
Redazione di Milano
Nell’ambito della mobilitazione indetta dall’Assemblea Nazionale delle Lavoratrici e dei Lavoratori Combattivi e dal Patto d’Azione Anticapitalista per il Fronte Unico di Classe - che venerdì 29 gennaio hanno dato vita ad una grande giornata di lotta, con la proclamazione dello sciopero generale di tutte le categorie settori pubblici, privati e cooperativi da parte del SI COBAS e dello SLAI COBAS contro le politiche adottate dal governo Conte durante l’intera fase pandemica e contro il peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori e delle masse popolari - a Milano nel pomeriggio di sabato 30 gennaio si è svolto un combattvo presidio in piazza Duomo.
Presenti i sindacati SI COBAS e SLAI COBAS, mentre tra i partiti spiccava la rossa bandiera del PMLI, portata da militanti della Cellula “Mao” di Milano che tenevano ben alto il cartello con il manifesto nazionale del Partito “Il lavoro prima di tutto” riprodotto anche nei “corpetti” e nei volantini che hanno diffuso tra i manifestanti. Tra gli altri partiti con la falce e il martello vi erano il PCL, SA, CARC e FGC.
I vari interventi che si sono susseguiti avevano una rivendicazione comune: la sicurezza nei luoghi di lavoro per dire basta alle continue morti, ai molteplici infortuni invalidanti e ai troppi contagi da coronavirus che ogni giorno colpiscono chi lavora. Tante le testimonianze dei lavoratori della sanità, dei rider, dei lavoratori degli alberghi che hanno denunciato super sfruttamento, licenziamenti ingiustificati a causa del Covid, come accaduto all’Hotel Gallia che ha chiuso nel periodo del lockdown
, lasciando a casa ben 80 lavoratrici perseverando a non dare risposte, mentre beffardamente hanno continuato a cambiare appalti, assumendo di volta in volta nuovo personale.
Un operatore della sanità ha detto che il Covid si è abbattuto ancor di più sulla loro categoria dove i lavoratori non sono stati tutelati, con malattie e quarantene non pagate o licenziati per le sacrosante denunce relative all’assenza dei dispositivi di sicurezza individuali, oltre al barbaro sfruttamento con turni massacranti, per colpa delle mancate assunzioni.
Un portavoce dei “Rider in lotta a Milano” ha ricordato l'importanza dei tanti scioperi del mese di novembre contro il nuovo contratto che rende chi lavora sempre più sfruttato, sottoposto a ricatti e con paghe da fame.
Importante l’intervento del rappresentante del Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio, che ha enunciato una grande verità ossia che le morti sul lavoro nel capitalismo vengono considerate dai padroni come un male “necessario” e “fisiologico” per il loro ottenimento del massimo profitto, prova ne è il loro assoluto e costante disinteresse a prevenirle, nonostante le denunce e talvolta i procedimenti giudiziari nei quali alla fine i padroni la fanno sempre franca, a riprova del carattere di classe della giustizia borghese.
Solo con l’unione e la lotta dei lavoratori si potrà contrastare il tentativo dei padroni di aumentare sfruttamento e disuguaglianze. Uscire dalla crisi con un nuovo modello di sviluppo per garantire lavoro stabile e tutelato, sanità pubblica, diritto all’istruzione e servizi sociali, un obiettivo che per noi marxisti-leninisti non potrà concretamente ottenersi se non puntando alla conquista del potere politico del proletariato e del socialismo.
3 febbraio 2021