Polonia
Sciopero e manifestazioni contro la legge oscurantista sull'aborto
Le donne promotrici e in prima fila
Mercoledì 27 gennaio in Polonia è entrata in vigore la norma che vieta l’aborto anche in caso di malformazione del feto e che in pratica sancisce il divieto quasi totale di abortire. La norma risale allo scorso ottobre dopo una sentenza antiabortista della Corte costituzionale. Le forti manifestazioni e proteste da parte dei movimenti femministi che avevano coinvolto studenti, organizzazioni per i diritti LGBT+ e gran parte della popolazione polacca protratte interrottamente per diversi mesi, ne hanno ritardato l'entrata in vigore.
Con un colpo di mano il governo di destra guidato da Andrzej Duda sostenuto da Diritto e Giustizia (PiS), ha annunciato senza alcun preavviso la pubblicazione della norma oscurantista contro l'aborto in Gazzetta Ufficiale e che sarebbe subito entrata in vigore.
La rabbia delle donne, dei giovani e dei movimenti studenteschi è riesplosa immediatamente. Per tre giorni consecutivi, dalla sera del 27 gennaio, migliaia di manifestanti, in prima fila le donne di ogni età, ragazze e giovanissime, si sono unite in massa per rivendicare i propri diritti, riversandosi per le vie di Varsavia e in altre 20 città della Polonia dando vita a combattive manifestazioni contro questa norma antifemminile, retrogata e oscurantisca che di fatto vieta l'aborto quasi totalmente, anche in presenza di malformazione del feto, consentendolo solo in caso di pericolo di vita della madre, di incesto o di stupro.
Il governo Duda ha cercato invano di reprimere la mobilitazione delle donne e della popolazione ordinando alle milizie di caricare violentemente con manganelli e lacrimogeni con gas urticanti i cortei, arrivando ad arrestare la leader di Strajk Kobiet (“Sciopero delle donne”, l'organizzazione femminile promotrice della mobilitazione) Klementyna Suchanow, nella tarda serata di mercoledì 27 nel corso degli scontri tra gli agenti della “sicurezza” e i manifestanti che assediavano il palazzo nel centro di Varsavia che ospita la Corte costituzionale.
Sabato 30 gennaio indetta da Strajk Kobiet si è tenuta una grande manifestazione nazionale a Varsavia a cui hanno aderito molte organizzazioni studentesche, LGBT+ e antigovernative. I numerosi manifestanti sono arrivati da ogni parte della Polonia usando ogni mezzo, sfidando le temperature sotto lo zero e i vari divieti contro gli assembramenti ordinati da Duda per l'emergenza coronavirus. Tanti i cartelli contro il governo, e numerose le bandiere con il fulmine rosso di Stajk Kobiet diventato il simbolo dei movimenti femministi e femminili polacchi.
"Continueremo a scendere in piazza per difendere i nostri diritti, il governo non può illudersi di imporci la sua volontà e le sue leggi disumane", ha dichiarato la co-leader di Strajk Kobiet, Marta Lempart.
3 febbraio 2021