In seguito al ricorso presentato da un migrante pachistano
Condannato il Viminale della Lamorgese per i respingimenti dei migranti al confine italo-sloveno
Il Tribunale di Roma ha accolto il ricorso di un migrante pachistano di 27 anni che dopo un infernale viaggio lungo la cosiddetta “Rotta balcanica”, era riuscito ad arrivare in Italia alla metà dello scorso luglio dopo essere fuggito dal proprio Paese per le persecuzioni subite a causa del suo orientamento sessuale. Giunto in Italia aveva manifestato la volontà di proporre domanda di protezione internazionale, ma “nel giro di poche ore era sto respinto verso la Slovenia in assenza di alcun provvedimento, poi verso la Croazia e successivamente in Bosnia Erzegovina (…) subendo nel corso del viaggio, violenza dalle autorità slovene e torture e trattamenti inumani dalle autorità croate” come si legge nel ricorso stesso, senza avere la possibilità di chiedere asilo.
Già in passato erano stati sollevati dubbi sulla legittimità dei respingimenti in Slovenia, ma il Viminale aveva sempre ribadito che ciò era assolutamente “legale”, in applicazione di un accordo bilaterale di riammissione siglato nel 1996 con la Slovenia stessa.
La vicenda in questione però, e soprattutto la sentenza del Tribunale, ha evidenziato che l'accordo al quale si appella il Ministero guidato dalla Lamorgese, non essendo stata ratificato dal parlamento, non può prevedere modifiche o deroghe alle leggi vigenti in Italia o alle norme dell’Unione europea o derivanti da fonti di diritto internazionale, ed è quindi inapplicabile.
La sentenza dunque smentisce clamorosamente il Viminale e bolla come illegittima “sotto molteplici profili” la pratica dei respingimenti che adesso dovrà essere interrotta. Il Tribunale ha infatti condannato il Ministero dell'Interno a esaminare la richiesta di asilo e a pagarne per intero le spese di giudizio.
Per mesi infatti i migranti che riuscivano ad attraversare il confine tra l’Italia e la Slovenia sono stati fermati dalle forze dell’ordine italiane e rispediti indietro, riconsegnati alla polizia slovena che a sua volta li girava ai poliziotti croati che dopo averli picchiati, a volte derubati e fatti inseguire dai cani lupo, ma comunque in ogni caso sottoposti a trattamenti inumani e degradanti, li rispedivano in Bosnia.
Misure eseguite arbitrariamente dall'Italia, in barba al diritto internazionale, messe in atto per ben 852 persone riconsegnate alle autorità slovene nei primi 9 mesi del 2020, secondo i dati del Ministero dell’Interno stesso.
Il ricorso presentato è frutto della collaborazione tra l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) e il Border Violence Monitoring (BVM), un gruppo di associazioni presente in tutti i paesi della rotta balcanica che raccoglie sistematicamente le vicende delle persone in transito con lo scopo di monitorare violenze e abusi. Le avvocate Caterina Bove e Anna Brambilla, firmatarie, sottolineano che alla luce di questa sentenza i migranti che giungono in Italia chiedendo protezione internazionale non devono essere più riammessi in Slovenia, inclusi quelli cosiddetti “economici”; in caso contrario si violano la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (art. 4) e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (art. 3). Insomma il film già visto la cui trama prevede istituzioni e governi che calpestano anche le stesse leggi borghesi che producono e sottoscrivono.
Significativa una loro riflessione durante un'intervista rilasciata ad un quotidiano: “Negli ultimi cinque anni lo spazio di libertà e sicurezza di Schengen da un lato è andato riducendosi, ma dall’altro giudici e agenzie per i diritti fondamentali hanno iniziato a prestare attenzione a ciò che accade lungo i confini interni terrestri.”. In Italia dunque nulla è cambiato con la “nuova” maggioranza che sostiene il Governo Conte 2: per i 5 Stelle con la Lega oppure col PD e LEU, in tema di immigrazione si tira dritti sulla stessa ignobile strada; lo dimostrano anche i “decreti sicurezza” che dopo il tanto parlarne per strizzare l'occhio all'elettorato e all'associazionismo più convintamente antifascista e antirazzista, col fine di attribuirli alla sola volontà dell'aspirante Duce d'Italia Salvini, sono ancora in vigore nelle loro ampie proiezioni razziste e antioperaie, per di più “normalizzati” nella sostanza dalla inconsistente revisione della Ministra Lamorgese dell'ottobre scorso.
10 febbraio 2021