5 lavoratori morti in 11 giorni in Toscana
Gli incidenti nelle province di Firenze, Livorno, Pisa e Pistoia
Dal corrispondente della Toscana
Sabato 30 gennaio il rider a Montecatini Terme (Pistoia), lunedì 1 febbraio l'idraulico a Castelfranco di Sotto (Pisa), martedì 2 febbraio l'operaio tessile a Montale (ancora a Pistoia) e venerdì 5 febbraio il pasticciere a Livorno, martedì 9 febbraio il falegname a Empoli (Firenze).
È una vera e propria strage di lavoratori quella che si è verificata in Toscana nel corso di una sola settimana.
L'ultima vittima è Francesco Staccioli, 68 anni, un artigiano falegname morto nel suo laboratorio a Empoli a causa di una violenta esplosione per lo scoppio di un compressore. Con lui c'era un conoscente che è rimasto ferito. Appena 4 giorni prima era toccato a un pasticciere di 66 anni, Pier Luigi Maffei, titolare, insieme al fratello, di un laboratorio artigianale presso la zona industriale di Stagno, alle porte di Livorno, morto sul colpo dopo un volo di oltre tre metri mentre con un aspiratore stava pulendo dalla polvere e dalla farina il soffitto del capannone.
L’ultima tragica serie di omicidi sul lavoro era cominciata il 30 gennaio a Montecatini Terme dove Romulo Sta Aba, un rider di 47 anni, di origine filippina, è stato falciato da un'auto mentre si apprestava a effettuare una consegna a domicilio.
Il 1 febbraio è toccato a Salvatore Vetere, 51 anni, idraulico, caduto da un muletto durante dei lavori di manutenzione in una conceria a Castelfranco di Sotto.
Il 2 febbraio a perdere la vita è stato un giovane operaio di origine tunisina di appena 22 anni residente a Prato. Si tratta di Sabri Jaballah morto schiacciato da una pressa presso un'azienda tessile di Montale mentre era intento a pulire un macchinario per cardare il filato. La giovane età della vittima rende ancor più terribile il bilancio della strage.
Uno stillicidio senza precedenti che non è certo la conseguenza del “caso”, della “fatalità” o dell'“emergenza Covid”. Si tratta di omicidi “bianchi” che hanno tutti un unico mandante: il sistema di produzione capitalistico. E tanti killer: i padroni che pensano solo al massimo profitto in nome del quale tutto può essere sacrificato compreso la salute, la sicurezza, la prevenzione e la formazione dei lavoratori.
Lavoratori schiavizzati col il ricatto occupazionale; costretti a turni massacranti; a non lamentarsi per la mancata manutenzione e messa in sicurezza degli impianti e dei macchinari di lavorazione; a subire contratti capestro spesso con la piena complicità dei vertici sindacali collaborazionisti. Anche nella Toscana di Giani e delle tante, troppe, chiacchiere sul miglioramento delle condizioni di lavoro.
10 febbraio 2021