Turchia
Gli studenti in lotta contro il rettore di Erdogan
Arrestati decine di studentesse e studenti
“La testa non l'abbasseremo mai”

 
La nomina a rettore dell’Università di Bogazici di Istanbul di Melih Bulu dell'1 gennaio, decisa dal regime di Erdogan che ha imposto a capo della più prestigiosa università del Paese un fidato compare di partito scavalcando senato accademico, studenti e professori ha dato il via a una dura protesta che da oltre un mese continua nell'ateneo nonostante fosse scattata immediatamente la repressione e gli arresti di decine di studentesse e studenti. Un cordone di poliziotti in assetto antisommossa era schierato quotidianamente a bloccare l’entrata del campus dell'ateneo per impedire l'ingresso agli studenti di altre facoltà per solidarizzare con una lotta condotta unitariamente dalla maggioranza di giovani, lavoratori e professori e quando un poliziotto spintonava un manifestante urlandogli di chinare lo sguardo la risposta via social dei manifestanti è stata un hashtag divenuto lo slogan delle proteste: "La testa non l’abbasseremo mai".
Il presidio dell’ufficio del neo rettore di cui chiedevano le dimissioni era stato il primo atto di una protesta che è ancora in pieno svolgimento, si è estesa ad altre università e città del paese a sostegno della richiesta del ritiro della nomina dei rettori da parte del governo, dell'elezione attraverso elezioni democratiche nel campus e della garanzia dell’autonomia accademica. Ossia contro la politica che il fascista Erdogan cerca di imporre in tutto il paese una volta sopravvissuto al fallito golpe del 15 luglio 2016; allora, in pieno stato di emergenza, con un decreto presidenziale cancellava il meccanismo delle elezioni universitarie e si prendeva il compito di dichiarare rettore uno qualsiasi dei candidati che si fossero presentati. Ossia di scegliere quello più affidabile per mettere direttamente sotto controllo gli atenei già riempiti di poliziotti a caccia di oppositori, una procedura immediatamente applicata all'Università Bogazici di Istanbul con la nomina presidenziale di un esponente fidato al posto del professore che aveva ottenuto l'86% dei voti. Con i militari fedeli a Erdogan che spadroneggiavano nel paese in un vero e proprio controgolpe non ebbe alcuno spazio la reazione contraria di studenti e professori dell'ateneo. Alla nomina presidenziale dei rettori, strumenti della militarizzazione delle facoltà universitarie, seguì il licenziamento sistematico degli accademici in tutto il paese. Una cacciata dell'opposizione anzitutto dai posti dirigenti nelle scuole e università che viaggia di pari passo con quella dalle istituzioni locali con l'arresto dei sindaci eletti nelle liste del partito filo-curdo dell’Hdp, il Partito democratico dei popoli, e la loro sostituzione con commissari governativi. La lotta degli studenti dell’Università Bogazici è importante per la difesa degli spazi di democrazia dentro gli atenei ma anche contro la politica fascista a tutto tondo del presidente Erdogan.
 

17 febbraio 2021