Con i voti della maggioranza di destra e di IV e l'astensione del PD e lista civica Crivello, equiparato il comunismo al fascismo e al nazismo. Il M5S non partecipa alle votazioni
Mozione anticomunista del Consiglio comunale di Genova
Raccolta di firme on line chiede il ritiro della mozione
Protesta l'Anpi: “Si ricordi che Auschiwtz fu liberata dall'Armata rossa”
Gli effetti della risoluzione anticomunista varata dal parlamento di Bruxelles il 19 settembre del 2019, sta dando i suoi velenosi e antistorici frutti.
Proprio nella ricorrenza del 10 febbraio, Giorno del Ricordo, che vede promossi in un numero sempre maggiore di comuni italiani celebrazioni ultrarevisioniste, anticomuniste, di chiara riabilitazione del fascismo storico e di sdoganamento del neofascismo attuale, il comune di Genova su proposta di Forza Italia ha approvato una mozione che equipara ancora una volta il comunismo al fascismo e al nazismo.
Per capire immediatamente la natura di ciò che si aveva di fronte, erano sufficienti le parole in avvio del testo presentato da Mario Mascia: “Preso atto che il Comune di Genova si riconosce nei valori comuni dell'antifascismo e dell'anticomunismo...”, e infatti la mozione deliberata impegna sindaco e giunta della città ligure Medaglia d'Oro alla Resistenza, ad aderire all’anagrafe antifascista istituita dal Comune di Stazzema, ma poi anche a “promuovere una proposta di legge di iniziativa popolare contro la propaganda delle ideologie fasciste, naziste, comuniste, eversive e antidemocratiche”, istituendo un’anagrafe virtuale.
Lo scempio storico si è consumato grazie al voto compatto della destra, inclusi i renziani di Italia Viva, ma soprattutto a causa dell'astensione del PD, della lista Crivello e dei 5 stelle che sono usciti dall'aula al momento del voto.
Appena la notizia è iniziata a circolare, sugli astenuti si è scagliata una infinità di critiche e di accuse da parte della Genova antifascista e democratica, a partire proprio dai loro iscritti, che ha costretto PD e lista Crivello alle scuse pubbliche, e a versare le troppo frequenti ormai per essere credibili, lacrime di coccodrillo.
Il PD si arrampica sugli specchi
Nell'occhio del ciclone anche per le note vicende nazionali è finito ovviamente il PD genovese al quale è toccato affermare che astenersi dal voto è stato un errore, ma solo dopo aver tentato di giustificare l'atteggiamento con un contorto ragionamento al fine di confermare l'iscrizione all'anagrafe antifascista di Sant'Anna di Stazzema e avendo valutato questa strategia come la migliore.
Eppure l'equiparazione è evidente, così come a tutti appare chiaro l'ulteriore passo in avanti lanciato dalla destra fascista a Genova, e cioè l'instaurazione per la prima volta in assoluto di una “Anagrafe Anticomunista” istituzionale, che si inserisce in un nuovo passaggio nella riabilitazione del fascismo storico e nella messa al bando del comunismo, i cui ultimi giri di vite si erano visti a Dalmine, dove il comune concede spazi solo dopo la dichiarazione di essere “anticomunisti”, e nella canea del recente Giorno del Ricordo.
A Genova si è sostanzialmente ripetuto lo scempio del 2004 quando, a fronte della Giornata della Memoria che commemorava le vittime del nazismo e del fascismo, i fascisti stessi hanno voluto un giorno da celebrare “a pareggio”, e le istituzioni glielo hanno concesso aprendo loro le porte.
Nel PD riconosce l'errore anche il deputato Gianni Cuperlo, che si scusa per l'accaduto nel maldestro tentativo di far capire che questa astensione è stata un errore “locale”; eppure è cosa nota che la mozione anticomunista di Bruxelles è passata a larghissima maggioranza anche grazie ai tantissimi voti degli europarlamentari del PD. Il PD insomma è stato e continua ad essere un elemento fondamentale per questo vergognoso e antistorico processo.
In altre interviste alcuni consiglieri genovesi del PD hanno sostenuto di non aver avuto modo di vedere il testo prima della votazione ma, con un sorriso sgargiante, è stato il promotore stesso, il forzista Mascia, che ha spiegato che il testo dell'odg era noto da due settimane, “difficile provare a sostenere che chi si è astenuto non sapesse per cosa si votasse – ha affermato Mascia - tant'è che nell'ultima conferenza capigruppo di ieri, prima di portarlo in aula, lo abbiamo ulteriormente integrato recependo l'impegnativa di un ulteriore odg presentato dalla sinistra”.
Non si tratta dunque di nessuna “Trappola” della destra nella quale il PD è caduto – come afferma il Manifesto
gettando al partito di Zingaretti un'insperata ancora di salvezza – ma di una posizione maturata e riflettuta che poi è stata obbligata ad una revisione a seguito dell'esplosione delle proteste della propria base e della popolazione antifascista genovese.
Le dichiarazioni dei partiti e dei sindacati
Al pari del PD, anche la lista Crivello, dell'ex Candidato sindaco, chiede scusa a chi si è sentito offeso e ammette che “la verità è che il nostro voto ci ha resi complici, parzialmente, nel mettere sullo stesso piano l'anagrafe antifascista e quella anticomunista”. Una autocritica mossa dalle stesse motivazioni piddine nella quale però, a nostro avviso, si aggiunge quell'inaccettabile avverbio, “parzialmente”.
Le CGIL di Genova e Liguria, in una nota dei segretari Igor Magni e Fulvia Veirana, ha parlato di “sbigottimento” nel notare la superficialità con la quale il Consiglio ha approvato la mozione, e per questo chiede al sindaco Marco Bucci di “intervenire tempestivamente per rimuovere gli effetti dell'ODG”.
La CGIL però nel resto dell'intervento, imparando dallo stile della Segreteria Nazionale che allo stesso modo si pose nei confronti della Risoluzione Anticomunista di Bruxelles, non perde l'occasione per attaccare il socialismo, Stalin - che quella guerra vinse - e l'esperienza sovietica con queste parole: “ La storia ha dato un giudizio severo verso coloro che nel mondo hanno utilizzato il comunismo per instaurare regimi totalitari, ma non si può liquidare con disprezzo l'impegno che milioni di italiani hanno profuso nel rendere il nostro Paese migliore, arginando anche i fenomeni eversivi legati al terrorismo rosso”.
Posizione opposta nello specifico, ma contenente la stessa riflessione di quella fatta dalla CGIL, giunge da Italia Viva che ha votato “convintamente” insieme alla destra la risoluzione anticomunista, come affermano Avvenente, Bruccoleri e Salemi. Abbracciando tutta la retorica revisionista e anticomunista e la posizione integrale delle destre attuali, i renziani affermano infatti che: “I Partigiani, di tutte le provenienze politiche, hanno combattuto per liberare il nostro paese dal nazifascismo; la storia ha anche dimostrato che le foibe non erano una invenzione propagandistica, i milioni di morti dei deportati nei gulag di Stalin, il genocidio del popolo cambogiano perpetrato dai Khmer rossi sono la testimonianza che in nome dell'ideologia si sono compiuti orrendi crimini contro l'umanità.”
Da parte sua il Movimento 5 Stelle, proprio nel momento in cui si sta consumando la divisione sulla fiducia a Draghi, evita un'altra clamorosa frattura all'interno del consiglio genovese, decidendo di uscire dall'aula al momento del voto. Secondo Giordano, capogruppo in comune per i pentastellati, l'uscita di scena sarebbe stato “un voto ancor più pesante del parere contrario che non riconosce nemmeno la dignità di voto su quel testo”. Si tratta, a nostro parere, nient'altro che di opportunismo bell'e buono, com'è del resto nel loro costume. Se davvero ritenevano inaccettabile l'equiparazione provocatoria tra comunismo e fascismo, avrebbero dovuto votare contro il provvedimento e dar battaglia per il mantenimento della verità storica. La posizione di chi accetta e fa di tutto per infilarsi nelle poltrone istituzionali e poi se ne lava pilatescamente le mani è intollerabile; è inutile adesso che in pieno stile pentastellato della prima ora, Giordano rilanci argomentazioni corrette e battagliere contro l'esito della votazione, perché quando era chiamato a svolgere il proprio ruolo istituzionale, il cane che ora abbaia, non ha morso, anzi, si è rintanato nella propria cuccia mentre fuori avveniva una completa riscrittura della storia.
Sono questi i motivi per i quali la responsabilità dei 5 Stelle genovesi è pari a quelle di PD e lista Crivello.
La dura critica dell'ANPI
Oltre alle note dei sindacati di base e di alcuni partiti a sinistra del PD, la critica più organica, determinata e corretta che ne chiede l'immediato ritiro, è arrivata dall'ANPI di Genova che ha definito il testo approvato: “Una mozione inaccettabile che va contro la realtà della storia e che dimostra scarsa o nessuna conoscenza della verità dei fatti, un vero sfregio ideologizzante”.
L'ANPI del capoluogo ligure ha reso il dovuto tributo anche alle truppe sovietiche ricordando che “Ai cancelli di Auschwitz, il 27 gennaio 1945, si presentarono i soldati dell'Armata Rossa, non certo i consiglieri del centrodestra. Ecco perché oggi è stata una brutta giornata per la nostra città e per chi siede nell'aula rossa di Tursi. Un bel ripasso di storia farebbe bene a tutti".
L'Anpi di Genova individua e rilancia il collegamento fra questi accadimenti e la mozione di Bruxelles, ricordando quanto scrisse l'Anpi nazionale in occasione del voto europeo nel settembre 2019: “Si esprimeva profonda preoccupazione per quella risoluzione in cui si equiparano nazifascismo e comunismo (…) In un'unica riprovazione si accomunano oppressi e oppressori, vittime e carnefici, invasori e liberatori, per di più ignorando lo spaventoso tributo di sangue pagato dai popoli dell'Unione Sovietica, più di 22 milioni di morti.".
Mobilitiamoci unitariamente per il ritiro della mozione anticomunista
Su “Spazio Comune” è stata promossa una petizione on-line da “Genova che osa” e “Collettivo Edera” per chiedere il ritiro della mozione. Naturalmente anche noi lo chiediamo, e apprezziamo la mobilitazione spontanea degli antifascisti, dei comunisti e degli stessi iscritti al PD o votanti 5 Stelle e Crivello, che hanno costretto con le proteste, i loro “rappresentanti” in consiglio a tornare sui propri passi.
Non possiamo però esimerci dal sottolineare che non ci si può accontentare del percorso istituzionale, poiché in questo caso – ad esempio - con il voto di una semplice maggioranza consiliare si riscrive la storia e la si falsifica in chiave neofascista e anticomunista, nel rispetto delle leggi democratico-borghesi. È indispensabile invece avviare una mobilitazione unitaria di tutte le forze antifasciste con in testa l'ANPI, insieme a quelle genuinamente “democratiche” a partire dalla base sana del PD che esiste, alle altre organizzazioni comuniste e anche semplicemente “costituzionaliste”, con le studentesse e gli studenti, le operaie e gli operai, e naturalmente con tutti i partiti con la falce e il martello per rispondere perentoriamente all'attacco delle destre.
Questa mobilitazione non può rimanere all'interno delle istituzioni, poiché sarebbe inconsistente e perdente; va invece ampliata e portata ovunque vi sia un tentativo simile, senza timori, mettendo da parte le mille diversità che un fronte così largo indubbiamente possiede, ma identificando nel ripristino della verità storica l'unico obiettivo di questo movimento. Un obiettivo comune che renda giustizia e onore non solo all'ideologia comunista di uguaglianza e giustizia sociale, ma anche a tutti coloro che hanno cercato in passato e stanno cercando ancora oggi di costruire un modo senza sfruttamento e senza capitalismo.
17 febbraio 2021