Economia e Finanze
Daniele Franco
È il mastino di Draghi al ministero dell'Economia e delle Finanze.
Nato a Trichiana (Belluno) il 7 giugno 1953, economista di lungo corso con un ottimo curriculum di esperienze maturate presso le massime istituzioni finanziarie e monetarie europee e una carriera professionale tutta interna a Bankitalia di cui è diventato direttore generale il 1° gennaio 2020; Daniele Franco è l’uomo imposto dal premier banchiere e massone Mario Draghi in Via XX Settembre per tenere sotto stretto controllo non solo i conti del Tesoro ma soprattutto la gestione delle centinaia di miliardi del Recovery Fund.
Non a caso Draghi nel suo discorso programmatico al Senato ha già messo le mani avanti sostenendo che il Recovery Plan messo a punto del governo Conte 2 è insufficiente. “Dobbiamo approfondire e completare il Programma di ripresa e resilienza (Pnrr) – ha ammonito Draghi - Dovremo rafforzare il Programma prima di tutto per quanto riguarda gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano. Le missioni del Programma potranno essere rimodulate e riaccorpate”.
Ecco perché il ministero delle Politiche europee è scomparso e “La governance del Programma di ripresa e resilienza è stata incardinata nel Ministero dell’Economia e Finanza” in un'ottica tutta europeista e atlantista.
Del resto, basta dare uno sguardo alle sue numerose pubblicazioni (tutte rigorosamente scientifiche) per capire che il mastino dei conti pubblici di Draghi in Via XX Settembre è un tecnocrate borghese a tutto tondo, unanimemente considerato uno dei pupilli di Mario Draghi, con una profonda conoscenza dei meccanismi che regolano i bilanci dello Stato e della Ue.
Insomma l'uomo giusto al posto giusto per accentrare tutto il potere politico ed economico direttamente nelle mani della grande finanza e dell'Ue imperialista. Un avvenimento che non ha precedenti, nemmeno nei governi Ciampi e Monti.
Non a caso, già ai primi di agosto del 2011 l'allora governatore uscente della Banca d’Italia e governatore in pectore della Bce, Draghi, scelse proprio Franco per scrivere la bozza della famigerata lettera Trichet-Draghi che la Bce inviò poi al governo italiano per imporre una serie di tagli alla spesa pubblica e drastiche misure di risanamento economico immediatamente attuate dal governo Monti e dalla Fornero.
Una stagione di lacrime e sangue per i lavoratori e di lauti profitti per i capitalisti e i pescecani dell'alta finanza che Franco non considera affatto conclusa perché, come ha ribadito nel novembre scorso, intervenendo alla Giornata del risparmio: “restano ancora valide le raccomandazioni della Bce all'Italia sulle riforme: dagli ammortizzatori sociali alla giustizia, dalla Pubblica amministrazione alle pensioni”.
Franco si è laureato in Scienze politiche nel 1977 presso l'Università di Padova, ha conseguito il master in organizzazione aziendale presso il Consorzio Universitario di Organizzazione Aziendale di Padova nel 1978 e il master of Science in economia presso l'Università di York in Gran Bretagna nel 1979.
Lo stesso anno viene assunto in Bankitalia e assegnato al Servizio Studi dove rimane fino al 1994.
Dal 1994 al 1997 Franco è stato anche consigliere economico presso la direzione generale degli affari economici e finanziari della Commissione Europea e in quella veste è stato uno degli artefici principali della politica monetaria della Ue e della transizione verso l’euro.
Rientrato in Via Nazionale, dal 1997 al 2007 è direttore della Direzione Finanza Pubblica del Servizio Studi. Dal 1999 al 2007 presiede anche il gruppo di lavoro di finanza pubblica del Sistema Europeo di Banche Centrali coordinato dalla Bce.
A partire dal 2005 quando il secondo governo Berlusconi indica Draghi come governatore di Bankitalia al posto di Antonio Fazio, travolto dagli scandali dell’estate delle scalate bancarie dei “furbetti del quartierino” Franco diventa uno dei più stretti collaboratori del futuro premier. Nel 2007 Draghi lo nomina capo del Servizio studi di struttura economica e finanziaria e nel 2011 poco prima di lasciare Bankitalia per approdare al vertice della Bce Draghi lo promuove direttore centrale dell’area Ricerca economica e relazioni internazionali. In tale veste Franco rappresenta Bankitalia in comitati e gruppi di lavoro presso organismi internazionali ed è membro dei gruppi di lavoro presso il ministero delle Finanze, il ministero del Tesoro, la presidenza del Consiglio dei ministri e l'ISTAT.
Nominato dal governo Letta, dal 20 maggio 2013 al 19 maggio 2019, Franco è stato anche ragioniere generale dello Stato. Doveva restare solo tre anni alla Ragioneria, invece ha dato il via libera a ben sei finanziarie.
Le coperture dei provvedimenti governativi e l’equilibrio della finanza pubblica sono state e sono tutt'ora le sue due più grandi ossessioni. Tant'è che in più di un'occasione si è rifiutato di “bollinare” provvedimenti senza copertura varati dai governi Berlusconi (abolizione Ici prima casa nel 2011) Renzi (legge di bilancio 2014, bonus bebè e 80 euro) Gentiloni (decreto Milleproroghe) e Conte uno (reddito di cittadinanza) tanto per citare i casi più eclatanti.
"Valutazioni tecnicamente false" le definì Renzi che attaccò molto duramente Franco; mentre Conte, Di Maio, Patuanelli e Casalino su tutti lo additarono come “servitore dei partiti e non dello Stato” e invitarono pubblicamente a non fidarsi del ragioniere dello Stato perché è “il simbolo del tecnocrate con gli occhi rivolti al passato, all’austerità, all’esecrata era Monti”, uno dei “pezzi di merda” che non riuscivano a trovare “10 miliardi del cazzo” per il reddito di cittadinanza.
Mentre ora Renzi, Pd e M5S non si vergognano di sedere tutti insieme nell'ammucchiata di Palazzo Chigi proprio con Draghi, Franco e Salvini.
Franco è stato anche vice direttore generale della Banca d'Italia dal 20 maggio 2019 (D.P.R. del 3 maggio 2019) al 31 dicembre 2019. Membro del direttorio integrato dell'Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS) dal 20 maggio 2019.
Dal 1° gennaio 2020 è anche presidente dell'Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS).
In ambito accademico ha tenuto corsi presso le Università di Bergamo e Trieste, l'Università Cattolica di Milano e la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione. Dal 2000 al 2003 è membro del Consiglio direttivo della Società Italiana di Economia Pubblica.
Tra le sue pubblicazioni non mancano libri in materia di spesa pubblica, sistemi di protezione sociale e regole fiscali europee; ha scritto anche saggi di politica di bilancio, federalismo fiscale, contabilità generazionale, tassazione delle attività finanziarie e distribuzione dei redditi.
Tra il 2000 e il 2018 ha ricevuto varie onoreficenze, tra cui: Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana (2000); Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana (2009); Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana (2017); Cavaliere di gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana (2018).
24 febbraio 2021