Sottosegretario alla presidenza del Consiglio
Roberto Garofoli
Nato a Taranto, 54 anni fa, molfettese di adozione, magistrato da oltre 25 anni, prima penale e dal 2000 al Consiglio di Stato, di cui è presidente di sezione.
Già capo di gabinetto al ministero dell’Economia con Pier Carlo Padoan poi confermato da Giovanni Tria, già segretario generale della presidenza del Consiglio con Enrico Letta e giudice del Consiglio di Stato, Garofoli è unanimemente considerato l'alto funzionario di Stato che meglio conosce i segreti di almeno cinque esecutivi.
La sua esperienza di governo comincia con il Prodi II e prosegue con Berlusconi IV, Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Conte I.
L’ultimo suo ruolo pubblico è stato quello di capo di gabinetto all’Economia, quando il ministro era Giovanni Tria nel primo governo Conte.
La sua uscita di scena avvenne nell’autunno del 2018 quando Garofoli finisce nel mirino della magistratura e dei M5S.
Un articolo del Fatto quotidiano
lo tirava in ballo nello scandalo dello scambio di favori con la Croce Rossa tramite un emendamento da 84 milioni inserito in Finanziaria, per ottenere in cambio una parte di un immobile a Molfetta.
Mentre i Cinquestelle lo attaccavano ferocemente insieme a Daniele Franco (ora ministro dell'Economia e Finanze) culminati con l’audio, reso pubblico, del portavoce di palazzo Chigi Rocco Casalino che minacciava di fare fuori i vertici del Tesoro, colpevoli di non trovare le risorse per il reddito di cittadinanza.
I suoi estimatori parlano di Garofoli soprattutto il suo “efficientismo, rigore, e conoscenza della materia” uomo “dalla memoria fuori dal comune che guarda molto poco gli appunti durante le riunioni” che non si presenta mai in nessun luogo senza aver studiato e ristudiato i dossier propri e altrui e anche per questo molto stimato dal giudice emerito della Corte costituzionale Sabino Cassese.
Garofoli è stato docente alla Luiss ed è autore di nove opere monografiche a tema giuridico, curatore di trattati, manuali e opere collettanee. È direttore della rivista mensile “Neldiritto” (Neldiritto editore), specializzata in opere giuridiche per avvocati e magistrati.
Condirettore della Treccani Giuridica, Garofoli è anche autore del volume giuridico “I tre assi: l’amministrazione tra democratizzazione, efficientismo, responsabilità” scritto insieme all'ex premier socialista Giuliano Amato.
In qualità di esperto di lotta alla corruzione, Garofoli nel 2012 ha preso parte anche a un dibattito organizzato dalla Fondazione Italianieuropei di Massimo D'Alema. Il trait d’union
, raccontano in ambienti dalemiani, era Andrea Pèruzy, già segretario generale della fondazione, ex membro del cda Acea, poi designato in epoca renziana amministratore delegato della società Acquirente unico.
Sempre sul tema del contrasto alle mafie, nel 2014 Garofoli compare anche tra i nomi di un seminario Arel (think tank di area lettiana), accanto a Raffaele Cantone, Nicola Gratteri e Giovanni Maria Flick. E si narra che proprio per via dei buoni rapporti con gli ambienti lettiani, dalemiani e montiani, Garofoli ha ottenuto il suo primo incarico governativo come capo dell’Ufficio legislativo della Farnesina durante il Prodi II e con D’Alema ministro degli Esteri. Con il Berlusconi IV è stato invece componente della Commissione per l’elaborazione del Codice del processo amministrativo, poi capo di gabinetto alla Pubblica Amministrazione sotto il governo Monti e capo di gabinetto al MEF sia con Renzi che col Conte uno.
Anche per questo è significativo il suo ingresso in pompa magna a Palazzo Chigi, con il ruolo chiave di uomo di fiducia del premier banchiere e massone Mario Draghi.
24 febbraio 2021