In difesa del posto di lavoro a Greve in Chianti (Firenze) e Arquata Scrivia (Alessandria)
Mobilitazione nazionale contro la chiusura della Buzzi Unicem
Le istituzioni locali, regionali e nazionali devono attivarsi concretamente affinché nessun posto di lavoro vada perso
SOLIDARIETA’ DEL PMLI CON LE LAVORATRICI E I LAVORATORI IN LOTTA

Redazione di Firenze
Contro la decisione della dirigenza Buzzi Unicem di chiudere il prossimo 31 marzo, data di scadenza del blocco dei licenziamenti, i lavoratori delle fabbriche di Testi (Greve in Chianti, provincia di Firenze) e di Arquata Scrivia (provincia di Alessandria) hanno proclamato lo stato di agitazione e due ore di assemblea in tutti gli stabilimenti italiani del gruppo per il 18 febbraio.
Questa è la risposta di lotta dei lavoratori e delle Segreterie nazionali di FENEAL FILCA e FILLEA e delle Rsu del gruppo. In una nota FILLEA CGIL, FILCA CISL e FENEAL UIL di Firenze denunciano “si tratta di una decisione grave, inaccettabile e ingiustificata, senza ragioni industriali, chiediamo all’azienda di tornare indietro su questa decisione e che subito parta un confronto su un piano sociale per i lavoratori e su come ovviare alle ripercussioni ambientali di una eventuale chiusura”.
La lotta in difesa del posto di lavoro nello stabilimento di Greve (che conta 75 operai più altri dell’indotto fino ad un totale di 120 lavoratori) dura da giugno 2020. In una lettera alla dirigenza Buzzi la Rsu denuncia che l’acquisto del sito produttivo avvenuto nel 2019 aveva il solo scopo di consolidare la loro leadership sul mercato del cemento in Toscana, gestito però con una “strategia pratica” di dismissione. Ed infatti affermano: “come se non fosse già chiaro il destino in serbo per i dipendenti, rientrati a lavoro dopo il lockdown, avete trasferito il nostro direttore di fabbrica in un altro stabilimento senza sostituirlo, dirottato in altri siti produttivi due dei nostri clienti più importanti e, dulcis in fundo, anche se i silos del Clinker sono vuoti, non farete comunque ripartire il forno… Ci sentiamo sbeffeggiati dalla superficialità con la quale state determinando il futuro nostro e delle nostre famiglie.”
Mentre la dirigenza aziendale si spartiva adeguatamente i dividendi ordinari e straordinari distribuiti ai soci a marzo, i lavoratori in cig tramite i decreti emergenza Covid-19 non hanno ricevuto risposta alla loro lettera-denuncia. Non vedendo cambiamenti concreti da parte dell’azienda e i lavoratori hanno coraggiosamente alzato il tiro della lotta in difesa del posto di lavoro organizzandosi in un presidio permanente davanti alla fabbrica iniziato ad ottobre scorso.
In tutti questi mesi molte le attestazioni di solidarietà da parte delle istituzioni locali che giustamente i lavoratori hanno coinvolto e chiamato in causa, le quali però non sono riuscite a concretizzare la volontà dei lavoratori di non perdere il posto di lavoro. Il governatore toscano Eugenio Giani (PD) ha dovuto prendere una posizione, “condivido le preoccupazioni espresse e sono amareggiato per questa scelta”, cogliendo l’occasione per rilanciare la sua visione di cementificazione e di realizzazione delle grandi opere in regione, come a sotto intendere che per gli industriali che vogliono buttarsi su questi progetti c’è spazio, difendendo il Recovery Fund che in realtà salvaguarda i profitti dei padroni più che dei lavoratori.
Eppure Giani conosce bene ad esempio anche la vicenda dei lavoratori della Bekaert di Figline Valdarno, ce la ricorda quella della Buzzi, che ad oggi vivono un futuro incerto nonostante le tante promesse anche dell’ex governatore Enrico Rossi (PD) e dei vari ministri del governo Conte che si sono fatti la passerella mediatico-politica sulle spalle degli operai.
Gli industriali non si preoccupano certo dei lavoratori già duramente impoveriti dalla pandemia e non si fanno scrupoli a chiudere le fabbriche e a spostare i propri capitali lasciando i lavoratori senza occupazione. Questo è il capitalismo.
Noi marxisti-leninisti siamo con le lavoratrici e i lavoratori di Greve in Chianti e di Arquata Scrivia. Occorre mettere in campo tutte le risorse economiche e finanziarie perché nessun lavoratore perda il posto di lavoro e le istituzioni locali, regionali fino a quelle nazionali devono prendersi le loro responsabilità. Dall’altra parte esortiamo le lavoratrici ed i lavoratori e non mollare la lotta e a portare fino in fondo la battaglia.

3 marzo 2021