Intervenendo alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza
Biden: “L'America è tornata. L'Alleanza atlantica è tornata. Manterremo fede all'art. 5, Un attacco a uno è un attacco a tutti”
“La missione approvata dai ministri della Difesa Nato sarà vitale per la lotta in corso contro l'ISIS”. Il capofila dell'imperialismo americano incita gli alleati imperialisti europei a “prepararsi insieme per una competizione strategica di lungo termine con la Cina” e per “affrontare la minaccia della Russia”
Assente nel dibattito al Forum economico mondiale di Davos di fine gennaio tra i grandi leader mondiali, dove aveva lasciato la scena al rivale cinese Xi Jinping, perché ancora impegnato a districarsi nel complicato insediamento alla Casa Bianca, il nuovo presidente americano Joe Biden si è presentato tirato a lucido alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza del 19 febbraio e ha rilanciato i punti principali della sua ricetta per ripristinare la leadership mondiale dell'imperialismo americano.
Alla Conferenza di Monaco ha partecipato da diversi decenni da senatore a vicepresidente, iniziava ricordandolo nel suo intervento in videoconferenza, per ribadire coi colleghi d'oltreoceano anzitutto "l'importanza del partenariato transatlantico". Un legame imperialista da confermare: "parlo oggi come Presidente degli Stati Uniti all'inizio della mia amministrazione e invio un messaggio chiaro al mondo: l'America è tornata. L'alleanza transatlantica è tornata". Ripetuto come un mantra "l'America è tornata" diventa lo slogan di Biden per chiudere la parentesi dei cinque anni di guerra economica e politica condotta da Trump, con diverse intensità, contro nemici dichiarati o amici-concorrenti. A dire il vero non la ritiene del tutto fuori luogo, non solo perché continua a portarla avanti nella sostanza solo con uno stile diverso ma a volte la condivide apertamente come nel caso della richiesta di maggiori contributi economici dei partner della Nato la cui attuazione salutava con favore per il "crescente investimento dell'Europa nelle capacità militari che consentono la nostra difesa condivisa".
Una forte alleanza transatlantica è una solida base per un solido partenariato tra Europa e Stati Uniti, ribadiva BIden, "la pietra angolare" su cui poggerà il lavoro comune per affrontare vecchie e nuove sfide. Ovviamente sotto la guida dell'imperialismo americano "determinato a riconquistare la sua posizione di leadership", precisava Biden, di un paese in grado di "poter affrontare le sfide odierne da una posizione di forza", alla guida di una "rivitalizzata" rete di alleanze e partnership.
La solidarietà atlantica si esplicherebbe anzitutto nel rispetto dell'articolo 5 del Trattato Nato, quello che dichiara che "un attacco a uno è un attacco a tutti" che ricompatta l'imperialismo occidentale dietro e a supporto della macchina militare americana e delle sue aggressioni nelle aree di crisi che la Casa Bianca pretenderebbe passassero impunite, come la prima guerra contro l'Iraq del 1990. Ricordava Biden che l'unica volta che è stato invocato l'articolo 5 "è stato dopo che gli Stati Uniti sono stati attaccati l'11 settembre" del 2001 e aveva spinto l'alleanza a combattere al Qaeda e dare il via all'attacco all'Afghanistan e successivamente all'Iraq, una guerra imperialista seguita da una occupazione dei due paesi che dura ancora.
La guerra al terrorismo, da al Qaeda allo Stato islamico (ISIS, ndr) è diventato un alibi che ha coperto la politica guerrafondaia dell'imperialismo americano degli ultimi venti anni, da Bush a Obama a Trump, e resta l'argomento valido anche per Biden che plaudiva alla decisione del giorno precedente dei ministri della Difesa dei paesi Nato di approvare "una missione di formazione e consulenza notevolmente ampliata in Iraq, che sarà vitale per la lotta in corso contro l'ISIS". "Non possiamo permettere all'ISIS di riaprire e riorganizzarsi", affermava Biden sottolineando l'importanza della presenza e del controllo militare imperialista dell'Iraq da parte di un contingente alla cui guida si è recentemente candidato l'imperialismo italiano. Agli alleati Nato Biden affidava il compito di tenere a bada il ritorno dell'ISIS e stabilizzare il controllo del paese senza dover aumentare la presenza militare delle forze Usa. Forze che potranno attizzare nuovi incendi nella regione, vedi l'attacco aereo del 26 febbraio contro una milizia filo iraniana in Siria, milizia che fa parte della larga coalizione anti ISIS ma non nella cordata imperialista guidata dagli Usa.
Rilanciando il vecchio e ipocrita peana in favore della democrazia borghese, Biden rimetteva l'imperialismo americano alla guida del "mondo libero" contro i "regimi autoritari", contro i principali nemici che sono, nello stesso ordine di Trump, Cina e Russia. "Dobbiamo prepararci insieme per una competizione strategica a lungo termine con la Cina", quella competizione tra le due maggiori potenze imperialiste con in palio il dominio mondiale, avvisava l'alfiere del libero mercato che cercava di camuffare il declino americano e il sorpasso cinese intanto in campo economico solo come frutto di comportamenti scorretti da parte del concorrente socialimperialista cinese.
Verso la Cina Biden chiedeva una compattezza agli alleati, che nel frattempo mandano comunque avanti gli affari con Pechino, per scrivere le regole che "governeranno il progresso della tecnologia e le norme di comportamento nel cyberspazio, nell'intelligenza artificiale, nella biotecnologia", nei nuovi e strategici settori di sviluppo economico dove Pechino potrebbe prendere il largo. Al contrario di Trump che puntava a successi immediati ma effimeri nella ridefinizione degli accordi commerciali a vantaggio degli Usa che lo hanno portato a aprire guerre commerciali e a vincere al massimo la guerra della soia.
Sul piano militare il nemico principale resta ancora l'imperialismo russo e lo scudo torna a essere la compattezza della Nato. "Putin cerca di indebolire l'Europa: il progetto europeo e la nostra Alleanza NATO. Vuole minare l'unità transatlantica e la nostra determinazione, perché è molto più facile per il Cremlino intimidire e minacciare i singoli Stati che negoziare con una comunità transatlantica forte e strettamente unita", ripeteva Biden che verso Mosca rilanciava la pressione militare con due azioni ai confini della rivale, l'apertura di una nuova base di bombardieri B-1 in Norvegia e la definizione della crisi ucraina come "una preoccupazione vitale per l'Europa e gli Stati Uniti", che minaccia di riaprire uno scontro pericoloso nel cuore dell'Europa, contrabbandato come una "difesa della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina" ma che in realtà è uno scontro imperialista tra Washington e Mosca sulla pelle del popolo ucraino.
3 marzo 2021