Sequestrati 70 milioni di euro
Inchiesta sulle mascherine acquistate da Arcuri
Nove indagati per ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio, traffico di influenze, illeciti in materia di responsabilità amministrativa degli enti
L'indagine della Procura della Repubblica di Roma sulle mascherine fabbricate in Cina, acquistate dal commissario Arcuri nella prima fase della pandemia, è giunta a una significativa svolta lo scorso 17 febbraio, quando, su disposizione dei magistrati romani, sono stati sequestrati a Roma e a Milano conti correnti, quote societarie, beni e immobili di lusso, riconducibili a otto indagati e a quattro società - Sunsky srl, Partecipazioni spa, Microproduts it srl e a Guernica srl - per un valore di oltre 70 milioni di euro.
Per il momento sono almeno nove le persone indagate, a vario titolo, per i reati di ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio, traffico di influenze, oltre a svariati illeciti in materia di responsabilità amministrativa degli enti: Mario Benotti, ex consulente alla Presidenza del Consiglio nonché fondatore e vice presidente di Partecipazioni spa, Andrea Vincenzo Tommasi, presidente di Sunsky srl, Antonella Appulo, ex membro dello staff di Graziano Delrio quando era ministro delle Infrastrutture, Daniela Guarnieri, presidente di Partecipazioni spa e amministratore di Microproducts it srl, Jorge Solis San Andres, amministratore effettivo di Guernica srl, Dayanna Andreina Solis Cedeno, amministratore fittizio di Guernica srl, Daniele Guidi, ex amministratore delegato della sammarinese Banca CIS, l'avvocato milanese Georges Fares Khozouzam e Francesca Immacolata Chaouqui, faccendiera già coinvolta nello scandalo Vatileaks.
Il 25 febbraio sono poi finiti ai domiciliari due degli indagati, Mario Benotti e Jorge Solis San Andres.
L'indagine dei magistrati romani riguarda l’acquisto complessivo per 1,25 miliardi commissionato da Arcuri a tre consorzi cinesi – effettuato il 25 marzo, il 6 e il 15 aprile 2020 - di 800 milioni di mascherine, avvenuto attraverso l’intermediazione delle quattro società italiane, e per questa attività le imprese in questione hanno percepito commissioni, transitate per la Repubblica di San Marino con il contributo fondamentale di Daniele Guidi, per decine di milioni di euro dai consorzi cinesi affidatari delle forniture di mascherine chirurgiche nonché delle ben più costose FFP2 e FFP3.
A dirigere l'operazione di intermediazione illecita, secondo la Procura, fu Mario Benotti che - sfruttando la personale conoscenza con Arcuri, spendendo tale amicizia con i consorzi cinesi e presentandosi come stretto collaboratore istituzionale di Arcuri stesso - si fece dare dagli imprenditori asiatici decine di milioni che andarono a vantaggio proprio e delle ditte coinvolte.
Secondo i magistrati romani Benotti e gli altri indagati avevano impiantato, come si legge nel decreto di sequestro, un vero e proprio “comparto organizzato per la conclusione di un lucroso patto (occulto) con una pubblica amministrazione
”, un comitato d’affari, nel quale ognuno dei partecipanti ha messo a servizio del buon esito della complessa trattativa, sotto la supervisione di Benotti, la propria specifica competenza, ricevendone tutti un ingente quanto illecito compenso per l’opera di intermediazione compiuta.
Se Benotti era la mente, Tommasi – secondo i magistrati romani – curava l'aspetto operativo e organizzativo, soprattutto per l'organizzazione dei numerosi voli per l'importazione in Italia di un quantitativo così considerevole di mascherine, compiendo i necessari investimenti, Guidi d'altra parte riceveva a San Marino il denaro dalla Cina, mentre l'importatore equadoregno Jorge Solis San Andres, conoscitore del prodotto, si recava in Cina per verificare la corrispondenza tecnica delle mascherine alla normativa italiana.
Tutto ciò è stato possibile in quanto la legge prevede che, al fine di fronteggiare l’emergenza Covid, l’organo commissariale, per quanto riguarda i contratti di fornitura di mascherine e altri dispositivi di protezione individuale, sia svincolato dall’applicazione dell’ordinaria disciplina in materia di appalti pubblici, con la conseguenza che il commissario può stipulare contratti di approvvigionamento anche in via diretta, senza ricorso a procedure pubbliche.
Se al momento Arcuri non risulta iscritto nel registro degli indagati, d'altra parte l'indagine sui telefoni di Benotti ha accertato che tra quest'ultimo e Arcuri ci sono stati 1280 contatti telefonici tra la fine di gennaio - quando vennero scoperti i primi casi di coronavirus in Italia - e il 6 maggio del 2020, con scambi di telefonate e messaggi quotidiani nei mesi di febbraio, marzo ed aprile, mentre dal 7 maggio 2020 in poi non risultano più contatti tra Benotti e Arcuri, “benché tanto la cordata Benotti/Tommasi quanto Jorge Solis
- scrivono i magistrati romani - abbiano insistentemente ricercato il rapporto con Arcuri, avendo intenzione di proporgli nuovi affari, dai tamponi rapidi ai guanti chirurgici a nuove forniture di mascherine
”.
“È significativa
– continuano i magistrati - la conversazione del 20 ottobre 2020, ore 8.15, che Benotti tiene con Daniela Guarnieri, cui confida la sua frustrazione per essersi, Arcuri, sottratto all’interlocuzione e il timore che ciò potesse ritenersi sintomatico di una notizia riservata su qualcosa che ‘ci sta per arrivare addosso”
.
È evidente che, prima o poi, anche Arcuri dovrà rispondere di questi fatti.
3 marzo 2021