Affari Regionali e autonomie
Mariastella Gelmini (FI)
Mariastella Gelmini è la nuova ministra degli Affari regionali e delle Autonomie del governo guidato da Mario Draghi. Nata a Leno, in provincia di Brescia, il 1 luglio 1973, figlia di un ex-sindaco democristiano, frequenta due licei a Cremona e a Desenzano sul Garda, prima di diplomarsi presso il liceo privato confessionale "Arici", con votazione finale di 50/60.
Ha poi frequentato l'Università degli Studi di Brescia, dove si è laureata in Giurispudenza e ha poi superato l'esame di stato per la professione di avvocato presso la Corte d'Appello di Reggio Calabria nel 2002, dopo aver svolto il primo anno di praticantato a Brescia e il secondo nella stessa città di Reggio Calabria.
Tale spostamento, come spiegò la stessa Gelmini quando la vicenda e le relative pesanti critiche furono note all'inizio della sua folgorante carriera politica, fu motivato dal fatto che a Reggio Calabria c'era una percentuale di esami superati di circa il 90% contro una percentuale di circa il 30% delle città del nord Italia. Non c'è che dire, motivazione perfette per colei che sarà il Ministro dell'istruzione autrice di una delle peggior riforme scolastiche e universitarie della storia della Repubblica.
Si sposa nel 2010 con Giorgio Patelli, immobiliarista bergamasco, già socio della Tecno-Geo e membro del comitato regionale per le valutazioni di impatto ambientale sull'apertura di nuove cave.
Entra in Forza Italia nel 1998, abbracciando idealmente Berlusconi e giurandogli fedeltà, e infatti nello stesso anno si posiziona prima tra gli eletti delle amministrative, ricoprendo la carica di presidente del consiglio del comune di Desenzano del Garda fino al 2000, anno in cui viene sfiduciata per “manifesta incapacità e improduttività politica e organizzativa”, come riportano alcune testate giornalistiche. Motivazioni che però non possono essere confermate dal momento che quella delibera comunale non è mai stata consultabile, fatto che ha suscitato polemiche per l'impossibilità di accedere ad un atto pubblico e una interrogazione parlamentare. Secondo il settimanale L'Espresso
, le critiche più pesanti arrivarono dalla stessa maggioranza, da tre consiglieri di Forza Italia, che parlarono di “inspiegabile attaccamento esclusivo orientato alle cariche”. È tutto dire.
Negli anni successivi Forza Italia la nomina e la fa eleggere praticamente ovunque; dall'assessorato alla Provincia di Brescia, in Regione Lombardia, fino alla Camera dei deputati nel 2006, di pari passo arriva l'escalation anche all'interno di Forza Italia stessa. Per difendere Berlusconi dalle sue numerose pendenze giudiziarie, nel 2006 sempre alla Camera fa parte della giunta per le autorizzazioni a procedere, del comitato parlamentare per i procedimenti di accusa e della II commissione giustizia.
Nel 2008 è stata riconfermata alla Camera dei Deputati per il Popolo della Libertà e diviene Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca nel quarto governo Berlusconi, mettendo a terra la terrificante “Riforma Gelmini” che sarà contestata da centinaia di migliaia di studenti, insegnanti e ricercatori nelle piazze di tutta Italia.
Il suo primo provvedimento sull'istruzione è infatti datato 1º settembre 2008, contenente la riduzione delle ore di insegnamento di storia dell’arte e geografia, la creazione delle classi “pollaio” fino a 35 studenti, il blocco totale del turn over
e delle nuove assunzioni per dieci anni, l’epurazione dai programmi scolastici di alcuni autori meridionali, la reintroduzione del maestro unico, oltre alla proposta avanzata dal ministro di potenziare il sistema italiano di attribuzione dei meriti, ostacolato da “forti disincentivi alla capacità individuale”.
Un provvedimento che provocò la mancata immissione in ruolo di oltre 85.000 docenti precari e che incise pesantemente sui tagli miliardari alla scuola, riassettandola all'insegna del finanziamento autonomo – quindi da sponsor privati – che gettano nelle mani delle aziende anche l'offerta formativa scolastica, sulla scia della riforma del pidiessino Luigi Berlinguer che infatti la difese. In realtà si trattò dell'esecuzione sommaria dell'istruzione pubblica mediante la trasformazione di scuole e università in fondazioni private dirette da pratiche aziendalistiche.
Per non far mancare nulla ad una Scuola “pubblica” solo nel nome e nozionista, utilissima nel regime neofascista, la Gelmini reintrodusse anche il voto di condotta e i voti in decimi anziché i giudizi.
Il 10 novembre dello stesso anno le grinfie del governo Berlusconi azzannano anche l'università, e il nuovo Decreto, firmato ancora Gelmini, provoca ulteriori tagli di docenti, ATA, personale amministrativo e ricercatori, oltre a consegnare di fatto le università a rettori e baroni di prima fascia; il provvedimento – come già accennato - provocò una corposa protesta che dette vita ad una massiccia mobilitazione con manifestazioni in quasi tutte le città italiane alle quali aderirono anche lavoratori di altri settori, operaie e operai solidali con gli studenti e con le studentesse.
La sua incontenibile ignoranza esplose con fragore il 23 settembre 2011 quando affermò: "Alla costruzione del tunnel tra il CERN e i Laboratori nazionali del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento, l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro". Peccato che i due laboratori, l'uno a Ginevra e l'altro sul Gran sasso, siano distanti in linea retta 730 km e non esista ovviamente alcun tunnel.
Nel 2013 allo scioglimento del cartello fascista del Popolo delle Libertà, torna in Forza Italia e continua la sua collezione di nomine e incarichi per mano dello stesso Berlusconi.
Questa carriera all'insegna della fedeltà più assoluta al cavaliere piduista e in odore di mafia Silvio Berlusconi le è valsa la nomina a Ministro senza portafoglio agli Affari Regionali e le autonomie del governo Draghi.
10 marzo 2021